Intrighi di nozze di Antonella Lia

Cuore
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Un ritratto impietoso della famiglia, un romanzo grottesco

“Nel mio romanzo sono le emozioni – positive o negative – a tessere la trama, e come nella realtà umana, ognuno ha i suoi segreti e i suoi – grandi o piccoli – tratti di egoismo, meschinità, prepotenza, avidità, vigliaccheria, perbenismo…e soprattutto ipocrisia. La falsità, la finzione e la doppiezza appartengono generalmente a chi vive per l’apparenza e fa l’infelicità dei figli! In tali famiglie si nega tutto ciò che non risponde a un’immagine di perfezione, s’ignora come sia indispensabile accogliere anche i sentimenti più sgradevoli, per integrarli nel proprio mondo emozionale. Si crede, inoltre, che basta aver procreato per essere immuni da affettività negativa. Si tratta di contesti in cui i genitori sono intoccabili e i figli sono costretti a reprimere i moti del proprio animo”.

Luca e Susy, la storia del loro matrimonio, non ci è nuova. Li abbiamo già incontrati in Inferni Familiari, storie bizzarre di bolge domestiche, il saggio che Antonella Lia (ndr. ne abbiamo parlato proprio lo scorso anno su questo blog), psicologa, sociologa e docente di filosofia, ha pubblicato prima di questo romanzo “grottesco, cinico e trash” come lei stessa lo definisce nell’illuminante Nota che chiude e accompagna la sua ultima fatica.

Siamo a Napoli, una città splendidamente disegnata dalle parole esatte, puntigliose, ricercate – come il contenuto e il fine della narrazione richiedono – siamo in un luogo che tutti possiamo riconoscere nonostante la ‘forzatura’ comica delle icone, siamo in famiglia. Tutto è pronto, o quasi, per il grande giorno. Mammina, babbuccio, le nonne, le amiche, la cagnolina Jessica e una serie di esilaranti comparse, sfilano davanti ai nostri occhi e man mano che le parole scorrono i caratteri teatrali assumono le forme di chi conosciamo: i nostri genitori, i luoghi comuni, la morale bigotta, l’estetica senza etica, le infinite paure e il nodo scorsoio che la società piccola e codina ci stringe intorno al collo.

Antonella Lia ci regala ore di risate sfrontate e di docce fredde paralizzanti. Dalla prima all’ultima pagina la saggezza e la grande esperienza acquisite dall’autrice in decenni di lavoro sul campo in una delle città paradigma della modernità vincolata da blocchi ancestrali, il costrutto sociologico di familismo amorale (Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata, Il Mulino) trova spazio in tutte le dinamiche interne alla famiglia che per (cattiva) abitudine tutti consideriamo non solo normali ma buone e giuste.

“Nella casa della menzogna solo la famiglia conta e per massimizzarne i vantaggi si insegna ai figli a soverchiare gli altri, ad accaparrare e persino a violare la legge. E come scimmie ammaestrate, i figli incettano senza ritegno di tutto e di più – cibo, oggetti superflui, vantaggi, privilegi – sempre a spese degli altri”.

Per capire e riconoscere i sintomi di questa infiammazione dei rapporti familiari che la Lia ha definito genitorialite, vi invito a leggere questo romanzo/saggio e di farlo con gratitudine: la famiglia versa in uno stato poco salutare ma non è impossibile far sì che possa abbandonare antichi retaggi e impari a osservare le regole del rispetto e della libertà.

Antonella Lia, Intrighi di nozze, Nulla Die

 

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