One love in Giamaica

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Viaggio nell’isola caraibica che punta sul turismo, ma cercando di preservare i suoi tesori. Dalle spiagge d’incanto alla foresta tropicale

Sono atterrata in Giamaica sognando il mar dei Caraibi di James Bond. Chi ha un’età almeno over 50 non dimentica la scena di una radiosa Ursula Andress in bikini che esce da un mare turchese e fa girare la testa a Sean Connery in 007 Licenza d’uccidere. Le atmosfere alla Ian Fleming, papà di 007, sono ancora vive a Oracabessa nella casa dello scrittore che oggi è un resort super esclusivo con laguna privata. Di certo tanta bellezza naturale ispirò Fleming, che qui s’inventò i nomi Goldeneye (che era la spiaggia) e James Bond (che era uno sconosciuto ornitologo).

Mare da tutelare

Il mare, del resto, è un patrimonio dell’isola caraibica che i giamaicani hanno deciso di preservare in tutti i modi, spesso grazie a interventi virtuosi dei privati. Come fa la famiglia Morrow, proprietaria dal 1948 del Jamaica Inn a Ocho Rios, ex villaggio di pescatori oggi grande porto e meta di villeggiatura. In questo resort dalle sofisticate atmosfere coloniali, infatti, le ultime generazioni lavorano con la locale università nella protezione delle tartarughe, organizzano programmi di sensibilizzazione ambientale e si fanno poi aiutare dagli ospiti che sanno immergersi nella ricostituzione della barriera corallina. Anche Sandals Resorts, con diverse splendide strutture nelle più affascinanti località dell‘isola, ha una fondazione che sostiene interventi sia in mare sia sulla costa, con i vivai di coralli, la riforestazione delle mangrovie e programmi di educazione ambientale per i giovani. Una battaglia che a Negril, sulla costa meridionale dell‘isola, dove si trovano le spiagge più lunghe e più frequentate dai turisti, porta avanti Kurt Splittdorf, attivista, istruttore subacqueo e direttore di Aquanaut, un progetto che unisce attività turistiche responsabili (eco snorkeling e immersioni) con il restauro dei coralli, la pulizia delle spiagge e programmi per gli studenti.

Dove si coltiva il caffè

Anche le Blue Mountains, la catena montuosa interna che sembra l’ossatura dell’isola, stanno diventando un tesoro sostenibile. Qui da sempre si coltiva una delle qualità di caffè più pregiate del mondo come nella Craighton Coffee Estate, piantagione di proprietà giapponese. Qui si ammira una splendida casa coloniale in cima alla montagna, si degusta il famoso caffè Blue Mountains, specialità locale, e si passeggia fra le piante, godendosi la vista su colline verdi come smeraldi a cui fa da contrappunto un mare di zaffiro. Per le più sportive, la Giamaica offre tanti luoghi per praticare trekking in modo sostenibile su sentieri come quello che attraversa il Rocklands Bird Sanctuary, il santuario degli uccelli a Montego Bay: era il paradiso di Lisa Salmon, ornitologa dallo spirito indomito che, dagli anni ’50 del secolo scorso, nella sua casa-santuario addestrava gli uccelli selvatici a nutrirsi in mano.

tra fiumi e laghetti

Il soggiorno mi ha riservato alcune sorprese inaspettate nell’entroterra. Mi ricorderò sempre le acque dolci, freschissime e corroboranti dei fiumi che attraversano la foresta pluviale. Sono numerosi i “blue hole”, veri occhi di cielo turchesi nel verde intenso della vegetazione tropicale dove è possibile praticare un canyoning semplice e divertente. Come il Dunn’s River che si percorre a ritroso, arrampicandosi fra rocce, cascatelle e spruzzi risalendolo per alcune centinaia di metri dalla foce nel Mar dei Caraibi. Elettrizzante anche Island Gully Falls, dove è possibile fare, in tutta sicurezza, tuffi adrenalinici, anche da una decina di metri; quelle che non si sentono di affrontarli, possono comunque ammirare, con i piedi nei rivoli d’acqua, le cascate che scendono da una montagna in mezzo a una giungla intricata. Un bagno decisamente più rilassante, in una sorta di eden tropicale è quello che si fa nelle piscine naturali circondate da fiori di zenzero e ibiscus delle YS Falls. L’acqua è fresca e cristallina, le vasche di roccia sono sovrastate da un tetto di rami e liane, fra cui occhieggia il blu del cielo. Per chi vuole cedere alla pigrizia ed essere lentamente trasportato da una zattera di legno che scivola su un fiume placido, consiglio la discesa del Martha Brae River. Un pizzo di foglie, fiori come lampi di colore, sciabordio dell’acqua e il profumo delicato della foresta accompagnano per un’ora di idilliaca comunione con la natura.

Bob e il suo mondo

Non potevo certo lasciare l’isola senza una visita alla casa di Bob Marley a Kingston, dove la favola di questo figlio della Giamaica è ancora vivissima. Faccio il giro guidato nel suo studio di registrazione, all’epoca all’avanguardia, tenuto come un santuario, nella cucina dove Bob sperimentava ricette naturali e vegetariane, nella stanza dove ci sono giornali da tutto il mondo che parlano di lui.

Per comprendere meglio le radici della sua musica, vi consiglio di visitare un villaggio rastafariano. Quella rastafariana è una cultura peculiare e contemporaneamente un credo religioso cristiano, ma con l’imperatore etiope Hailé Selassié come profeta. Gli adepti cercano la purezza del corpo con uno stile vegetariano e astemio, ma usano la ganja, la marijuana, erba sacra che aiuta preghiera e meditazione. Ancora oggi piccole comunità sull’isola gestiscono villaggi che vivono secondo questi principi, con una visione del mondo pacifista, favorevole all’uguaglianza e all‘autodeterminazione dei popoli.

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Testo di Elena Bianco pubblicato su Confidenze 51/2025

Foto: Istock

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