Le armi nascoste della manipolazione di Christophe Carré

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Molte sono le gradazioni del manipolare e poche le sue ricadute estreme sulla "vittima". Questo saggio ci insegna a riconoscerle.

“Si è detto davvero di tutto, anche a sproposito, sulla manipolazione, tanto che la parola sembra ormai definitivamente viziata da una connotazione perversa e machiavellica; in realtà tutti manipolano tutti, continuamente, senza peraltro essere pericolosi psicopatici. La manipolazione non è una malattia e, in una certa misura, può essere un segno di intelligenza, preferibile alla violenza o alla coercizione. (…)

(Guardatevi soprattutto dal) narcisista perverso. Ha molte frecce al suo arco e cambia tattica con sorprendente facilità. All’inizio della relazione di solito è molto amabile: una persona brillante, attraente, alla quale rivolgersi senza esitazioni. Ma quando la vittima cade sotto il suo dominio, alterna in modo freddo e razionale alcune tecniche di seduzione ad altre di destabilizzazione: attacca, denigra e poi colpevolizza. Il tutto, completamente al riparo dal mondo esterno, davanti al quale terrà a mantenere l’apparenza di persona irreprensibile. Il narcisista perverso applica una serie di strategie e tattiche, dove le principali sono la seduzione, la menzogna, la dissimulazione, l’allusione, l’insinuazione, l’umiliazione e tutto ciò che ne deriva: critica pubblica bonaria, calunnia, maltrattamento verbale, denigrazione sistematica, rifiuto della comunicazione, dipendenza affettiva, induzione (metodo che consiste nel provocare o inibire le azioni o emozioni della vittima), ingiunzioni paradossali, isolamento e così via”.

Christophe Carrè non è uno psicologo e neanche uno psichiatra o un sociologo. È, si legge nella sua presentazione in seconda di copertina, mediatore professionale e coach, dottore in scienze della comunicazione e dell’informazione, specialista nella soluzione dei conflitti e delle disfunzioni relazionali. Perché sottolineo questo? Perché spesso le chiavi per comprendere meglio qualcosa che ci accade non ci provengono dagli esperti con E maiuscola o laureata ma da chi a quel fenomeno dedica un’attenzione multidisciplinare e soprattutto tanta osservazione.

La manipolazione è propria del comunicare. Tutti in maniera più o meno penetrante mettiamo in opera atteggiamenti e comportamenti atti al raggiungimento di soddisfazioni personali. Molte sono però le gradazioni del manipolare e poche le sue ricadute estreme sulla ‘vittima’. Esistono addirittura forme benevole che portano al miglioramento della vita di chi la subisce (in questo caso sarebbe meglio dire ‘riceve’). Numerose sono quelle che agiscono solo su alcuni aspetti della nostra esistenza (la manipolazione di un venditore, di un datore di lavoro, di un figlio capriccioso, di un’amica viziata) e sono forme, queste, dalle quali è semplice tirarsi fuori senza che lascino traccia o segni dolorosi.

Nella citazione ho scelto la definizione di narcisista perverso perché la manipolazione più deleteria è ovviamente quella che tocca la sfera emotivo/sentimentale. Quanti di noi si sono fidati di chi sembrava davvero (in realtà solo all’inizio) stravedere per la nostra persona e poi si è dimostrato invece un attore diabolico? Quanti di noi sono caduti tra le braccia di burro di un vampiro tossico?

Carré ci dice qualcosa di importante. Essere ‘vittime’ di queste figure non vuol dire essere deboli o senza carattere. Ci dice che non siamo noi a dover provare vergogna ma chi non ha Anima, chi non ha Cuore ma solo una Disperazione che serpeggia viscida e imprendibile nel suo scheletro vuoto. Ci dice che essere in grado di provare sentimenti, dare fiducia, è sempre una vittoria. E che riconoscere quando è il momento di dire ‘non sono sconfitta, sono salva’ non è solo un traguardo ma il gradino più alto del podio.

Prendete quello che resta di voi (e cioè tutto) e uscite a brindare alla vita. È vostra, intera.

 

Christophe Carré, Le armi nascoste della manipolazione, Feltrinelli

 

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