Viviamo appiccicati come pane e Nutella

Cuore
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Da quando viviamo rinchiusi in casa senza possibilità di scampo, tutti noi dobbiamo fare i conti con chi abbiamo accanto. Nel mio caso, per esempio....

Ieri sera nel suo messaggio alla Nazione, il presidente del Consiglio Conte non ha lasciato spazio alla speranza: mettere piede fuori di casa rimane ancora un sogno con data da definirsi. Così, nell’appartamentino dove dal 7 marzo scorso abitiamo rigorosamente in due (nessun invito a cena, zero aperitivi con gli amici e vuoto pneumatico anche sul fronte di eventuali visitine lampo), dopo la conferenza stampa i nostri facciottini erano entrambi sgomenti, seppur per motivi differenti.

Ve lo racconto perché ho appena finito di leggere l’editoriale del direttore Cerco storie d’amore (sul numero di Confidenze in edicola adesso), in cui Angelina racconta come, dopo tanti anni di matrimonio, l’isolamento in coppia (oggi l’ossimoro più diffuso) ha confermato le diversità caratteriali sue e del marito.

A dispetto della loro, la storia con il mio fidanzato è abbastanza recente. Per essere più precisa, mentre l’Italia cominciava a entrare in quarantena, per noi stava iniziando quello straordinario periodo in cui una relazione è in fase di consolidamento, ma ancora piena di tante cose da scoprire insieme con estrema calma.

Tutto questo, però, è rimasto teoria. Nella pratica, infatti, il fulmineo tsunami sanitario quella calma ce l’ha letteralmente strappata di mano. Perché nel monolocale in cui ci siamo trasferiti poco prima dell’emergenza per poter ristrutturare la casa vera, è difficile che qualcosa sfugga. D’altronde, quando ci siamo entrati nessuno avrebbe mai pensato che tutto d’un botto si sarebbe trasformato in una scatola dalla quale ci sarebbe stato vietato uscire. Insomma, di certo non avevamo previsto che il nostro raccolto nido d’amore avrebbe preso le sembianze di un’ angusta prigione.

Morale, adesso siamo qui, appiccicati come la Nutella al pane, con le giornate che ci raccontano continuamente aspetti ancora sconosciuti dei nostri caratteri. E se volete sapere come sta andando, ecco qua.

Quello che salterebbe all’occhio anche del più disattento osservatore (se ci fosse) è che io vivo il distacco dal mondo con una sorta di allegra (anche se non allegrissima) rassegnazione che, però, non viene registrata in lui. Le mie liste della spesa sono stringatissime, mentre le sue potrebbero sfamare un reggimento del Biafra per un paio d’anni. Io starei seduta a tavola il più a lungo possibile e lui, invece, mangia praticamente con la caffettiera già pronta in mano, per accelerare la trafila pranzo-cena.

Detta in questo modo (che, poi, è quello vero) è chiaro che nessuno scommetterebbe una cicca su un nostro futuro insieme quando finalmente libereranno le gabbie. Ma è proprio vero che le apparenze ingannano e che gli opposti si attraggono. Perché alla mattina, appena apro gli occhi e me lo vedo lì, il mio cuore si allarga come una macchia d’olio. Non solo: mi sono accorta che stipare nel frigo tutto quello che porta a casa dal supermercato mi rende felice. E vi dirò che mandare giù l’ultimo boccone di pasta con una sorsata di caffè, come se mi stessi impasticcando, ho scoperto che non è malaccio.

Insomma, anche se la nostra storia non ha tanti anni come quella di Angelina e il marito, anch’io vedo intatte le nostre diversità. Ma ancora di più la voglia pazza di averlo accanto.

Confidenze