Lo sciopero delle donne

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Noi donne avremmo tante ragioni per incrociare le braccia, non ultima la connivenza dei tribunali nei ridurre le pene per i femminicidi, e allora ecco un'idea

In passato vi ho parlato delle allarmanti sentenze dei tribunali quando vengono assassinate le donne, nel totale disprezzo delle vittime, con una folle indulgenza verso gli autori del delitto. L’ultima è quella che ha revocato il risarcimento ai tre orfani di una madre uccisa dal marito, con una motivazione assurda: perché tanto l’omicida avrebbe agito comunque, nonostante fosse stato diffidato dal giudice.

Affermazione arbitraria, insensata, una frase da reality che è invece una dichiarazione ufficiale della giustizia. Avevo concluso: se non ci organizziamo fra noi siamo perdute. Io un’idea ce l’ho…Ecco l’idea.

Per niente nuova né originale, anzi ovvia, ma a tutt’oggi non è mai stata applicata. Si tratta di uno sciopero generale delle donne. Ne scrivo da anni, e insisterò sperando che si realizzi. Mi direte, guarda che lo sciopero c’è già stato, lo scorso 8 marzo. Questo è il punto: l’assurdità del cosiddetto sciopero dell’8 marzo, una protesta generica sulla condizione delle donne. Ma come si può fare uno sciopero senza una rivendicazione precisa? Organizzare una mobilitazione a vuoto? Questa è retorica, e spreco. Lo sciopero è una potente arma politica per ottenere qualcosa, o protestare contro un fatto specifico,  se no, chiamatela  scampagnata.

Quando i minatori del Sulcis (gli ultimi combattenti per la giustizia sono tutti in Sardegna) scioperavano a 400 metri sottoterra, fra topi esplosivi e mancanza d’aria , una prova eroica, inumana- non scioperavano mica per la dignità dei minatori in generale, ma per migliorare la loro condizione secondo esigenze concrete.

Noi donne italiane avremmo tante ragioni e tutte gravi per incrociare le braccia. Stufa pure a ripeterlo, ma i problemi sono quelli, la connivenza culturale di un’intera società con la strage delle donne a partire dai tribunali, i salari più bassi, l’abbandono suicida in cui lo Stato lascia le madri, infischiandosene anche che il Paese sia in via di estinzione….e via dicendo. Le ragioni non mancano, e neanche le donne. Siamo in tante. E lavoriamo come somari, in casa e fuori, e teniamo i bambini, i vecchi,  i malati, facciamo tutto, tutto, ogni donna ha 10 mani) e teniamo pure allegro il mondo, perché nonostante tutto, solo noi ridiamo. Senza di noi l’Italia va a fondo. Non mi interessa tanto fare i conti su quanti capi di stato donne ci siano, il nostro potere è un altro, siamo dappertutto.

Se incrociassero le braccia le dottoresse le operaie le vigilesse le contadine le maestre le suore le scienziate le taxiste le mamme…e se anche solo aderisse un terzo delle donne, si fermerebbe il paese. Ma ci dev’essere una posta in gioco, che ci infiammi, che definisca la lotta. Oppure una protesta mirata- si riduce di 14 anni la pena all’assassino di una donna? E noi scendiamo in piazza, o sui social, contro QUELLA sentenza, chiedendone conto al giudice, nome e cognome.

Uno sciopero a vuoto è frivolo, non fa paura a nessuno, non cambia niente, e serve solo a far bestemmiare chi si trova nel traffico.

Io non sono mai stata una militante, sono una vecchia che scrive, ma che fanno le femministe? Sono troppo occupate a estendere proclami? Sciopero, sciopero, compagni, per i nostri doveri! scriveva Pasolini. E il nostro dovere è  agire, ora che ci vogliono di nuovo sopraffare- oltre alle sentenze dei tribunali, è un segnale anche il disegno di legge Pillon, per favorire sfacciatamente i maschi in caso di divorzio. E un certo volantino della Lega, che proponeva alle donne di tornare a cucinare e figliare, che ad altro non siamo buone, lasciando fare i maschi, che loro sì che  ne capiscono. E l’averci  portato sull’orlo della fine del mondo, lo dimostra.

Qualche responsabilità ce l’abbiamo pure noi, ma solo negli ultimi 200 anni, e anche piuttosto scarsa. Siamo storicamente quasi innocenti. Per una volta, la discriminazione serve ad assolverci.

 

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