Grazie, Audrey

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A venticinque anni dalla scomparsa, un libro di Margherita Lamesta Krebel, celebra Audrey Hepburn, la diva passata alla storia per la sua grazia e innocenza

Quando apparve al cinema, Audrey Hepburn diventò la patrona delle magroline col seno piatto, finora  fuorilegge – allora andavano quelle splendide mucche come Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Marisa Allasio, Silvana Pampanini…bellezze irruente e carrozzatissime (unica eccezione, la bellissima Elsa Martinelli, un cerbiatto).  Audrey Hepburn rovesciò il canone. Allora si poteva non avere la quinta di reggiseno!

Audrey aveva il dono più importante per una diva: faceva innamorare. Per la sua grazia, la sua innocenza. Non a caso fu la fanciulla Natasha in “Guerra e pace”, così seducente da fare innamorare il principe Andreji solo col suono della sua voce, udita da una finestra aperta in una notte di luna. Fascino e innocenza erano accompagnate da un talento inedito. Vinse subito il primo Oscar con “Vacanze romane”. Il suo partner, Gregory Peck (l’uomo più bello del mondo, attore immenso) capì subito l’eccezionalità della sua interpretazione, e pretese che il nome di lei, un’esordiente, fosse scritto grande come il suo, star mondiale, perché, disse, questa ragazza vincerà l’Oscar, e che figura ci faccio io se appaio più grande?

Ci aveva visto lungo. Nella vita Audrey era un gigante dell’onestà. Un solo episodio la disegna tutta: quando le offrirono di portare al cinema “My fair lady”, che era stato il grande successo teatrale di Julie Andrews, lei disse: «No, lo deve interpretare lei, è suo». E solo quando seppe che, dopo il suo rifiuto, la parte non sarebbe in nessun caso stata affidata alla Andrews, accettò di farlo.

Nata in Belgio da madre olandese e padre inglese, Audrey era una ragazza cosmopolita, che aveva passato i terrori del nazismo, e per le conseguenze fisiche delle privazioni subite, aveva dovuto rinunciare a fare la ballerina. Poi, per amore, al colmo del successo, si innamorò del dottor Dotti, si sposarono, e lei si dedicò alla famiglia, ai figli, agli amici…alla vita.

È uscito un bel libro su di lei, accuratissimo e ispirato, di Margherita Lamesta Krebel, Audrey Hepburn (ed. Tabula fati), che consiglio appassionatamente. Chiudo con un suo brano : “Audrey Hepburn con immutata naturalezza ha dimostrato di non essere solo grandi occhi, piccoli abiti e adorabile fragilità.  Il suo segreto consisteva nell’offrirsi nuda a innumerevoli travestimenti, nell’accogliere le più svariate identità senza assumerne nessuna, testimoniando attraverso ognuna la sua grande personalità e il suo singolare, raffinatissimo talento”. Audrey era il segreto, Audrey era il mistero.

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