D’amore, corna e poligamia di Vincenzo Policreti

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Una commedia dolce e amara che fa riflettere sul più classico triangolo amoroso

“Ma poi, quanto pesano davvero le corna? Antico assioma le vuole inaccettabili. E infatti in apparenza nessuno le accetta. Però, se si va a guardar bene, non di rado si trova una sottile connivenza tra cornificato e cornificante, connivenza che invano si proverebbe a far comprendere al cornificato, il quale mai e poi mai accetterebbe l’idea di avere, più o meno scientemente, aderito alla propria cornificazione. Una constatazione di tal genere lo priverebbe infatti dell’unico conforto di cui disponga chi, come tradito, è irrimediabilmente perdente: il conforto di essere – almeno – dalla parte della ragione. (…)

Il persistere nella concezione tradizionale di una ragione che, in tutto o in parte, sia comunque opposta a un torto, tende a fissare la situazione in un vicolo cieco dove nessuno è in grado di uscire dalla propria prigione di rabbia o di vergogna o anche di colpa (cosciente o meno). Insomma, il punto chiave di una situazione triangolare non è tanto etico, come generalmente si crede, quanto funzionale: a cosa è servito quel tradimento e perché? Come e perché s’è liberato lo spazio che le corna hanno occupato? E infine e soprattutto: qual è il guadagno secondario che tutti e tre i componenti del triangolo cornifacente ricavano dalla situazione che s’è creata? Finché non si sia capito questo, il problema è di assai difficile soluzione”.

Era settembre inoltrato dello scorso anno e a Farfa, splendido luogo nella Sabina (Rieti), si teneva un bellissimo festival dell’editoria indipendente. Tra incontri e tante tante risate con gente che legge, quindi gente che sa ascoltare, alcuni libri che i coraggiosissimi capitani di imprese quasi impossibili (far resistere una piccola casa editrice nel mare oceanico e in burrasca delle major e della crisi) mi avevano regalato con l’invito delicato (ecco, i Grandi dovrebbero imparare da loro che i libri si porgono, non si lanciano in faccia) a dare uno sguardo, magari a leggere, anche. Ecco, io li avevo messi sulla pila che tutti i lettori compulsivi possiedono e se poi questi lettori fanno anche i giornalisti culturali…è finita. Al massimo ti scopiazzano un pezzo di riassunto dalla copertina, se proprio gli stai simpatico.

Questo romanzo esilarante, intelligente, scritto benissimo, mi è caduto davanti (non dimenticate che la Pasetti è una calamita che attrae il libro giusto al momento giusto) un paio di settimane fa. Divorato in una notte. Sottolineato, calcato, lacrimato anche. Quindi, consigliato. A voi.

Una famiglia, padre madre e figlio politico rampante. La giovane e bella moglie di lui, in attesa di un bimbo. La splendida amante del figlio politico rampante. Il Dottore/psicologo, sullo sfondo.

Un matrimonio giunto alla fine proprio nel momento della sua espressione massima. Il tentativo di non seguire il cuore con l’amante che si rivela essere la donna giusta. La resa. Il figlio politico rampante segue il cuore.

Vi ho detto tutto, spoilerando? In realtà non vi ho detto nulla. Policreti, psicologo clinico e psicoterapeuta, ha messo su una commedia dolce e amara che fa riflettere. Molto.

Parlare di corna non è semplice. Se tradisci con uno schema, una regia, non stai tradendo. Stai tenendo con dei puntelli esterni la tua casa. Per assurdo, ti stai quasi immolando. Vai altrove per portare ossigeno dove manca. E torni a vivere. Rinasci. E, con te, chi ami. Non l’amante, che non conta nulla, è solo un integratore di magnesio e potassio contro crampi e stanchezza.

Se invece ti innamori, no. Non è possibile. Non è possibile restare, non è possibile non morire dentro. Se ami non esistono corna. Solo pugnali. E sono quelli con i quali uccidi te stesso se, per responsabilità, senso di colpa, paura, resti dove non vuoi e dove non sei più.

 

Vincenzo Policreti, D’amore, corna e poligamia, Dalia

 

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