Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?

Cuore
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Che rapporto avete con voi stesse? Vi sentite brutte e inadeguate o la star della situazione?

Alzi la mano chi di voi guardandosi allo specchio almeno una volta non si sia sentita brutta e inadeguata, i capelli in disordine, il colorito spento, quella ruga d’espressione in mezzo alla fronte troppo accentuata. Eppure al di là di quanto sia stata genorosa madre natura con noi, molto del nostro successo con gli altri e del nostro appeal sociale dipende proprio da come ci poniamo verso noi stessi, dalla sicurezza che sappiamo sfoggiare e che è frutto di anni di costruzione della propria persona. È questa che fa sentire bellissima e desiderabile la classica bruttina insignificante, o viceversa, inadeguata e impacciata una ragazza decisamente più bella. Se poi ci si fa scudo di questa insicurezza atavica per non intessere nuove relazioni o rinunciare in partenza a nuovi prospect sentimentali, ecco che il quadro è completo.

Ed è quello che trovate magistralmente descritto su Confidenze nella storia vera Brutta raccolta da Elena Vesnaver, dove una donna, di professione medico, ha fatto del suo aspetto fisico mediocre una vera ossessione tanto da pensare che nessun uomo possa davvero interessarsi a lei. E quando finalmente accade che un uomo le fa la corte è lei la prima a tirarsi indietro.

Leggendo questa storia mi sono ritrovata in certi comportamenti rinunciatari della protagonista. Pur non avendo una stima così bassa di me stessa, in passato mi sono sentita tante volte inadeguata alle situazioni che via via mi capitavano di affrontare. Fosse la conferenza stampa all’estero con i colleghi giornalisti, dove già mi vedevo come quella che parla peggio di tutti l’inglese o che non capisce niente di informatica (allora mi occupavo di tecnologie). O la classica festa a cui ogni tanto vi invitano gli amici, ma non quelle dove sai di poter contare su un gruppo di fedeli amiche, quelle dove non conosci nessuno e non sai che giro di gente trovi. Ecco, io in quelle occasioni preferivo declinare l’invito, non mi presentavo proprio, oppure quando mi lanciavo e mi ritrovavo in mezzo a centinaia di persone sconosciute finivo per non allontanarmi mai troppo dal tavolo dei beveraggi e generalmente dopo le quattro chiacchiere di prammatica con qualche altra anima solitaria come me, mi dileguavo stile cenerentola entro la mezzanotte.

Paura di mettersi in gioco con gli altri? Di non piacere, di non essere accettata? Forse, anche, non so. So che questa ritrosia me la porto dietro da sempre e ancora oggi quando non sono al braccio del mio consorte, l’unico che mi fa sentire in un accogliente porto sicuro, se devo affrontare un consesso di sconosciuti mi si secca la gola e mi tremano le gambe. E voi che rapporto avete con voi stesse: vi sentite brutte, inadeguate o le star della situazione?

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