Fax da Sarajevo di Joe Kubert

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1992, cronaca di una guerra dimenticata. Un fumetto che è un grande momento di ascolto da regalare ai vostri figli

“Cari Muriel e Joe, ho appena ricevuto una telefonata da Sarajevo. Non da Ervin, ma da una donna che diceva che Ervin aveva trovato un altro rifugio a circa un chilometro da casa sua, che è stata distrutta oggi. Non ha né fax, né telefono. Non rimane nient’altro da fare che pregare di rivederlo un giorno, in vita. Questa situazione è un po’ come quella del ghetto di Varsavia. Abbattuto pezzo dopo pezzo”.

Il Joe destinatario di questo fax è Joe Kubert, insieme a Will Eisner uno dei più grandi del fumetto non solo americano (ha illustrato Batman e Flash e creato la fisicità di Tor) ma mondiale. Sua è l’unica scuola riconosciuta negli Stati Uniti e non solo di supereroi ha narrato la sua mano sapiente. Il fumetto di guerra è stata una sua grande peculiarità, arma di denuncia e riflessione dalle infinite sfaccettature. Nato a Brooklyn da genitori polacchi di origine ebraica emigrati prima dell’occupazione nazista, Kubert non ha mai dimenticato la Storia che non ha vissuto in prima persona ma che ha sempre avvertito come parte del proprio Destino artistico: disegna quello che i giornali non possono raccontare, disegna quello che le angolazioni fotografiche e le riprese televisive non possono cogliere. Disegna l’orrore e racconta quello che davvero serve per chi distoglie lo sguardo e il pensiero, il prima e il dopo, il senso delle singole vite. Fax a Sarajevo è un esempio di virtuosismo unico. Kubert è riuscito a dare voce ad una città, ad una nuova nazione, ad un genocidio, restando in contatto via fax con Ervin Rustemagic, agente artistico conosciuto in tempi di ‘pace’. Gli anni di una guerra che abbiamo avuto a pochi passi da casa nostra e che rappresenta ancora oggi una delle più grandi cadute della diplomazia del pianeta ci arrivano addosso: Ervin, sua moglie Edina e i due figli, Maja e Edvin, la loro paura, le loro notti passate abbracciati nel bagno cieco con la speranza di sentire ogni sibilo, ogni boato. Se lo senti è passato, sei fuori raggio. Sei salvo. Le feste di compleanno con torte senza zucchero e senza uova, i tentativi di fuga, la casa distrutta. Millenovecentonovantadue. La mattanza quotidiana. Per noi un servizio al telegiornale, nulla di più. La famiglia di Ervin si è salvata. La fuga in Slovenia è riuscita. Kubert ci ha consegnato un documento straordinario, un giornalismo reale, mai gridato, mai spietato, mai un passo indietro. La guerra vista non attraverso le immagini militari ma attraverso quello che deve continuare a svolgersi, nel terrore: la vita. L’amore. Il lavoro. Le abitudini. L’amicizia. Il rischio. Il fiato sospeso. Il cuore che sembra esploderti nelle orecchie più forte di ogni granata, arriva al torace, penetra ovunque. Regalate questo momento di ascolto ai vostri figli affinché sappiano che la ferocia non si è fermata mai, nel mondo. Regalate loro la commozione delle ultime pagine. Quando il fumetto finisce e si fa un salto avanti nel tempo. Arrivano i volti veri. Fotografie. La laurea di Edvin nel 2012. Il matrimonio di Maja. Li avevamo visti tra le fiamme. Li vediamo felici, oggi. E non si può fare a meno di amarli intensamente.

Joe Kubert, Fax da Sarajevo, Alessandro Editore

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