Le parole contano, eccome se contano. Quelle che fotografano Ornella Vanoni le troviamo nel verso di una canzone di ben 58 anni fa quando senza mezzi termini canta “tristezza per favore va’ via. Tanto tu in casa mia no, non entrerai mai. C’è tanta gente che ha bisogno di soffrire e che ogni giorno piange un po’. Invece Ornella vuole vivere e cantare e deve dirti di no”. Ornella vuole vivere e cantare, ancora di più oggi che di anni ne ha 91, dopo essersi lasciata alle spalle il Covid e una frattura al femore. Lei “con la voglia e la pazzia” ci ha convissuto per un’esistenza, attraversando anche i ribaltoni della depressione, «ereditata» dal padre ma dalla quale non si è fatta schiacciare, spalancando sempre le porte all’allegria quando “sento il Carnevale entrare in me”.
Ornella con il trascorrere del tempo si è ritrovata con un pubblico “ringiovanito”, non più solo pelliccie e papillon ma ragazzi che cantano con lei Sant’Allegria, il brano contenuto nell’album Argilla del 1997, da lei rivisitato in una nuova versione con Mahmood (che ha un terzo dei suoi anni): la sua voce vibrante e vellutata unita a quella calda e avvolgente del principe del nuovo pop italiano. Ma questo non è l’unico spunto di attualità: nell’ultimo album, Diverse, la Vanoni rispolvera 12 tra i suoi brani più belli reinterpretandoli con sonorità contemporanee che strizzano l’occhio alla disco anni ’70 e all’elettronica, aggiungendendoci pure la ghost track Ti voglio bene, con Elodie e Ditonellapiaga, «due voci splendide» .
Lei, fenomeno da oltre 100 album pubblicati e 55 milioni di dischi venduti nel mondo, ha deciso di mettersi di nuovo in gioco: «Ero stufa di cantare le stesse canzoni sulle stesse basi. Così abbiamo lavorato su nuovi arrangiamenti e ne è uscito un disco non da ascoltare, ma da ballare».
Incredibile Ornella, che ha ritrovato nuova linfa dalla partecipazione costante a “Che tempo che fa”: «Da quando vado da Fazio mi sono conquistata una bella fetta di giovani. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie e mi dicono che mi vogliono bene perché li faccio ridere. Io sono così da sempre, non mi sono mai sentita una diva ma una che sa ridere di se stessa». E che sa cantare con «una voce che è come un profumo. Dopo averla ascoltata ci si sente bene, immersi in qualcosa di bello che rimane», così l’ha radiografata Jovanotti.
«La verità è che – come dice lei- solo se la tua musica parte dal cuore, la voce vola oltre il corpo e diventa un destino infinito». Il destino, già, quello che le ha fatto cambiare i progetti iniziali. Nata a Milano il 22 settembre 1934 da Nino, industriale farmaceutico, e da Mariuccia, dopo aver studiato dalle Orsoline, ha frequentato diversi collegi in Svizzera, Francia ed Inghilterra per imparare le lingue e diventare estestista. «Da ragazzina avevo l’acne – ricorda – e avrei voluto curare la pelle, la mia e quella degli altri. Ma la verità è che dopo il mio girovagare in Europa, tornata a Milano non sapevo che fare. Un’amica di mia mamma mi lanciò l’idea di diventare attrice perchè avevo una bella voce. Mi iscrissi alla scuola di recitazione del Piccolo Teatro il giorno degli esami d’ammissione davanti a una commissione con Giorgio Strehler e Paolo Ferrari ero terrorizzata, tanto da sentirmi male. Con la V di Vanoni venni chiamata per ultima, avevo il cuore a mille. Recitai un pezzo dell’Elettra, ero follemente emozionata, chiedevo scusa a tutti, mi interrompevo. Ma mi presero, l’anno seguente divenni la compagna di Strehler, suscitando scandalo. Avevo 20 anni, lui 35, era sposato e a quei tempi non c’era il divorzio». Durò un anno, poi lo lasciò nonostante lui l’amasse alla follia ma lei non voleva restare intrappolata nel vizio della cocaina di cui lui faceva uso.
Donna di passioni e appassionata ha attraversato storie sentimentali importanti, prima con Gino Paoli, poi con l’impresario teatrale Lucio Ardenzi, sposato nel 1962: «Avevo 26 anni – ha sempre detto – , l’età giusta ma non l’uomo giusto. Non l’ho mai amato». Lo lasciò poco prima della nascita del figlio Cristiano, dal quale ha avuto due nipoti, Matteo e Camilla. Poi al suo fianco arrivarono Danilo Sabatini con il quale fondò la casa discografica Vanilla e, negli anni ’90, l’avvocato e manager veneziano Vittorio Usigli. Ma da quasi 30 anni, Ornella è sola: «Dopo tante delusioni, non sono più interessata. Ho detto basta con gli uomini. Ora il mio amore è solo per Ondina, il mio barboncino nero. Io e lei siamo due ragazze libere».
Ornella Vanoni è un’artista completa, ha fatto l’attrice a teatro e al cinema, la conduttrice in tv, l’interprete, la cantautrice e si è sbizzarrita in un repertorio ampio e poliedrico, esordendo con le canzoni della mala, passando al pop d’autore, alla bossa nova (esaltante la sua collaborazione con Toquinho e Vinicius de Moraes) e al jazz («Mi piacerebbe tanto tornare al Blue Note a suonare e cantare il jazz» ha confessato). C’è una canzone che più di ogni altra l’ha fatta entrare nel cuore degli italiani e conoscere nel mondo, L’appuntamento (1999) che almeno una volta ognuno di noi ha cantato e…. sognato: “Amore, fai presto, io non resisto. Se tu non arrivi, non esisto. Non esisto, non esisto” e lei ammette che con questo brano ha conquistato molti cuori. Esattamente come molti sono stati i premi vinti da Ornella (tris con il Tenco, nel 1981 il Premio, nel 1984 la Targa e nel 2022 è stata la prima artista a cui è stato conferito il Premio Tenco Speciale), mentre, nonostante le 8 partecipazioni al Festival di Sanremo, non è mai riuscita a farlo suo. Ma c’è un complimento che vale più di ogni trofeo perché a farglielo è stato Lucio Dalla: «Ornella è musica, quando parla, quando canta e anche quando dorme. Non so se russa, ma se lo fa, sicuramente russa soul». Applausi a scena aperta.
Testo di Paola Pellai pubblicato su Confidenze 48/2024.
















