La felicità sul comodino

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Un testo anticonformista, un vademecum su come essere felici e un elogio al buonismo

Oggi tutti spacciano felicità. È facilissimo ottenerla: se comperi quel cellulare, quel dentifricio, quella macchina, quella vacanza, quel farmaco, quella Jacuzzi, quello psicologo quel chirurgo plastico, eccoti appagato. E noi ci crediamo, e siamo convinti che la felicità sia un diritto e ci spetti senza sforzo.

La felicità del possesso, della moltiplicazione, dell’illusione di essere il centro del mondo. Ed ecco un libro controcorrente che parla di un’altra felicità, La felicità sul comodino di Alberto Simone (Tea editore), un testo anticonformista e benedetto, che ci dà consigli semplici e inaspettati, ribaltando la prospettiva. L’autore ha la sindrome di Braccobaldo – il cane di un antico cartoon – ovvero non può fare a meno di condividere la sua felicità – la felicità di avere scoperto come si faSe l’idea di essere  felici non vi spaventa, non vi scandalizza e non è contraria alla vostra religione, il primo passo è prendere una decisione, qui e ora. Dovrete stipulare con voi stessi un contratto e comprendere che nulla in questo mondo può essere raggiunto senza il vostro impegno. (…) Se vuoi trovare una ragione per essere infelice, non hai che da scegliere (…) Ogni giorno sarai potenzialmente offeso, ferito, frustrato, scoraggiato (…) Abbandona l’illusione che la felicità arrivi automaticamente quando questo o quel problema sarà risolto (…) Comincia a rieducare la tua mente accogliendo anche la più piccola ragione di gioia (…) Allena il tuo nuovo cuore alla gratitudine per quanto di buono c’è nella tua vita, per il semplice fatto di essere vivo (…) Penso che la felicità sia vivere nella gratitudine, non per qualcosa in particolare, per la vita stessa. E guai a snaturarci per essere accettati dagli altri, allontanandoci da ciò che siamo. In un processo che diviene un vero e proprio baratto, cediamo la nostra vera identità sostituendola con un’altra, e (…) ci ritroviamo con un partner sbagliato, a fare un lavoro che non ci piace, a riconoscere come “autentici” valori che non ci rappresentano affatto. Ma se saremo sinceri, riconoscendo i nostri limiti e mostrando anche le nostre fragilità, forse rischieremo qualche rifiuto, solo da chi non ci ama per quello che siamo (…)  ma troveremo nuovi amici e la vita ci apparirà più bella, facile e generosa.

Questo soavissimo e ridente libro sulla felicità è vitale perché lo ha scritto un uomo che si sottrae alla cupa morale della sopraffazione, e ha imparato sul campo che la bontà conviene  alla salute e all’intelletto, alla faccia della parola“ buonismo” nata per screditarla, e ci riporta al grande bene perduto che nessuno psicologo potrà mai ridarci: la coscienza.

Questo piccolo libro (fisicamente piccolo, discreto, gentile) ci spinge all’invenzione, al sogno, al coraggio. Grazie!

 

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