Clizia Fornasier: «La bellezza è un dono, ma pericoloso»

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L’attrice e scrittrice, ora in tivù con Piero Chiambretti, arriva nelle librerie con un nuovo romanzo. Ma la sua quotidianità è fatta anche di molto altro. Di un marito che ama e due figli che cresce liberi dai cliché

Difficile trovare qualcosa in cui Clizia Fornasier non eccelle. Attrice di cinema, fiction e teatro, cantautrice, modella (e vincitrice di concorsi di bellezza), scrittrice e ora curatrice nel nuovo programma di Piero Chiambretti, Donne sull’orlo di una crisi di nervi (il giovedì in prima serata su Rai3) di una rubrica dal titolo La bellezza ti fa mostro. In pochi minuti illustra splendori e dolori di icone di bellezza come Marilyn Monroe ed Hedy Lamarr: «Ci sono fatti che i più ignorano su icone di bellezza planetarie. Da una parte voglio sfatare il falso mito dei belli e stupidi, anche se spesso l’aspetto fisico è una scorciatoia che impigrisce il cervello, ma quello che mi preme di più è far emergere le curiosità e le storie. La morte impietosa della Monroe. Ma anche il fatto che Hedy Lamarr abbia inventato il wifi, durante la Seconda Guerra Mondiale, volendo aiutare il suo Paese, eppure solo negli anni Novanta le è stato riconosciuto il brevetto».
Com’è nata questa collaborazione?«La mia amica Rosita Celentano mi ha segnalata a Piero Chiambretti e lui si è informato sui contenuti dei miei canali social. Dopodiché mi ha chiesto di sottoporgli un’idea. Io scrivo il pezzo e lo realizzo in studio. Davvero una grande occasione per me, che raccolgo storie da sempre attraverso articoli e libri».

La bellezza è una responsabilità?

«È un dono che va gestito con cautela. Ti porta dappertutto, se vuoi. Sei tu, però, che devi decidere dove andare e quali porte non aprire. Facendo attenzione, perché quello che succede ai belli è tutto esasperato».

Il suo aspetto le ha mai procurato guai?

«La bellezza mi hanno accusata di usarla poco. Mio padre mi ha sempre messo una grande fretta, mi sento vecchia fin da bambina. Ho vissuto il mio aspetto con un po’ di disagio nel tentativo di far emergere altro. Eppure quando ho scritto il mio primo romanzo ho dovuto puntualizzare che lo avevo realizzato proprio io. Nel tempo, ho ricevuto proposte indecenti e mani addosso, anche se non mi sono voluta per forza unire ai movimenti Me Too. Chi è stato poco rispettoso durante i provini non mi ha mai presa ed è facile intuire perché. Quindi, poi, sul lavoro è filato tutto liscio».

Nella scelta del suo compagno, Attilio Fontana (attore e cantante), ha contato la bellezza?

«Ci siamo conosciuti a Tale e quale show, eravamo pieni di trucco e posticci. Attilio è bello, ma di lui mi ha colpito il talento maniacale nello studio. Conoscerlo mi ha eccitata sotto tutti i punti di vista, mi ha stravolta, mi ha fatto perdere tutte le coordinate. Lui mi ha detto che questo è amore. Ci è voluto molto, ma è riuscito a convincermi.»

Siete gelosi uno dell’altra?

«Attilio lo è. Durante le sue lunghe tournée io potrei averne motivo, ma mi faccio amiche le sue colleghe e poi gli dico: “Vai a cena con tutti, goditi tutto. Vai e splendi”».

Quindi arriverà il matrimonio annunciato?

«Ne parlavamo qualche giorno fa e non è detto che non accada entro quest’anno. Abbiamo tante cose da fare e credo tutto accadrà naturalmente, com’è successo anche quando abbiamo deciso di avere il nostro primo figlio, Blu, che oggi ha nove anni. Mercuzio, invece, ne ha sei. I nostri bimbi crescono sereni senza particolari distinzioni di genere».

Perché Blu, come lo avete scelto?

«Era il nomignolo che avevo dato ad Attilio perché, banalmente, ha gli occhi blu. Lui, invece, mi chiamava Verde. Quando dovevamo scegliere, ho detto: “Lo chiameremo Blu. Blu Fontana suona bene!”. Mercuzio, viene, invece da Giulietta e Romeo, è il personaggio preferito della drammaturgia di Attilio».

È una mamma entusiasta.

«Come non esserlo? Blu se ne esce con frasi tipo: “Là dove finisce il mondo, là mamma, io voglio cominciare con te!”».

A cosa fate attenzione come educatori di maschi?

«Come dicevo, sono stati cresciuti senza discriminazioni di sesso, anche se, cosa non scontata, si riconoscono nel genere maschile. Io sto molto attenta a fargli accettare la loro fragilità. Nessuno ha mai detto loro che le bambine fanno cose e non altre, e viceversa. Sono liberi. Non è che non debbano piangere o debbano invece amare il calcio per forza perché sono maschi».

E il padre che dice?

«Lui ama il calcio, rimane sbalordito che Blu preferisca il basket e Mercuzio il nuoto e l’hip hop».

Siete genitori molto presenti?

«Li ho voluti tantissimo e stanno sempre con noi. Prima di far avvicinare una babysitter in casa nostra sono passati due anni. Vengono in tournée con noi, sul set con me, a teatro con il padre. Stanno crescendo sicuri del bene che abbiamo per loro, me lo dicono anche le maestre: non cercano l’abbraccio, pur essendo attenti ai più fragili (li cercano per integrarli nel gruppo). Mi sento benedetta da questi ragazzini».

Una figlia femmina?

«Se avessi la certezza di avere una femmina la farei subito. Non per infiocchettarla, ma per affrontare anche questo viaggio. I bambini me lo chiedono e Attilio fa battute, ma con i figli devi starci, non è un gioco. Io mi ci metto tutta. Non puoi fare i figli solo per raccontarlo sui social».

Attilio è un padre concreto o si sottrae nelle incombenze pratiche?

«Se io manco lui è bravissimo, magari non gli fa la doccia (ride, ndr), ma per il resto è perfetto. Ovviamente la mamma è “progettata” in un altro modo, senza dubbio».

Blu debutterà come attore in un corto.

«Si intitola Pippo non lo sa e, siccome l’ho scritto e poi sceneggiato con Attilio pensando a Blu, è venuto naturale farglielo interpretare. Lo presenteremo al prossimo Festival di Venezia. Blu è stato bravissimo. Non è che gli auguro di fare questo lavoro, non lo so, ma recitare gli ha dato sicurezza».

Il 13 giugno, invece, uscirà il suo nuovo romanzo.

«Volevo sognarmi lontana (Harper Collins) è ambientato nel mio Veneto, nella provincia interna. È la vicenda di una ragazzina che si trova a gestire ciò che resta dopo la fuga della sorella maggiore. Credo moltissimo in questa storia, che è un po’ una favola nera. Nella narrativa c’è sempre qualcosa che riguarda chi scrive». 

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Intervista di Mariano Sabatini, pubblicata sul n 23 di Confidenze

Foto Andrea Ciccalè

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