L’estate di Piera di Simi e Degli Esposti

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Un omicidio da tenere segreto, un'attrice di teatro che vede l'assassino. Un nero scritto a quattro mani

“È il tempo che sbriciola gli slanci e fa giustizia delle nobili intenzioni”.

Il primo palcoscenico è Piazza Navona. Roma, stagione calda. Alex, assistente di un senatore esperto in leggi sulla grandezza delle vongole anche dette paparazze, uccide Chiara. Si sono appena conosciuti in un locale, hanno bevuto qualcosa insieme, hanno reso omaggio a biancaneve dividendosene una porzione di ottima qualità. Ad Alex, da anni fidanzato con la dolce ed elegante Elisabetta, non sembra vero: Chiara lo ha abbordato, ha bevuto e si è ‘fatta’ con lui, e adesso lo precede all’interno del palazzo dove ha sede il B&B in cui soggiorna. Chiara è bellissima. Chiara è disponibile. Alex lo sfigato, il sottopagato, lo sfruttato, il fidanzato, si scatena. Alex, adesso, è un toro. Solo un errore, la musica è troppo forte, i gesti di Chiara sono quasi invisibili, lui è dietro e lei in ginocchio davanti, lui è forte. Sempre più forte. E Chiara cade a terra, sfinita. Con gli occhi spalancati. La bocca aperta e la lingua fra i denti. Chiara è troppo sfinita, pensa Alex. Questa lingua non è molto sensuale, pensa ancora. Chiara? Chiara! Niente, c’è scappato il morto.

Piera, la famosissima Piera Drago, vuole portare Riccardo III in scena, il secondo palcoscenico. È alla finestra, pensosa. Vorrebbe salvare il teatro occupato. Ad un tratto vede un’ombra. Un’ombra che alza la grata del pozzo e non senza fatica lascia che dentro cada un grande sacco nero.

Comincia così, con un omicidio casuale che bisogna tenere segreto, il nero scritto a quattro mani da Giampaolo Simi e Piera Degli Esposti. Un nero che si legge con fluidità, i molti dialoghi accelerano lo svolgimento degli eventi e snelliscono la struttura, la curiosità del lettore è tenuta alta, il montaggio delle scene tiene il ritmo.

Piccola sbavatura: Piera Degli Esposti lievita e straborda da ogni riga, si autoritrae, è un selfie continuo stampato nel bianco e nero delle parole. Resta un po’ di spazio, non molto, allo stile originale di Giampaolo. Mancano le sue atmosfere rarefatte dai colori tendenti all’avio, le riflessioni intime e silenziose, le panoramiche complesse, le architetture altro da sé. Manca un po’ il Simi che tanto amo.

 

 

Simi e Degli Esposti, L’estate di Piera, Rizzoli

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