Non è raro, per un nutrizionista e naturopata che, come me, lavora in una grande città, ricevere in studio persone che entrano trafelate, stressate, con l’aria di chi ha parcheggiato in doppia fila e già pensa alla prossima riunione, al capo che li aspetta o al cliente che scalpita. Mi raccontano, spesso in un’unica frase senza punti, la loro vita: “Sono stanchissimo, mi ammalo spesso, lavoro troppo, non riesco a dormire, mangio come capita, non ho tempo per cucinare, né per fare attività fisica e men che meno per rilassarmi, ho la pancia sottosopra e mi sento uno straccio. Che cosa mi può dare, dottore?”.
È in quel momento che mi viene da sorridere (amaro, lo ammetto) e la risposta che scappa, quasi automatica, è quella che ormai è diventata il mio tormentone: “E cosa vuole da me, cocaina?Spiacente, ma non ne spaccio”.
Perché, diciamocelo, quello che molti, inconsciamente, cercano non è un nutrizionista, un naturopata o un medico, ma uno spacciatore metaforico. Qualcuno che tiri fuori dal cassetto la pillola miracolosa, la pozione segreta o la bacchetta magica che permetta loro di stare meglio andando avanti come d’abitudine, senza cambiare nulla. Nemmeno quando quella stessa vita disordinata e frenetica è la chiara causa dei loro malesseri. E lo è quasi sempre.
Peccato che io, di mestiere, faccia tutt’altro. Per di più, il mio obiettivo ultimo, con qualunque paziente, è l’educazione alla salute e al prendersi cura di sé.
Il paradosso è che tutti, e dico tutti, sappiamo benissimo quali sono le basi per stare meglio: dormire abbastanza, mangiare in modo sano e regolare, bere acqua (e non solo caffè), muoversi il minimo sindacale, imparare a dire qualche “no” quando serve. Eppure, quando la stanchezza diventa cronica, quando la digestione si ribella, quando il colesterolo schizza in alto o la bilancia non perdona, ci si presenta dal terapeuta sperando che abbia la formula magica per far sparire i sintomi senza intaccare la causa.
E allora tocca dirlo: non funziona così. Non esiste un integratore che trasformi un panino ingoiato in tre secondi davanti al pc in un pranzo bilanciato. Non esiste tisana che annulli otto caffè, due aperitivi e tre ore di sonno. Non esiste rimedio naturale che faccia quello che voi stessi vi ostinate a non concedervi: tempo, cura, rispetto.
Il mio compito, semmai, è ricordarvi che il corpo non è una macchina da spremere all’infinito. È più simile a una pianta: se non la annaffi, non le dai luce e non la nutri, prima o poi appassisce. Possiamo darle un po’ di fertilizzante, certo, ma se la teniamo chiusa nello sgabuzzino non sarà quel cucchiaino di concime a salvarla.
Quando dico “Cocaina non ne spaccio” non è solo una battuta. È un invito a riflettere: davvero volete una vita che richiede droghe metaforiche (o reali) per reggerla, con tutto quello che ne consegue? O forse è arrivato il momento di cambiare ritmo, di prendervi almeno cinque minuti per una colazione decente, di camminare invece di correre sempre e solo con la testa?
Il punto è che non possiamo vivere in modalità autodistruttiva, sperando che qualcun altro prema il pulsante “Ripara”. Il punto è che la salute non si delega. Non la comprate in studio da me, non ve la spedisce Amazon Prime. La salute si costruisce, un pasto per volta, una notte di sonno per volta, un “mi prendo cura di me” per volta.
E, se davvero volete continuare a vivere come criceti sulla ruota, allora sì: avete sbagliato porta. Perché cocaina non ne spaccio.
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