Alle canne preferisco lo spritz

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Bevo poco e non fumo canne. Lo so, sono di una noia mortale, ma sono fatta così

Estate 1978. Mio fratello (allora 12 anni) e io (14) partiamo per la nostra prima vacanza da soli. E quando dico soli non intendo in famiglia in Inghilterra o in un centro-tennis senza i genitori. Soli significa soli e, nonostante la tenera età, padroni della casa, di ogni minuto del nostro tempo, di fare esattamente quello che volevamo.

Vi racconto questo aneddoto per arrivare all’articolo pubblicato su Confidenze in edicola adesso, È libera, ma non innocua il cui soggetto, l’avrete già intuito, è la cannabis.

Nonostante un’adolescenza vissuta senza alcun vincolo (ecco perché facevo riferimento alla vacanza in montagna), di canne io non me ne sono mai fatta. Lasciata libera su tutti i fronti da mamma e papà pieni di fiducia nei figli, in casa nostra esistevano solo due regole da rispettare: niente droghe e voti decenti a scuola.

Avendo molto più da perdere a sgarrare piuttosto che a sballare, sono stata ligia fino ad adesso, a parte un paio di esperienze che mi hanno riportata sulla retta via: spinelli e affini continuano a non fare per me.

Ho fumato la prima volta qualche anno fa, ormai adulta e vaccinata. La serata prometteva bene e un paio di tiri ci stavano. Così, mendicando agli amici la promessa di non dire niente alla mia mamma e ai miei figli (a cui ho confessato tutto io il giorno dopo), ho ricevuto il battesimo della sostanza stupefacente.

Lo ammetto, è stata una figata e quella notte rimarrà negli annali. Ma a rendere tutto magico non è stato certo il fumo. Lo immaginavo, ma per non avere dubbi mi sono data alla droga (così chiamavano anche la più leggera i Di Giorgio senior) una seconda volta. E la mia teoria è stata confermata: per divertirmi non ho bisogno di passare prima dal pusher.

Questo, però, vale per me e pochissimi altri. Il consumo di canne, infatti, è così diffuso da non essere neppure considerato, ormai, un male sociale. Ma se lo posso capire tra i giovanissimi, lo vedo piuttosto ridicolo quando coinvolge gli adulti.

Nessuna critica né accusa, per carità (la libertà di cui ho sempre goduto mi fa pensare che ognuno è libero di fare quello che crede), ma uomini incanutiti e donne non più freschissime che rollano come teenager (fra l’altro con un fare misto tra il complice e il cospiratorio) proprio non li capisco.

Gli interessati potranno dire che sono antica e bacchettona e incasso i loro giudizi senza battere ciglio. Potrei anche rispondere che se parliamo di piaghe sociali sono d’accordo con loro: quella davvero pericolosa è l’alcol. Ma aggiungerei che tra una canna e uno spritz, io (che sono di una noia mortale visto che non bevo neanche) comunque mi farei uno spritz.

La morale? Se fosse vero che il fumo è l’anticamera del buco, io non sono certo a rischio. Ma chi lo sa che un giorno, sul mio comodino, invece di quella dell’acqua non compaia la bottiglia del fernet?

Confidenze