Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Cuore
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In un'immaginaria cittadina del Colorado, conosciamo una coppia straordinaria, indimenticabile. Addie ha perso il marito. Luois ha perso la moglie...

“Dopo la morte di Connie, non facemmo l’amore per un anno. Non gli andava. Quando tornò ad averne voglia, non fu un granché. Era più che altro una cosa fisica, non aveva molto a che fare con l’amore e le emozioni. Dopo un altro anno smettemmo del tutto.

E questo quando successe?

Dieci anni prima che morisse. (…)

Eppure per tutti quegli anni avete continuato a dormire insieme. Non volevate letti separati. 

Immagino che suoni strano. Ma in qualche modo era il poco che ci era rimasto. Non ci sfioravamo mai di notte. Si impara a stare rigorosamente dalla propria parte, senza toccarsi nemmeno per sbaglio. Ti prendi cura dell’altro quando sta male e di giorno fai quello che pensi sia il tuo dovere. Carl mi regalava dei fiori per salvare le apparenze e la gente in città pensava, Che carino. Ma tra noi in segreto c’era sempre questo silenzio. 

Poi lui è morto, disse Louis.

Sì. Ho accudito Carl fino all’ultimo. Era quello che volevo. Ne avevo bisogno. Un po’ stava bene e un po’ stava male, poi una domenica mattina morì, in chiesa. Quindi sì, mi sono presa cura di lui. Non so cos’altro avrei potuto fare. Anche se non è stato un bene per nessuno dei due, abbiamo passato tutto quel tempo insieme. È stata la nostra vita”.

È Harufmania, sì. Vi avevo detto, quando la settimana scorsa vi ho consigliato la Trilogia della pianura, che da Holt è impossibile andare via. Nella immaginaria ma non per questo meno reale cittadina del Colorado creata dal quel genio assoluto della narrativa umanistica che è stato, che è e sarà sempre Kent Haruf, conosciamo una ‘coppia’ straordinaria, indimenticabile.

Addie Moore, i suoi anni quasi al termine, tutta la sua vita alle spalle. Louis Waters, i suoi anni quasi al termine, tutta la sua vita alle spalle.

Un giorno di maggio Addie fa una telefonata a Louis. A separarli, in Cedar Street, solo un isolato. A separarli, il tempo di una proposta. Non indecente. O forse troppo. Addie cammina sotto gli alberi, bussa alla porta di Luois. Entra. Si siede. Lui la guarda, l’ha sempre trovata attraente: non ha più i capelli neri, è un po’ ingrassata, ma è lei. Addie si guarda intorno: la casa ha ancora il tocco delle scelte della moglie di Louis, Diane.

Addie ha perso il marito. Luois ha perso la moglie.

E se dormissimo insieme, la notte? Chiede Addie a Luois. Dormire, parlare. Parlare per tornare a dormire davvero. Sentire una presenza, una vita. Se ti va, dice Addie andando via.

Lo so che state già correndo verso Holt. O verso una libreria. O verso una strepitosa storia d’amore vero. O verso le nostre anime, di notte.

 

Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NNE

 

Confidenze