Tangeri: dalla città bianca alla costa

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Un Marocco autentico, ospitale, ricco di storia e di ricordi, ma anche di stimoli artistici, di spiagge dorate e di scoperte del gusto. Cronaca di un week end lungo, in un dolce clima autunnale

Nell’estremo nord del Marocco, affacciata sullo Stretto di Gibilterra, Tangeri è una città affascinante. Ci ho trascorso un weekend lungo fuori stagione, assaporandone il dolce clima autunnale, e non me ne sono pentita. Vivace, cosmopolita e poco battuta dal turismo di massa, Tangeri ha un’atmosfera piacevole, rilassata, e offre molto da visitare. La cittadella fortificata, la Legazione degli Stati Uniti, i giardini, i palazzi, i caffè storici, il lungomare. Ho dormito in un riad, una casa tradizionale, nel centro storico, mangiato bene e speso meno che a Marrakech, che è molto più turistica. Ho cambiato solo pochi euro in dirham, la moneta locale, visto che l’euro è accettato quasi ovunque.

Dentro la kasbah

Il mio itinerario nella città vecchia, la kasbah, cinta da alte mura, è un susseguirsi ininterrotto di salite, discese e scalinate. Nelle stradine bianche rimesse a nuovo mi lascio condurre per qualche ora dalla guida locale che mi insegna a conoscere la città. Nella zona più elevata, visito il Museo della Kasbah, allestito in quello che era il Palazzo del Sultano. Merita soprattutto per gli ambienti di una dimora principesca con sala del trono e sala di ricevimento rivestite di mosaici, boiserie e stucchi e, alla sommità, i magnifici giardini. Nella piazza mi fermo al Café Salon Bleu, con un bell’affaccio sull’oceano, per un saporito cuscus di legumi accompagnato dal tè alla menta, che qui si beve sempre. Un panorama imperdibile anche quello che si gode dalla vicina Porta del Mare sullo Stretto di Gibilterra e la Spagna. Passeggio ancora tra le stradine di questa città sensoriale tra gli odori delle spezie, i datteri, le piramidi di olive, le arance in bella vista e, a tratti, il canto del muezzin che chiama alla preghiera. Passo davanti alla Grande Moschea, che si può vedere solo dall’esterno, e rientro al riad.

Il volto internazionale

Il secondo giorno scopro il volto internazionale della città, luogo d’incontro tra Oriente e Occidente. La mia prima tappa è la Legazione degli Stati Uniti (rue d’Amerique n. 8), un tempo sede dell’ambasciata americana. La visita del palazzo merita per le belle terrazze e le sale arredate con mobili d’epoca, fotografie, cimeli e dipinti. Inoltre, è sede di un interessante museo sulla storia delle relazioni del Marocco con gli Stati Uniti. Durante la Seconda guerra mondiale Tangeri venne usata dai servizi segreti Usa per operazioni d’intelligence e pullulava di spie e diplomatici. Negli anni Cinquanta e Sessanta, poi, tanti artisti, scrittori e musicisti la scelsero a caccia di libertà e ispirazione. Dal chitarrista Jimi Hendrix ai celebri scrittori americani Paul Bowles, William Burroughs, Jack Kerouac e molti altri che bazzicavano i trasgressivi caffè della kasbah. Per seguire le loro tracce, mi dirigo al Café Baba, in rue Sidi Hosni, dove sarebbero passati i Rolling Stones, così come al Caffè Hafa, in rue Hafa. Storico anche il Café Tingis nel Petit Socco, graziosa piazzetta che ricorda le piazze spagnole. Da qui imbocco l’animatissima rue des Siaghines, la via degli Orefici, dove acquisto i datteri di cui sono ghiotta. Il mio percorso termina al Gran Socco, la piazza del mercato, che fa da cerniera tra la città vecchia e la nuova. Qui prendo un taxi, molto economico, per Cap Spartel, l’estrema punta settentrionale del continente africano a 14 km dal centro. Affacciato sullo Stretto di Gibilterra, domina il punto in cui il Mar Mediterraneo incontra l’Oceano Atlantico. La vista è mozzafiato.

Splendori sul mare

Gli ultimi due giorni li dedico alla costa atlantica nella provincia di Larache, poco nota ma splendida. Con un’auto a nolo, dopo 40 minuti faccio tappa ad Asilah: bianca, ristrutturata e curata, con bastioni ben conservati affacciati sull’Atlantico, è una vera chicca. I muri dei vicoli sono decorati da murales che ogni estate artisti da tutto il mondo dipingono in occasione dell’Asilah Arts Festival (in luglio). Riparto e in mezz’ora raggiungo l’ecoretreat La Fiermontina Ocean, dove soggiorno, una struttura adatta a un anniversario o un’occasione speciale. Innanzitutto per il contesto naturale spettacolare con le ville incastonate sulle colline di fronte all’Oceano e la spiaggia di sabbia dorata a perdita d’occhio. Dormo in una suite immersa tra uliveti e frutteti ma per vivere un’esperienza diversa si può soggiornare nelle case in pietra, ricostruite secondo tecniche antiche, nel vicino villaggio di Dchier, dove sono gli abitanti ad accogliere gli ospiti. Io faccio colazione presso una famiglia che, in una casa semplicissima, mi offre una colazione sontuosa. Purea di fave, sfoglia al miele, crema di mandorle, marmellata di agrumi, pane cotto nel forno a legna e naturalmente tè alla menta. Ultima tappa del mio percorso, 15 chilometri a sud, è Lixus, uno dei siti archeologici più importanti del Marocco. Vista spettacolare sul fiume Loukkos, sulla cittadina di Larache e sull’Atlantico con scavi romani tra ulivi secolari. Resti dell’anfiteatro, della basilica, delle terme, di alcuni templi con mosaici. Mi colpisce il quartiere industriale, con le grandi vasche per la salatura del pesce, che fu il più grande del Mediterraneo e fece di Lixus un’importante città portuale e commerciale. Una bella scoperta.

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Testo di Francesca Piana pubblicato su Confidenze n 38/2025

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