Modalità, gioco infantile

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Ho visto il film di Fausto Brizzi, che segna il ritorno del regista, scagionato dall'accusa di violenza sessuale

Sono andata a vedere il film Modalità aereo di Fausto Brizzi con un’amica studiosa molto seria, un po’ fuori dal mondo, che quando ha visto il manifesto mi ha detto «Ma dove mi porti?».

È entrata, diffidente…e abbiamo riso come pazze, come si rideva a cinque anni, con le soddisfazioni elementari che ti davano le fiabe, il ricco antipatico sbeffeggiato e punito, i poveri che d’un tratto magicamente godono i privilegi del ricco…Diego, il protagonista (Paolo Ruffini) è così cafone classista e pieno di sé che tira gli schiaffi, vive per umiliare chi non è ricco e famoso come lui, si sente qualcuno solo se mortifica le persone.

Nel bagno dell’aereoporto tratta villanamente i due pulitori di bagno, Ivano e Sabino (gli adorabili Lillo e Dino Abbrescia ), e visto che protestano, spinge la sua meschinità fino a farli licenziare – gli basta una telefonata- rovinando le loro già rovinatissime vite. Poi se ne va, tutto fiero della cattiva azione, lasciandoli disperati, prende l’aereo per l’Australia…e si accorge che la sua bacchetta magica, il cellulare supermoderno – che contiene tutta la sua vita- lavoro, amanti, conti segreti alle Cayman, carta di credito, biglietto di ritorno….- lo ha dimenticato nei bagni. Fa il diavolo a quattro, offende la hostess (la bellissima Violante Placido), svillaneggia i passeggeri, fa il superiore, è odioso, vorresti che qualcuno lo castigasse…E difatti, la hostess gli dà una scarica elettrica che lo stende, e scoppia l’applauso dei passeggeri, che poi è il tuo…Intanto, Lillo e Sabino hanno trovato il cellulare, e con quello si danno alla pazza gioia, spendono i soldi di Diego, si piazzano nel suo albergo, chiamano le sue escort, tutto a spese sue….ma la vera vendetta è sputtanarlo, mandando in rete insulti a mezzo mondo, a nome di Diego.

Eccolo in Australia, odiato da tutti, senza un soldo…e qui comincia una giostra vertiginosa di situazioni improbabili, una farsa scatenata dove tutto è possibile, la capacità dei personaggi di cacciarsi nei guai è infinita, ma intrecciata agli affetti, ai rapporti difficili fra Ivano e la moglie, fra Sabino e la madre, fra Diego e suo figlio.

Il momento più bello del film, è quando smetti di chiederti come faranno i personaggi a cavarsela nelle situazioni più diastrose, quando capisci che tutto può succedere, che ti farai un volo nel nonsense – e dietro, come un’ombra, la vicenda del regista, Fausto Brizzi, processato pubblicamente e messo ai margini. Nel film, ha trasformato il processo televisivo in calunnie telematiche, il dramma in pochade, in una festa infantile, una giostra nella quale ci invita a salire, a essere- per un’ora e mezza- deliziosamente spensierati.

Confidenze