70 anni di Roberto D’Agostino

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Anche se in ritardo faccio i miei auguri al demone dell'informazione che con il sito Dagospia è un Saint-Simon dell'era telematica

Ho saputo in ritardo che Roberto D’Agostino ha compiuto 70 anni, e fuori tempo gli mando gli auguri con tutto il mio affetto canino, senza risparmio, a manciate, e dedico un madrigale tardivo a un uomo libero, amico dei suoi amici. Una delle persone con cui mi sono più divertita in gioventù.

Ricordo essenziale, affetto, allegria, ospitalità, maldicenza esilarante, pazze risate. Il madrigale non è solo tardivo ma antico: scritto in un tempo lontano (1989), quando Dago non aveva ancora tatuate sul braccio le Torri Gemelle in fiamme né era sposato con Anna né aveva un figlio, non era un famoso collezionista d’arte né il personaggio più imitato in televisione, né era ancora diventato uno storico del presente inventando  Dagospia. Il sito più popolare, il più visto, il più discusso, il più temuto, audace, divertente, il più pericolosamente vicino alla realtà, letto in tutto il mondo e considerato all’estero fonte essenziale dei fatti italiani.

Roberto D’Agostino è il Saint-Simon cubista dell’era telematica,  Saint-Simon il memorialista, il grande irriverente – che ci tramanda in una scrittura ironica e feroce i fatti della corte del Re Sole, con tre punti di racconto – pettegolezzi, potere, finanza – la triade nella quale D’Agostino svela  il tempo nostro – raccontare è creare.

Ma il ritratto che ora trascrivo non è quello del barbuto demiurgo della dissacrazione, ma di D’Agostino prima che diventasse il démone dell’informazione. Roberto D’Agostino vive a Roma, in una casa lucente come un altare, sconfinata, vuota di mobili ma colma di orologi, occhiali, cinture e mille uno oggetti futili e immortali, infinitesimali tracce del gusto che egli raccoglie, con tenace malinconia di calligrafo, secondo un’estetica che è una fede. D’Agostino è un invincibile bambino e vive circondato di giocattoli. Brivido da Blade Runner quando, nel salone tirato a cera, quest’uomo adulto nella parvenza carica l’orso e il bruco di peluche, che muovendo la bocca, da bobine invisibili raccontano una storia che egli ascolta, spesso, da solo. Uomo in pensiero coi capelli drizzati come per incapacità galvanica a mirare con indifferenza il nostro tempo. Oggi le furie si sono tutte placate- non v’è rimasto che Roberto D’Agostino, coi crini eternamente irti a beffare l’immobilità? ” I hide behind flowers/ That- fading from your vase/ You- unsuspectly/ Feel for me/ Almost a Loneless” (Emily Dickinson)   

 

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