Celentano chi?

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I giovanissimi ignorano chi sia Celentano e non sanno che ascoltare, ballare e cantare le sue canzoni era un progetto di vita, un soffio di rivolta

Stavo giocando con un ragazzino parcheggiato per qualche ora da una coppia di amici, quando in tv è passata l’immagine di Adriano Celentano. «Chi è quel vecchietto?» ha detto il piccolo irriverente. E io «Adriano Celentano». «E chi è Adriano Celentano?».

Mi sono indignata come si sarebbe indignato mio nonno se gli avessero chiesto chi era Giuseppe Garibaldi. Stavo per indottrinarlo severamente, ma in quel momento il padre se lo è venuto a riprendere. Così indottrino le lettrici di Confidenze troppo giovani per avere cognizione del femomeno. Celentano è l’uomo che inventò il sesso, nei lontani anni 60. Che esplosione! Nell’Italia bigotta di allora piombò all’improvviso questo Dioniso con la chitarra, scuotendo le nostre vite di ragazzi che venivano dalla parrocchia.

Era la prima volta che si vedeva un uomo apertamente sexy. Era il nostro Elvis. I suoi fianchi furono un anticipo del ’68  e l’entusiasmo diventò delirio quando a Sanremo cantò voltando le spalle al pubblico, quel diavolo mobile con una vitalità mai veduta. Nel mio paesino umbro era esecrato e temuto da genitori e preti, il parroco ne parlò in una predica in termini di fuoco,  invitando i genitori a buttare i dischi di quel corruttore, ed ebbero l’onore del rogo, perché alcuni gli diedero retta. E ce li passavamo clandestinamente. Ci riconoscevamo fra Celentanidi.

Ascoltare, ballare, canticchiare le canzoni di Adriano Celentano era un progetto di vita, un soffio di rivolta. Andando avanti nel tempo, lo hanno accusato di essere diventato un predicatore televisivo, e un po’ è vero,  ma è un termine riduttivo e un po’ derisorio. In fondo predicatore lo è sempre stato, già “Il ragazzo della via Gluk” era un sermone- profetico, contro la cementificazione che ha creato e crea tante vittime.

Le idee che ha sostenuto sono sacrosante, antinucleare, pacifista, ambientalista, animalista, si può non essere d’accordo? Ma quello che resta folgorante furono i suoi inizi, quando nella grande lotteria della fama si poteva vincere e irrompere sulla scena con la forza della personalità e dell’arte. Quando non c’erano ancora i Talent, che hanno colonizzato la musica, ed è quasi impossibile oggi che un bravo cantante ce la faccia senza passare dalla De Filippi. Come tutti i vecchi rimpiango i miei tempi, perché erano più liberi. Rimpiango” Il tuo bacio è come un rock”, “Impazzivo per te”, “24000 baci”

Rimpiango il primo Celentano, quando ancora si aveva il diritto di essere giovani, prima che i giovani fossero costretti ad emigrare per sopravvivere.

 

 

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