Tutto è possibile di Elizabeth Strout

Mondo
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Nessuno come lei riesce a disegnare dal vero scrivendo, prendere i particolari e farne un affresco stupefacente

“Annie passò da un palcoscenico all’altro in giro per tutto il paese e quando tornò a casa sua, in fondo alla strada, rimase strabiliata per quanto era piccola, quanto erano bassi i soffitti. I regali che portò, maglioni, gioielli, portafogli e orologi, imitazioni comprate da ambulanti di strada, sembrarono mettere a disagio i suoi. La sua stessa presenza parve imbarazzarli. – Sei una tale esibizionista, – mormorò suo padre con una voce grondante disprezzo.                                                                                                                                    – No, non è vero, – disse lei, sentendo in quell’accusa un riferimento sessuale.                                                Si era appesantito di faccia, benché fosse ancora snello. Fece scivolare l’orologio sul tavolo verso di lei. – Trovati un altro che lo possa usare. Quando mai mi hai visto con un orologio?                                             La nonna, in compenso, non era cambiata affatto; si tirò su dal divano e disse: – Ma ti sei fatta bellissima, Annie. Come è successo? Dài, raccontami -. Perciò Annie sedette sulla grande poltrona e raccontò alla nonna di camerini e alloggetti in altre città e di come si aiutassero tutti l’un l’altro e di quanto era brava a ricordare le battute del copione. La nonna disse: – Non tornare indietro. Non ti sposare. Non avere figli. Sono tutte cose che fanno soffrire”. 

Intanto cominciamo con il dire, o scrivere, che è festa grande. È festa grande ogni volta che in libreria arriva un suo libro, una sua scatola magica di parole che costruiscono mondi sottili e stratificati fino a diventare galassie immense.

Non è la prima volta che la consiglio, qui (http://www.confidenze.com/mondo/resta-con-di-elizabeth-strout/ e http://www.confidenze.com/cuore/mi-chiamo-lucy-barton-di-elizabeth-strout/). La amo immensamente. E le sono grata, tanto.

Elizabeth è una maestra della scrittura, riesce ad unire la ricerca formale, la sperimentazione della narrazione classica americana, alla instancabile voglia di viaggiare nelle emozioni più nascoste degli esseri umani. Leggere un suo libro è una scuola per chiunque scriva e una gioia profonda per chiunque ami leggere, ascoltare storie, riconoscersi nei silenzi, nelle onde del dolore, nella profondità spesso invisibile e gelida dell’amore.

In Tutto è possibile la scrittrice premio Pulitzer ci porta nella desolata Amgash, Illinois. Siamo in pieno Midwest, da lì, tanti anni fa, partì Lucy Burton, lasciandosi dietro una parte, o forse tutto, di sé. Nel precedente romanzo l’abbiamo lasciata, la donna che poi è arrivata a New York e che è riuscita ad affermarsi nel mondo della narrativa, al capezzale della madre moribonda. Avevamo ascoltato insieme a lei i racconti del passato, i tentativi di spiegare i tanti perché che tutti ci portiamo dietro dall’infanzia. La Strout, in questa splendida collazione di racconti/personaggi, ci riporta in quel mondo, tra quelle persone, tra quei segreti.

Nessuno come la Strout, oggi, riesce a disegnare dal vero scrivendo. Prendere i caratteri, le paure, le rinunce, le incomprensioni, gli addii, le ingiustizie, le lacrime, la saggezza stanca, la solitudine, gli sguardi e i piccoli sorrisi; prendere i tentativi, le sconfitte, la salvezza, il coraggio. Prendere tutto. Ogni particolare. Quello che in genere non osserviamo. E farne un affresco stupefacente.

Ps: Una parola, un ringraziamento mio personale, a Fazi Editore che ha portato la Strout nel nostro Paese e a Martina Testa e Silvia Castoldi che l’hanno tradotta (Olive Kitteridge, Resta con me, I fratelli Burgess, Amy e Isabelle) prima che arrivassero per lei il gigante Einaudi e l’immensa Susanna Basso.

 

 

Elizabeth Strout, Tutto è possibile, Einaudi

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