Profumo di te

Cuore
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La storia preferita del n. 27 racconta il difficile rapporto tra una madre e una figlia adolescente

Mia figlia Giorgia è sempre più taciturna e mi risponde in malo modo, eppure tra noi c’è sempre stato un bel rapporto. Che cosa succede alla mia bambina, un tempo così allegra e solare?

storia vera di Stefania C. raccolta da Giamila Fiorini

Cucino senza sosta da ore, sperando di distrarmi ma, purtroppo, i pensieri mi affollano la mente. Sento provenire dalla camera da letto la voce di mia figlia Giorgia che parla al telefono. Lei, di solito così allegra, solare, generosa si è incupita negli ultimi anni, diventando nei miei confronti sempre più irascibile e impulsiva. Se le chiedo cos’ha mi risponde in malo modo e mi manda spesso a quel paese. Sembra che la mia presenza la infastidisca, anche le mie attenzioni nei suoi confronti non sortiscono alcun effetto, anzi la indispongono come se pensasse che la voglio controllare. Come se non bastasse, anche quello che cucino non le piace più, quello che indossa non è abbastanza alla moda, ecc. Non posso nemmeno lamentarmi, del resto: mia figlia va bene a scuola, studia, è puntuale e avverte quando fa tardi. Professori, amici, tutti sono innamorati di lei.Mio marito, quando nota che Giorgia mi risponde male, a volte interviene, ma altre mi rassicura che le passerà, chiedendo di ricordarmi quando anche noi eravamo adolescenti e sempre in contrapposizione alle regole o contro i nostri genitori.Purtroppo, però, io non ho ricordi di questo tipo perché sono sempre stata una ragazzina modello e mi sono preoccupata di non dare pensieri ai miei genitori, di aiutare in casa e con i fratelli più piccoli perché loro avevano già tanto a cui pensare.«Mamma, ma è pronto?» urla Giorgia dalla sua stanza.

«Sì, sì. Apparecchia».«Ma non ho tempo» ribatte mia figlia infastidita.«Se vuoi mangiare devi darmi una mano» rispondo perentoria. Mia figlia entra in cucina e apparecchia sbuffando. «Ma che fine hanno fatto Viola e Cristina?» indago cercando di apparire poco interessata alla risposta. Giorgia risponde laconicamente che non ne ha idea e sembra concentrata a cercare un difetto in ciò che sta mangiando.

«È un po’ che non le vedo». Subito dopo, vedendo il suo sguardo seccato, vorrei essermi morsa la lingua.

«Mamma non è che, se non le vedi, è successo qualcosa. Staranno studiando».

Decido di non dire più nulla e aspettare che sia lei a parlarmene. Giorgia sembra adesso avere una gran voglia di terminare al più presto il pranzo per paura di altre domande. Sparecchia il suo piatto e si chiude di nuovo nella sua camera. Mi affaccio sulla soglia solo quando devo uscire per delle compere.

«Ti serve qualcosa? Vuoi venire con me?».

Giorgia mugugna appena un no, mentre i suoi occhi sono calamitati dal suo cellullare.

«Ci vediamo dopo allora». Richiudo la porta dietro di me. Al ritorno a casa lei è sempre lì, immobile con il suo cellulare e decido di intervenire.

«Giorgia ma cosa accade? Sei da giorni chiusa in questa stanza ed esci solo per andare a scuola e per mangiare. Hai litigato con qualcuno?».

Giorgia a questo punto dice che non ha litigato con nessuno, ma che vuole starsene da sola.

Va avanti così per giorni e poi, una mattina, all’improvviso, le sue amiche piombano a casa nostra per pranzo.

Quando terminano di mangiare mi aiutano a sparecchiare e poi corrono a chiudersi in camera. Ridono e scherzano finché mi comunicano che usciranno per una passeggiata.

«Quando torni passi a comprare il pane?» chiedo io.

«No mamma, non riesco. Ciao». E Giorgia chiude la porta dietro di sé senza darmi il tempo di replicare. Dopo qualche ora, mi invia un messaggio chiedendomi se si può fermare a cena a casa di Viola, la sua compagna di liceo. Guardo la cena già a tavola e vorrei dirle che no, non può, ma poi tornerebbe a casa con il muso e sono così felice che sia di nuovo sorridente che lascio correre.

Giorgia, i giorni seguenti, alterna momenti di chiusura a momenti di euforia.

La vedo spesso ansiosa, agitata e insicura. Eppure, io e lei abbiamo avuto sempre un rapporto stupendo, complice, mi ha sempre raccontato tutto, adesso mi ritrovo ogni notte a fare i conti con mille dubbi e sensi di colpa se l’ho sgridata troppo duramente per quella che, a posteriori, mi sembra una sciocchezza.

 

Giorgia

“Ciao bro’ che fai?” Viola, la mia più cara amica, compare sullo schermo del mio cellulare.

“Niente amò, tu?”.

Viola mi racconta la sua ennesima storia andata male con il bastardo di turno. Io penso amaramente che, alla mia età, sono l’unica a non avere avuto ancora nemmeno un ragazzo. Non ho tempo tra studio, sport e amici e poi non mi sento davvero pronta. L’ultima volta sono stata malissimo e mi sono chiusa in casa per giorni. Mi piaceva da mesi un ragazzo, mi scriveva lui sempre per primo: stessi gusti, interessi, ma di chiedermi di vederci nemmeno l’ombra. Allora ho preso coraggio e l’ho fatto io, gli ho chiesto, cercando di essere divertente e non pesante, di uscire. Mi sono sentita così male, ansiosa, angosciata quando la sua risposta tardava ad arrivare. Mi ha risposto con un freddo e incolore “si può fare”, ma poi ha smesso di scrivermi, di mettermi like alle storie e di seguirmi.

Ho smesso anche io di seguirlo senza chiarirmi con lui. Ero così arrabbiata con me stessa. Mi ero esposta, mentre dovevo capire da sola che non era interessato a me.

Eppure, sono abbastanza carina dicono, anche se non mi piacciono le gambe, troppo grosse e, infatti, indosso solo jeans. Poi da un mesetto evito i carboidrati, ma solo quando posso perché mamma mi controlla se e cosa mangio. Ultimamente non la sopporto perché se le racconto qualcosa mi fa tremila domande. Voglio solo sfogarmi, non le ho chiesto mica dei consigli. Se voglio stare sola o non ho voglia di uscire, insiste per sapere cosa accade. Cosa vuole che le risponda, che certe volte non so nemmeno io che cosa ho? Che mi sembra che nessuno mi capisca, tranne i miei amici?

“Oh, amò, ci sei?”. Mi ridesto dai miei pensieri.

Viola condivide uno schermo dove appare lei in una posa sexy mentre finge di cantare. “Quale musica va meglio sotto la mia foto?”.

“La seconda” le rispondo distrattamente e poi “Che facciamo venerdì?”.

“Non lo so perché questo fine settimana sono da mio padre”. Viola si sfoga spesso con me per la sua situazione familiare. I suoi genitori sono separati e lei, a fine settimana alterni, passa da una casa all’altra. Il padre si è rifatto una vita e ha anche un altro figlio. Viola è tranquilla, ma ogni tanto è gelosa del nuovo arrivato e, soprattutto, sa che la madre preferisce che lei gli racconti che a casa del padre si è annoiata, che non sopporta la compagna. “Ciao raga…”.

Ecco che al gruppo si è aggiunta Cristina, la fashioniste del gruppo e anche la più insicura.

Cristina va male a scuola, cambia ragazzo come si cambia un vestito, non mangia e si ammazza di palestra.

Poi c’è anche Mario, il nostro specchio con l’altro sesso, quello che ci dice, senza tanti giri di parole “Raga, quello non ti si fila per niente”.

Tu continui a dissentire dicendo che ti ha chiesto il whatsapp e oggi si sa che ci si chiede solo l’Instagram, che ci mette il like, i cuoricini sotto i post. Mario senza nessuna pietà ribatte la solita formula: “Sì, ma non ti ha mai invitato a uscire. Lo incontri per strada con altre amiche e tranne un ciao non vi siete mai detto altro. Si vede che non gli piaci abbastanza”.

Mario l’implacabile, che ci ascolta con pazienza ma che poi demolisce le nostre speranze con la sua logica inconfutabile. Questi sono i miei amici, con i quali rido, piango, quelli che in questo momento della mia vita sono il mio tutto.

 

Stefania

«Sono davvero stanca. Dobbiamo sempre litigare?».

«Fai tutto tu» risponde Giorgia.

«Non finisci di chiedermi una cosa che subito ne pretendi un’altra».

«Non è vero!» mi risponde Giorgia e fa per andarsene.

«Vieni subito qui. Non te ne andare quando parlo».

Corro nella sua stanza e, senza farla parlare, butto fuori tutta la mia frustrazione, rabbia e dispiacere che aumenta davanti al suo sguardo fisso sul telefonino. «Mi guardi mentre parlo?» urlo.

«Ti sto guardando, comunque hai ragione tu. Va bene così?» mi risponde alzando giusto un occhio dal cellulare e, dinanzi al mio silenzio che vale più di mille parole, mi rivolge uno sguardo di sufficienza.

Me ne vado sconfitta perché mi ero ripromessa di prenderla con le buone e di non urlare, ma niente riesce a farmi perdere la pazienza quando interrompe il confronto. L’ennesima discussione scoppiata perché dice che è una sfigata, perché ha un telefonino dei dinosauri e non l’ultimo modello come le sue amiche. Non faccio in tempo a comprarle o a soddisfare un desiderio che subito me ne chiede un altro, insomma ci sono dei limiti.

 

Giorgia

Da quando lo specchio mi rimanda un’immagine che non mi piace affatto? Mi osservo in maniera critica, trovandomi milioni di difetti. Ho cominciato a prendermela anche con i miei genitori, accusandoli di non comprarmi i vestiti giusti, le cose che sono più di moda. Mia madre mi ha guardata come se fossi impazzita perché a me non è mai importato nulla di apparire.

Non capisce che sono cresciuta, che delle volte non mi so nemmeno io che cosa voglio. Una cosa mi piace oggi e domani forse no.

 

Stefania

Eppure, non mi sembra di essere una cattiva madre: l’ascolto, le do dei consigli, non sono oppressiva o ingerente nella sua vita, fisso poche regole chiare. Forse il problema è il mio, è il fatto che non riesco ancora a elaborare questi suoi cambiamenti, soprattutto che il nostro rapporto sia mutato.

Vado sconfortata nella mia stanza e prendo la scatola che Giorgia mi ha costruito e dipinto con le sue mani, tempo fa. La apro e leggo le lettere e i pensieri pieni di amore che mi dedicava. A un certo punto mia figlia mi è accanto. «Mi spiace».

«Anche a me».

Pensavo che con le mie azioni l’avessi resa una ragazza abbastanza sicura, invece Giorgia è un fiume in piena e dalle sue parole comprendo quanto si sente angosciata. Mi rendo conto che devo stare solo ferma e ascoltare il suo dolore anche quando è scomodo, quando mi fa sentire inadeguata come genitore. Dopo essersi sfogata, improvvisamente, mi abbraccia. Annuso il suo odore e, solo allora, mi rendo conto che è cambiato.

Mi commuovo mentre le dico «Sai che hai cambiato odore? È ancora più buono».

Lei sorridendo risponde

«Sì, mamma. Sto crescendo».

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