Furti e ludopatie

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In un Paese dove l'unico lavoro sicuro è rubare i furti e il gioco d'azzardo sono ancora il male minore, a confronto di chi specula in Borsa

Si parla molto delle truffe col bancomat, “stai attenta, quando paghi col bancomat fallo sempre di spalle, c’è gente specializzata nel leggere il numero dal movimento delle dita…”.

Ma forse le truffe non sono la cosa peggiore. Ti derubano, ma almeno nessuno ti mette le mani addosso. Io, con la disperazione che c’è in giro, e la conseguente delinquenza, inclino alla paranoia, e quando ritiro i soldi col bancomat ogni volta mi meraviglio che non mi diano una botta in testa per prendermi i contanti. E ogni volta mi sento graziata, e vado via tutta contenta, come una che l’ha scampata bella.  Con questa che chiamano crisi e questa povertà, in un Paese dove l’unico lavoro sicuro è rubare, secondo me ritirare i soldi in pace è già una circostanza miracolosa. Adesso se qualcuno ti scippa c’è caso che nemmeno lo arrestino più, essendo fra i reati depenalizzati.

Uno strano Paese il nostro. Essendo incapace di fare una riforma della giustizia, depenna il reato. E incapace di una riforma delle carceri, indecenti quanto insufficienti,  evita di imprigionare  chi viola la legge: molto più semplice. Per lo Stato. Per i cittadini un po’ meno.

La rapina non è reato, purché il rapinatore sia disarmato. E le mani non sono un’arma? Se una persona debole incontra un palestrato, le mani non sono armi d’offesa?

No, ci vogliono il coltello o la pistola, perché la legge lo persegua. Però il danneggiato può sporgere querela. Se ha i mezzi per farlo. Se no…sono fatti suoi.

Un’altra truffa è il gioco d’azzardo: il giocatore perde sempre. Specie se compulsivo. In questo caso poi diventa una malattia, riconosciuta dalla legge. Hanno assolto una donna che ha rubato 3.500 euro alle persone nella cui casa viveva e lavorava, perché essendo ludopatica, è stata giudicata non in grado di intendere e di volere. Da una parte sarebbe quasi giusto essere indulgenti coi ludopatici, visto che il mondo sta morendo di fame per i giochi delle borse (si dice proprio “giocare in borsa”, e le fiches sono le vite di tutti noi), quindi, se si punisse chi fa il furtarello per buttarlo sulle slot-machines, cosa bisognerebbe fare ai grandi finanzieri che giocano in borsa coi nostri soldi, rovinando le nazioni?

Meglio il nobile gioco del poker, basato sul fascino di un rischio personale. Mio padre, nel circolo del nostro piccolo paese, era un campione. Quando era già vecchio i giovani venivano a sfidarlo, e lui vinceva sempre. Uno che c’era rimasto proprio male, gli disse «Ma come hai fatto?». E lui, con il suo sguardo da Bogart, lo scruta e gli fa «Lei è troppo bello per giocare a poker».

 

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