Fossero solo gli occhiali, il problema

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Per alcune dover mettere gli occhiali da vista è un segnale di vecchiaia. Per me che li porto da una vita, invece, i sintomi sono ben altri. Tipo...

Over 50: è ora di pensare agli occhi è il titolo di un articolo che trovate su Confidenze in edicola adesso. Ma anche uno dei pochissimi consigli dedicati a chi si incammina verso la terza età di cui me ne faccio un baffo, nonostante ormai sia ben over 50.

Attenzione: non è che alla mia età abbia ancora una vista da falchetto, no. Semplicemente, il fastidio di dover infilare gli occhiali anche solo per vedere sul display chi diavolo mi stia telefonando l’ho già superato da un bel pezzo. Perché li porto fissi da una vita.

Se questo mi rende immune dall’intrattenere la gente sull’improvviso calo di diottrie, però, non mi salva dal tediarla con i mille altri segnali che il corpo mi lancia puntuale per ricordarmi il passare del tempo.

Il primo è il collo costantemente dolorante. Al punto che di notte mi sveglio per cambiare posizione e, visto che non sono più una giovanotta, ecco che si palesa il secondo segnale: per riprendere sonno impiego un sacco, quando mi bastava vedere un letto per cadere in catalessi.

Sempre per rimanere in tema dormiente, vorrei toccare l’argomento del rimettermi in sesto dopo una serata di bagordi. Sottolineando innanzitutto che se una volta tirare l’alba non mi sconvolgeva, adesso il problema quasi non sussiste, poiché è rarissimo che mi capiti: da un po’ le cene con gli amici non finiscono mai oltre le 23 in punto. E fin qui ci può stare. Il tragico è che più o meno lo stesso orario è previsto per le feste. Le nostre, ormai, sembrano i party di Cenerentola, dove dopo la mezzanotte al massimo rimane una scarpa. Non persa, ma dimenticata da qualcuno che durante la serata se l’è tolta perché aveva i piedi gonfi.

A proposito di dimenticanze, qui raggiungiamo lo sfacelo. Se negli anni scorsi la consueta telefonata con le amiche durava un botto per la quantità di cose da raccontarci, adesso ci tiene comunque a lungo con lo smartphone appiccicato all’orecchio (anche l’udito fa le bizze). Ma il dialogo è del tipo: «Cosa stavo dicendo?……Ah, già, sai che?….. Che?…. Chi era quella di cui stavamo parlando?…… Quando?………. Maddai, uffa, prima no?….. O l’altro giorno?……..».

Il bello (???) è che dall’altra parte non arriva più il minimo aiutino, anzi. «Ma chi?….. Cos’è che mi hai detto?….. Quand’è che me l’hai detto?…….. Guarda che non me l’hai mai detto!!!……..» e via di seguito. Per la noia mortale di un’eventuale spia obbligata a tenere i nostri telefoni sotto controllo. La quale, dopo una chiamata del genere, non c’è da stupirsi se decidesse di cambiare lavoro.

Insomma, anche se non siamo ancora decrepite, noi over 50 (ahinoi) dobbiamo iniziare a fare i conti con il fisico che dà i primi sintomi di stanchezza (lascio perdere rughe e cedimenti, altrimenti mi metto a piangere). Mangiando leggero dopo una cena mappazza. Telefonando solo da posti silenziosi (il brusio intorno impedisce ogni comunicazione). Andando a letto con le galline dopo aver ingurgitato quintali di integratori anti-tutto. E chi non porta ancora gli occhiali, fissando un esame della vista. Che, scusate se ve lo dico, è facile che non andrà alla grandissima!

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