Il contrario di depressione è espressione

Mondo
Ascolta la storia

È così popolare questa parola senza sfumature, che se ne servono come scusa sociale anche quelli che depressi non sono. Ma io l'ho sperimentata e vi dico come l'ho vinta

Mi ricordo  le voci di quando ero bambina, che si parlava dei paesani:  Come sta Giulio, che non lo vedo più?- Eh sta male, la moglie l’ha lasciato, non si da pace-.  E Antonio? Si sta rovinando al gioco, si odia perché non riesce a smettere.  E la Dina? Ha avuto una crisi religiosa. Lei prima si sentiva protetta da Dio, adesso non crede più, è disperata.

Allora i dolori avevano ancora un nome. C’era già il mal di vita, c’è sempre stato, persone che perdevano il gusto di vivere senza motivi visibili. Ma oggi: – Come sta Giulio?- È depresso- E Antonio?- È depresso.

È depressa anche la Dina. Nessuno chiede perché, davanti a quella parola che non esprime niente. E le tempeste umane, i fallimenti, i grandi vizi, i dubbi, vengono annientati, e chiamati in blocco Depressione. Ora il dramma umano viene trattato come una malattia, e si cura con la chimica. Chi sa di medicina mi avverte però che esiste proprio una malattia chiamata depressione, quando vanno via tutti gli stimoli, non sai reagire, ti senti sconfitto in partenza, non te ne importa più di niente, ti offri al nulla, e ti abbandoni alla pulsione di morte. Vi saranno sicuramente agenti chimici e processi clinici nei casi di depressione fisiologica, ma non questa epidemia, ottenuta azzerando le passioni umane in un solo termine. Depresso? Che vuol dire?

Suggerisce qualcuno che dall’alto ti schiacci con un coperchio. Ma quel coperchio è la condizione umana, e ha tante declinazioni quanti uomini al mondo. Come al mio paese, nella tragedia greca non si aveva timore di chiamare i mali umani col loro nome, paura, odio, smania di potere, amore, rimorso. Ora non siamo più disperati, siamo depressi, tutti uguali. Due illustri psicanalisti, Umberto Silva e Sonia Ferro, hanno fatto studi importanti sulla depressione, e scrivono “La depressione è il sintomo, non il male”. È così popolare questa parola senza sfumature, che se ne servono come scusa sociale anche quelli che depressi non sono. Un alibi del nostro tempo.

Ricordo un amico che mi aveva fatto un torto orrendo, e poi mi disse «Scusami, sai, ero depresso, trattavo tutti allo stesso modo». Allora sì che mi sono offesa. Ma come? Mi hai danneggiato senza scrupoli ,almeno fammi l’onore di dedicare quelle cattiverie proprio a me, almeno riconoscimi un’identità. Ma a parte questa piccola derivazione furbesca, credo che su 100 depressi ci siano 90 schiavi che non hanno il coraggio e la libertà di dire:« lo non sono depresso, io vado a letto con una che non mi piace, non dico mai quello che penso, faccio un lavoro che detesto, sono vile, debole, non amato …e dovrei essere pure felice?».

E magari nella consapevolezza intravedere un’immagine di sé più eroica più affascinante a se stessi, e azzardare una metamorfosi .

Nota personale- Ho provato la depressione per poche settimane a 19 anni dopo un lungo viaggio negli Stati Uniti. Entusiasta di viverfino a quel momento, di colpo più nulla ebbe più interesse per me. Tutto era uguale. Inutile. Assente. Persone, eventi, scrittura. C’era solo il mio tedio di vivere. Non c’era più trasfigurazione intuizione, le cose erano solo cose.

Una noia dello spirito, il vuoto piatto, il limbo senza le gioie dell’inferno. E ho pensato se dev’essere così, mi uccido”. Durò poco. Senza che lo volessi, semplicemente, quasi d’un tratto tornò il sentire. Come quando il motore riparte, e si va. ricominciai a scrivere. E avevo l’impressione rientrando nella vita, di tornare dal regno dei morti.

Il contrario di depressione è espressione.

 

Confidenze