Tiziana Pasetti
Trama – Cosa venivano a fare tutti quelli che intraprendevano, nel Settecento, la strada del Grand Tour? L’Italia bella e soleggiata, la culla della cultura pronta ad accogliere i giovani rampolli, aristocratici e borghesi, provenienti dall’Inghilterra e dal continente e anche dal Nuovo Mondo, freschi di studi e assetati di splendore. Erano assai preoccupati i genitori, nel vederli partire, non tanto per gli imprevisti di un viaggio lungo da affrontare ma per tutto quello che girava, in termini di ‘fama’, intorno alle città più desiderate e visitate come Venezia, Firenze, Roma. Gioco d’azzardo, fiumi d’alcool, soprattutto donne di facili costumi. I loro giovinotti, appena svezzati, sarebbero stati in grado di nutrire quella fame e quella sete con l’alimento sublime dell’arte, della poesia, della natura? Sarebbero tornati a casa incorrotti, integri? No, decisamente no. E questo saggio racconta storie che le nostre riviste di gossip non hanno mai neanche lontanamente immaginato.
Un assaggio – Dell’infatuazione della non più giovane Lady Mary Wortley Montagu per il ventiquattrenne Francesco Algarotti e della storia travagliata e a singhiozzo che, dal 1736 in poi, ne conseguì non si avrebbe avuto notizia se Byron, a Venezia, non avesse messo le mani su alcune compromettenti lettere di lei. Esperto in faccende amorose e a conoscenza degli scritti di Lady Mary su Costantinopoli e la corte ottomana, già meta del suo Grand Tour mediterraneo, il poeta intuisce subito il potenziale narrativo e scandalistico delle lettere, per cui nel 1818 le spedisce all’editore londinese John Murray. La storia era nata allorché Algarotti, giunto da poco nella capitale inglese, era stato presentato a Lady Mary da Lord Hervey, notorio erotomane dalla doppia vita sessuale. I tre avevano costituito un triangolo amoroso nel quale l’italiano, un giovane androgino dai grandi occhi neri e le labbra sensuali, per come appare in un disegno di Richardson oggi alla Tate Gallery, era solito concedere i propri favori sia a Lord Hervey sia a Lady Mary. Raffinato amante delle lettere, l’italiano aveva saputo trarre dal culto della ragione dell’epoca dei Lumi la lucidità che gli permetteva di intraprendere un’intensa attività di eclettico divulgatore nei campi più disparati. Dopo una sosta a Parigi presso Voltaire, si era trasferito a Londra per documentarsi e tradurre in agevoli dialoghi, alla maniera di Fontenelle, le teorie scientifiche di Isaac Newton che all’epoca venivano considerate la prosecuzione della corrente galileiana. Irrequieto e a suo modo volubile nelle ricerche, il giovane studioso lo è ancora di più nella vita. A Rheinsberg ha infatti trovato un potente e munifico patrono nel principe Federico, poi Federico II re di Prussia, di cui diventa solerte agente diplomatico e allo stesso tempo l’amante.
Leggerlo perché – Leggerlo perché è estate e i nostri figli appena diplomati stanno per partire! Niente Italia, le mete più desiderate sono Ibiza, isole greche e Malta, luoghi noti per i tanti musei, i tanti teatri e le innumerevoli biblioteche e gli orari di chiusura dei locali prima che faccia buio. Visto che i nostri avi sono i nostri riferimenti la lettura di questo delizioso saggio ci sarà sicuramente d’aiuto, ci toglierà ogni ansia e placherà ogni timore. Insomma, Fynes Moryson, nel 1617, raccontò l’indicibile lusso della carne e duecento anni dopo Goethe, al ritorno da Roma, disse che mai altrove si era sentito uomo in tutti i sensi come a Roma. Seriamente, leggerlo perché ci racconta in modo delizioso (non si riesce a metterlo via, una volta cominciato) un tempo che riteniamo lontano e invece somiglia in modo incredibile, nelle dinamiche relazionali e passionali, al nostro. Anzi, noi siamo più rigidi, più bigotti, meno liberi, meno ‘esploratori’.
Attilio Brilli, Storie segrete del viaggio in Italia, il Mulino
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