Pene d’amicizia perdute

Cuore
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Parafrasando Shakespeare, mi piace ricordare una grande amica che ho perso per la mia irruenza di gioventù

Mi perdoni Shakespeare se gli storpio il titolo. È di una grande novantenne, Natalia Aspesi che voglio parlare, in un momento di nostalgia per un’antica amicizia. Natalia fu la prima a scrivere di un mio lavoro, una farsa che era venuta a vedere in un antro di femministe sospettose, commentando «tutto credevo fuorché di ridere».

Allora mi pareva normale che una grande giornalista si accorgesse di una sconosciuta, e di un’operina in cantina. Oggi so quanta generosità intellettuale ci vuole, e com’è raro. Aveva in testa un elmetto di capelli biondi, e sapeva tutto delle donne e degli uomini, con un cinismo benevolo da gatto egizio. Per certe cose aveva 5000 anni.

La amavi dopo mezzo minuto, dopo uno vedevi il mondo come lo vedeva lei, sbilenco, insanabile e comico. Una volta mi disse: «Le donne come me sono destinate a rimanere sole». Se si fidava era generosa, e mi aprì la sua casa, sua madre, il suo gatto.  Sua madre era il divertimento fatto vecchia signora, con una testa da filosofo nel corpo della Fata Smemorina di Cenerentola. Un giorno mi si aggrappò al collo, e disse «Sono stufa di essere vecchia! Sono 50 anni che sono vecchia!» (ai suoi tempi si diventava vecchi a 40).

Per Natalia era il suo fidanzato la sua allegria il suo giudice il suo bambino. Dalla madre capivi la serietà di Natalia, e il suo umorismo. Vivevano insieme per diletto. Non ho più visto una coppia così felice. Poi lei aveva un amore lungo e fortunato, ma fuori di casa, la casa erano loro due e il gatto. Il gatto non mi poteva vedere, soffiava, ringhiava- la sapeva lunga, il gatto. Io per irruenza calpestai tutto questo con veementi dichiarazioni di principio su certe sfumature che oggi mi paiono perfino graziose. Tornare indietro, avere in gioventù un po’ della carità e della delicatezza venute più tardi, quando ho capito che la sincerità non è un machete, e non è neppure LA VERITA’. Il pentimento è impossibile, perché le azioni sono eterne.

Natalia in seguito mi perdonò e continuò a volermi bene, ma non si ricreò mai più quella confidenza. L’ho perduta. Ogni tanto mi ha fatto qualche gesto galante da lontano, che mi è pesato ringraziare. È passato tanto tempo. Come Parsifal il gallese, quando nella casa del Re Pescatore vede passare la coppa del Santo Graal e non la riconosce, l’esilio sarà eterno. Il Graal dell’amicizia passa una volta sola.

Confidenze