Il cantar del mio Gassman

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Ho visto il film di Fabrizio Corallo: Sono Gassman! Sarebbe un documentario, ma in realtà è un cantare cavalleresco le gesta di un grande eroe

Nel film di Fabrizio Corallo su Vittorio Gassman, Sono Gassman! già dal titolo il personaggio irrompe vivo,  fragile e infrangibile, cinico e amante, tormentato e lieve, genio e bambino, attore che sa prendere ogni forma, una metamorfosi vivente.

Alla festa del cinema di Roma il lavoro è stato accolto dall’applauso interminabile di un pubblico sedotto. Tecnicamente sarebbe un documentario, ma è più un cantare cavalleresco- Il Cantar del mio Vittorio invece del Cantar del mio Cid, con un eroe che vince anche quando perde, che dalla scena può tutto su di te, farti innamorare, farti ridere, strapparti il cuore.

Renzo Arbore ha detto del film: “Scritto con ammirazione infinita, ma in punta di piedi” (Intervista a Dagospia). Vediamo Gassman da quando è un ragazzo troppo bello, troppo alto, troppo dotato, un asso nello sport e negli studi. È timido coi compagni, non sa ancora bene dove mettere quel suo grande corpo. La madre gli fa fare sport perché acquisti sicurezza, ma non basta: decide che solo il palcoscenico lo salverà dall’insicurezza. Eccolo all’Accademia d’arte drammatica. Impacciato, ma per poco. È un prodigio della recitazione e della memoria questo bel titano, che rivoluziona scandalosamente l’interpretazione dei classici. Al primo film si innamora dell’attrice, Nora Ricci, nasce la prima figlia, e da lì un altro amore irresistibile con l’attrice americana Shelley Winters, fa un’altra figlia, è inquieto, si innamora ancora, ancora finisce, finché incontra la donna che non lascerà più, Diletta D’Andrea.

Fra le scene più toccanti del film di Corallo c’è quella di un Gassmann invecchiato e bellissimo, al Festival del cinema di Venezia, che ritira il Leone alla carriera, e lo dedica alla moglie come sua salvezza.

La vicenda artistica di Gassman è fra le più coraggiose e gloriose del mondo, piena di rischio, di grandi amicizie, di disciplina, di gioco. Oggi Gassmann è nella storia del cinema come attore tragico e comico, ma allora, quando era considerato solo tragico, fu uno scandalo che si scoprisse grandissimo clown. Tutti correvano a vederlo, divenne un eroe popolare (le sue battute ne L’Armata Brancaleone sono rimaste nel linguaggio, ripetute oggi anche da chi non ha mai visto il film). Davanti a noi scorrono i tempi meravigliosi, quando un Gassman incontrava registi come Risi, Monicelli, Scola, scrittori come Age, Scarpelli, Flaiano.…E comprimari della statura di Ugo Tognazzi, Nino Manfredi,  Giancarlo Giannini, Alberto Sordi. Con pazienza di monaco ispirato, Corallo ha raccolto frammenti infinitesimali della storia di Gassmann, dove egli svela quale magico aiuto siano stati per lui i ruoli comici. Io mi sono odioso, e così riesco simpatico a me stesso. È un film su Gassman, è un film sull’amore.

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