Senza calorie ma non senza conseguenze: dolcificanti artificiali nel mirino

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Dolcificanti a zero calorie e bibite light, spesso percepiti come innocui, possono paradossalmente favorire sovrappeso, diabete e ulteriori disturbi. Facciamo il punto

Sono anni che bevande “zero zucchero” e dolcificanti artificiali dominano scaffali e pubblicità, promettendo piacere senza colpe. Nessuna caloria, nessun aumento della glicemia e, apparentemente, nessun rischio per la salute. Ma la scienza – oggi più che mai – comincia a raccontare un’altra storia. Una storia fatta di effetti paradossali: i dolcificanti non solo non sembrano aiutare nella perdita di peso, ma, al contrario, possono favorire sovrappeso, dismetabolismi e persino diabete. Come altri miei colleghi nutrizionisti e medici, è da tempo immemore che invito, nelle visite in studio e nella mia divulgazione, a eliminare ogni forma di dolcificazione sistematica: ora anche le evidenze scientifiche diventano difficilmente contestabili.

Le bibite “light” e “zero” rappresentano la principale fonte di dolcificanti artificiali nella dieta di molti, insieme alla bustina o alla compressina aggiunta a tè e caffè. Aspartame, sucralosio, acesulfame K e saccarina sono molecole centinaia di volte più dolci dello zucchero, ma prive di contenuto calorico. Questo le rende ideali, in teoria, per chi vuole limitare gli zuccheri.

Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato come l’assunzione regolare di questi composti possa disturbare la regolazione dell’appetito e della glicemia. Le ricerche suggeriscono un effetto “ingannevole” sul cervello: il gusto dolce non accompagnato da apporto calorico sembra disorientare i centri di ricompensa e controllo dell’appetito, portando a un maggior consumo calorico successivo. Il paradosso è che chi cerca di dimagrire con i dolcificanti rischia di aumentare l’introito energetico totale.

Una ricerca pubblicata nel 2023 sulla rivista scientifica Cell ha mostrato che dolcificanti come il sucralosio hanno la capacità di alterare il microbiota intestinale, riducendo la sensibilità all’insulina e promuovendo un assetto metabolico simile a quello del prediabete. Un altro studio, basato su oltre 100.000 partecipanti e pubblicato su Nature Medicine nel 2023, ha riportato un aumento significativo del rischio cardiovascolare e cerebrovascolare tra i consumatori abituali di dolcificanti, in particolare aspartame e acesulfame K. In parallelo, la American heart association e la American diabetes association hanno emesso raccomandazioni più prudenti sull’uso prolungato di questi edulcoranti, sia a salvaguardia della salute cardiovascolare che della lotta al diabete.

Quest’anno, durante l’ultimo convegno dell’American society of nutrition, svoltosi in Florida, sono stati presentati i risultati dello studio CARDIA, che ha monitorato oltre 4.600 giovani adulti per ben 30 anni. I dati hanno messo in luce che un maggiore consumo di bibite dietetiche e saccarina può raddoppiare il rischio di diabete di tipo 2.

Ma lo scenario appare persino più fosco, perché l’impatto dei dolcificanti artificiali non si ferma al peso o alla glicemia. Queste sostanze possono provocare effetti collaterali gastrointestinali (gonfiore e alterazioni del transito), mal di testa e, in casi più rari, persino reazioni allergiche.

Spaventa anche la possibile correlazione tra dolcificanti e cancro, complessa e controversa. Le evidenze provenienti da numerosi studi su animali e sull’uomo condotti negli anni non sono univoche, ma nel 2023 la IARC (International agency for research on cancer, agenzia dell’OMS) ha classificato l’aspartame come “possibile cancerogeno per l’uomo”. A oggi non esistono prove certe che i dolcificanti artificiali causino tumori nell’uomo a dosi normali di consumo. Tuttavia, alcune sostanze, come appunto l’aspartame, rimangono sotto osservazione e l’approccio prudente è raccomandato, soprattutto nell’uso quotidiano.

Benché l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, e la FDA, la Food and drug administration statunitense, continuino a considerarli “generalmente sicuri” nei limiti di assunzione giornaliera raccomandati, la crescente mole di dati solleva interrogativi legittimi (e preoccupanti) sull’innocuità dei dolcificanti artificiali a lungo termine.

Che fare, allora? Senza demonizzare, consiglio di adottare un principio di precauzione: l’uso occasionale di dolcificanti può anche avere senso in un contesto di transizione da una dieta eccessivamente zuccherata a una più equilibrata. Ma il consumo quotidiano di bevande light e dolcificanti deve essere limitato, se non addirittura evitato.

La vera alternativa? Riabituare il palato a gusti meno dolci, riscoprire il piacere degli alimenti integri e naturali e, soprattutto, trattare con scetticismo ciò che promette “zero conseguenze”. In fondo, se qualcosa è troppo dolce per essere vero, probabilmente è proprio così.

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