Tiziana Pasetti
Trama – Samar Yazbek è una intellettuale siriana. Le intimidazioni e le minacce subite a causa del suo impegno nella lotta contro il regime l’hanno costretta a cercare rifugio altrove ma non ha mai smesso di essere parte attiva della denuncia, della testimonianza (consiglio la lettura di Passaggi in Siria e Diciannove donne, lavori eccellenti nati da ritorni ‘illegali’ nella sua Siria raggiunta a piedi attraverso il confine turco). Dopo il 7 ottobre 2023 si è recata a Doha, nel complesso di al-Thumama, in cui alloggiano oltre 2.500 sopravvissuti al genocidio di Gaza, per ascoltare le voci di chi è scampato al genocidio. La domanda che l’ha guidata è: dove va il dolore umano quando la giustizia viene meno? Ventisette testimonianze, nomi e cognomi di uomini, donne e bambini, il più vecchio ha 65 anni e il più giovane 13, trovano in Samar e in questo libro necessario un amplificatore per arrivare alle orecchie di chi vive esistenze ‘salve’, quantomeno dalla guerra, dalla tortura quotidiana, dall’arroganza di chi considera Dio uno strumento.
Un assaggio – Nada Issa Ayyash, 40 anni, campo profughi di Jabalia – Sono nata all’estero e sono tornata a Gaza, mi sono sposata e ho costruito una piccola famiglia in seno a una grande famiglia nel campo profughi di Jabalia. Siamo prigionieri a Gaza da molti anni! Da vent’anni vivo nella Striscia, vivo la morte, morte che va e viene, quattro guerre, forse, o cinque, ho perso il conto, ma non si era mai arrivati al punto di commettere un genocidio. Ogni anno ci sono state aggressioni israeliane, violenti bombardamenti, uccisioni indiscriminate… ma questa volta è diverso. Con il passare dei giorni, la mia gamba si è infiammata per via delle ferite infette. Avevo molte lacerazioni, mi mancavano pezzi di carne. Ho cominciato a sentire che il mio corpo era incompleto. Poi ho avuto un’emorragia vaginale, che è durata a lungo. Ho consultato dei medici per capirne la causa. Tutti mi hanno detto che non sapevano cosa stesse succedendo, dicevano che gli israeliani stavano usando armi nuove e vietate. Ci hanno lanciato veleni e sostanze chimiche che causano sintomi strani. Non era solo sangue: vedevo uscire grumi di carne e sangue. Sentivo qualcosa strapparsi dentro la pancia, per poi essere espulso. Dopodiché, il ciclo mestruale si è interrotto. Forse le tossine sono penetrate attraverso la pelle o sono state assorbite dalle ferite. Ho sofferto di infezioni in ogni parte del corpo, e le ferite non guarivano. Ma questo è solo il corpo… ciò che provo dentro non riesco a descriverlo. Le parole non mi bastano. Piango tutto il tempo, piangiamo ventiquattr’ore al giorno. Tutti quelli che amavo se ne sono andati. Bambini innocenti, splendidi come fiori, evaporati all’improvviso. Neonati con le labbra ancora sporche di latte morti soffocati dalle sostanze chimiche, la nonna, dolce come una brezza di primavera, quella nonna per cui, se qualcuno mi chiedeva: «Perché non lasci Gaza?», rispondevo di getto: «Non lascio la mia nonnina», quella nonna se n’è andata.
Leggerlo perché – Nessuna prosa creativa o immaginativa, solo una scrittura diretta per dare modo ai sopravvissuti e alle sopravvissute di trasformare le loro storie di perdita in narrazione di un genocidio deliberato e sistematico. Samar utilizza il metodo delle storie di vita, un ascolto prolungato, mai interrotto, poche domande, porsi come specchio vivo di un dolore agonizzante, prestare il ritmo del respiro a chi è soffocato dall’assurdità della cattiveria umana. La storia tratta eventi e riduce ogni vita a insiemi di numeri, il giornalismo sorvola e cede troppo spesso ai poteri, Samar fa quello che fa un bravo antropologo, un bravo sociologo: fa quattro passi indietro e ascolta. Senza paura, poi, (ri)costruisce il mondo con le parole, racconta, lascia testimonianze alla Storia.
Samar Yazbek, La vostra presenza è un pericolo per le vostre vite, Sellerio
















