Dove si incontrano le acque di Dérens e Geslin

Leggi con noi
Ascolta la storia

Dai Balcani al Caucaso con il ritmo dei viaggiatori di un tempo, per scoprire quel ricamo di terre e mari a Est dell'Europa

Tiziana Pasetti

Trama – Dai Balcani al Caucaso attraverso l’Europa dei confini, con il ritmo lento dei viaggiatori di un tempo, i due autori ci portano con loro a scoprire un ricamo di terre e mari a est da noi. La porta naturale, Trieste, e poi la Croazia, il Montenegro, la Puglia, la Calabria, l’Albania, la Grecia, la Turchia, la Georgia, la Russia, l’Ucraina e la Moldavia, un percorso che racconta scambi, contaminazioni, scontri, similitudini. Viaggiare è osservare negli angoli che sfuggono al turista miope, viaggiare è farsi carico di un peso grande perché è a chi viaggia che spetta il racconto, è chi viaggia che deve risolvere l’enigma della distanza, del confine naturale e di quello politico. Ci sono viaggi che richiedono cuore e cervello e occhi ben allenati, pronti alla marcia e allo scatto veloce, al salto in alto e a quello in lungo. Questo reportage, erudito e chiaro nell’esposizione accattivante, tasta il polso di un pezzo di mondo caratterizzato da tante lingue e religioni diverse, teatro drammatico ancora oggi di guerre e poca pace.

Un assaggio – Nel 1903 James Joyce si trova a Dublino al capezzale della madre malata, sotto la pioggia e le nuvole basse dell’Irlanda. È un giovanotto che aborre la Chiesa cattolica e si diletta di scrittura, ma ama soprattutto bere e fare a botte nei cortili dei pub. Il 16 giugno 1904 ha appuntamento con Nora Barnacle, una giovane cameriera del Connemara. Scocca il colpo di fulmine, e i due amanti decidono di fuggire dai miasmi di Dublino, dalla puzza di birra e whisky. Partono per Zurigo, dove Joyce spera di ottenere, grazie a un contatto, un posto come insegnante di inglese presso la Berlitz School. Il direttore della scuola non ha niente da offrirgli e lo manda a Trieste, dove Joyce viene reindirizzato a Pola. Per un inverno, dall’ottobre del 1904 al marzo dell’anno successivo, Joyce insegnerà inglese agli ufficiali della flotta austro-ungarica. A Pola una statua di bronzo immortala lo scrittore seduto a un tavolino all’aperto del Caffè Uliks, a pochi passi dall’anfiteatro e dall’antico Arco dei Sergi. I turisti un po’ acculturati vengono a posare a fianco della statua che raffigura James Joyce con i tratti di un anziano signore, seduto da anni davanti a quel Caffè. Ma in realtà, quando il treno da Trieste lo lascio a Pola, Joyce era un giovane pazzo poco più che ventenne che desiderava una cosa sola: svignarsela il prima possibile da quella triste città di guarnigione dove per tutta la durata del suo soggiorno avrebbe soffiato la bora. Lo scrittore non ha mai passato lunghe ore seduto a quei tavolini, rispondendo con un cenno del capo ai rispettosi saluti dei passanti. Frequentava solo le taverne della città bassa, vicino all’entrata dei cantieri Uljanik. Se ne stava al bancone a scolarsi dei gran bicchieri di vino bianco senza riuscire a ubriacarsi o a comunicare con gli operai che passavano a farsi un goccetto prima del lavoro, omoni robusti dalle mani callose, che chiacchieravano a gran voce mischiando italiano, croato e tedesco. Per il giovane irlandese era come se parlassero arabo, e i suoi tentativi di comunicare finivano solitamente sul fondo di una bottiglia.

Leggerlo perché – Intanto perché è come essere davvero nei luoghi raccontati da Dérens e Geslin, tra curiosità, storia, segreti. Conoscere i luoghi è come conoscere l’alfabeto e poi le parole, le frasi: poi possiamo leggere, possiamo capire. Oggi più che mai la parte di Europa al confine va indagata: è necessario per comprendere i fatti, le scelte, le ragioni che vengono da lontano e che sono concatenate le une alle altre, condividono una parte di cielo e la profondità di una terra comune.

Jean-Arnault Dérens, Laurent Geslin, Dove si incontrano le acque, Keller

Traduzione di Daniela Almansi

Confidenze