Il vero eccesso delle feste? Non è il cibo

Natura
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Tra stimoli continui, impegni forzati e zero pause, a Natale sovraccarichiamo il sistema nervoso prima ancora dello stomaco. E l’organismo va in crisi molto prima del panettone...

A Natale diamo sempre la colpa al piatto: troppo ricco, troppo abbondante, troppo dolce. Se dopo le feste ci sentiamo stanchi, gonfi o con la testa annebbiata, la spiegazione sembra semplice: abbiamo mangiato troppo.

Spesso è così, intendiamoci. Ma non è tutta la storia. Il nostro corpo sa gestire un eccesso alimentare occasionale meglio di quanto pensiamo. Ciò che tollera male, invece, è un altro tipo di eccesso: quello che non finisce mai. Rumore, impegni, tavolate infinite, conversazioni forzate, sonno ridotto, zero pause vere.

Durante le feste non cambiano solo cosa e quanto mangiamo. Cambia il ritmo di tutto: si va a letto più tardi, si dorme peggio, si mangia a orari irregolari, si è sempre “in mezzo a qualcosa”. Il sistema nervoso resta iperattivo, senza mai spegnersi davvero.

E quando il corpo è in sovraccarico, reagisce: aumenta la fame “strana”, quella che non ha molto a che fare con lo stomaco vuoto, e cresce il desiderio di cibi più gratificanti, zuccherati o alcolici. Non per mancanza di forza di volontà, ma perché il corpo cerca una via rapida per abbassare il volume.

In questi giorni il cibo diventa il bersaglio ideale: è lì, ben visibile, facile da accusare. Lo stress no, è più silenzioso. Soprattutto nelle donne, abituate a tenere insieme tutto, senza fermarsi troppo a chiedersi come stanno davvero.

Il risultato è quella sensazione diffusa di saturazione: mentale, prima ancora che fisica. Come se tutto fosse “troppo”: troppo rumore, troppe persone, troppe richieste. E troppo poco spazio.

Già, lo spazio. Quello che a Natale tende a sparire. Ogni momento è condiviso, ogni pausa riempita, ogni giornata organizzata. Ma il corpo recupera nel vuoto, non nell’aggiunta. Nel silenzio, non nello stimolo continuo.

Forse è proprio qui che si gioca l’equilibrio delle feste. Non nel controllo ossessivo di ciò che mangiamo, ma nella possibilità di ritagliarci micro-pause: una passeggiata da soli, un risveglio più lento, dieci minuti senza parlare con nessuno, senza fare nulla. Non per “rimediare” agli eccessi, ma per permettere al sistema nervoso di tornare a respirare. Quando succede, spesso tutto il resto si rimette al suo posto, persino il rapporto con il cibo.

Perché il vero eccesso delle feste, alla fine, non è tanto – o non è solo – quello che mettiamo nel piatto. È tutto ciò che chiediamo al nostro corpo di sostenere senza tregua. Accorgercene già cambierà molto.

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