Almeno un bel ricordo del 2017

Cuore
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Dell'anno appena finito mi porto dietro l'immagine della regina Elisabetta che festeggia i settant'anni di matrimonio con Filippo di Edimburgo. È un'emblema per tutte le coppie di lunga data

Proprio non mi abituo al 2018. Continuo a voltarmi indietro, a cercare nell’anno passato almeno un bel ricordo (a parte i discorsi del Papa, che sono sempre un’apertura al meglio dell’uomo, meravigliosa utopia vivente sulla reale parola del Vangelo). Cerco una cosa piccola, domestica, come le nozze d’oro dei nonni. Ed eccola: i 70 anni di matrimonio di Elisabetta e Filippo.

Solidi come le piramidi, stampa con l’ombrellino del tempo che fu. Lei a 25 anni era in Kenia, in missione diplomatica. Nella notte morì suo padre, e si svegliò regina. Giorgio VI era un vero re: quando i nazisti bombardano Londra lui rimane lì con la famiglia, ed Elisabetta corre in strada a soccorrere i feriti. Si innamorò di Filippo a 13 anni. Lui era un bellissimo buontempone in divisa da ufficiale, che correva dietro agli onori e alle gonnelle. Il matrimonio lo combinò suo zio, lord Mounthbatten, che aspirava alla parentela regale, e spinse il nipote a rinunciare alla carriera di play-boy per sposare la regina. Filippo la sposa per calcolo ma si affeziona, anche se in pubblico deve stare due passi dietro di lei, e non è un agnello: ha un carattere impetuoso. La tradisce da subito, una volta sparisce in corciera per 4 mesi. S’è fatto crescere una barba selvaggia da lupo di mare.  E lei, innamorata e spiritosissima, si burla di lui facendosi trovare con una barba finta. C’è l’elemento del gioco fra questi due vecchi compagni di traversata. Lui dice battute atroci, razziste, sessiste, inopportune, che non fanno ridere nessuno- ma lei sì. La regina ne ride. Filippo corteggia apertamente le belle ragazze, anche adesso che è un vecchio venerabile. E la regina sorride: quell’uomo è la sua vacanza dalla razionalità, dalla sua funzione, una specie di fool, di nonsense che la consola dei mostruosi grattacapi che le hanno procurato figlio e nuore, quella spensierata di Sara Ferguson che non riusciva a scendere dalla macchina senza mostrare le mutande in mondovisione, e il duello mortale che ingaggiò con Diana- e vinse.

Ecco, nell’anno trascorso le figurine di questi due sposi hanno una loro nobiltà da antica foto, vedi in loro anche i lontanissimi ricordi, quando appena sposati, poco più che ragazzi, cavalcavano insieme sotto la luna. Guardo la foto della Regina e del Principe Consorte e vedo tutti i compromessi, gli eroismi, i drammi, le volgarità inconfessabili, tutte le tenerezze di un lungo matrimonio, di chiunque, anche di quelli che non vivono in un palazzo di 650 stanze.

 

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