Come un giardino da coltivare

Cuore
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Il nostro messaggio per San Valentino: non smettere mai di far crescere la pianta dell'amore

Sempre più relazioni sembrano esaurirsi in un braccio di ferro. Eppure esiste un modo per proteggere e far crescere i sentimenti, passando dalla simbiosi con il partner a un rapporto più maturo

Nelle scorse settimane si è tanto parlato della cantante Shakira e della sua reazione al tradimento del compagno, il calciatore Piqué, che l’ha vista vendicarsi screditando la nuova fiamma di lui. Ma può l’amore essere vendetta?

 

L’amore può tutto

L’amore è un abbraccio. Non è un braccio di ferro. E il primo amore che, nel tempo, genera autostima e ci rende felici di essere venuti al mondo inizia con l’essere stati concepiti, accettati, desiderati. Inizia dunque già nel grembo materno laddove il feto ascolta e sogna.

Giovanni Bollea, il grande neuropsichiatra infantile, mio maestro, indicava, dopo “la simbiosi” vissuta dal feto durante la gravidanza, “la diade” quale momento della nascita che rappresenta il primo distacco. Infatti, all’essere due persone in un solo corpo, fa seguito la diade che si trasforma, con la nascita, in quel primo traumatico distacco che segna il passaggio dal totale contenimento al vuoto. Quel vuoto del venire al mondo che è, da subito, lenito sia dalla traccia dell’odore del corpo della madre che il neonato, dopo un’ora, già riconosce, sia dall’abbraccio materno e dalla presenza paterna e sia dall’essere costantemente alimentati, cullati, accuditi.

L’innamoramento di chi è cresciuto, funziona proprio come nella simbiosi e nella diade. Quando, da grandi ci innamoriamo, ci sentiamo “fusi” due in uno e, dunque, in simbiosi con il nostro oggetto d’amore. E come nella diade, quell’amore lo facciamo nascere, lo presentiamo al mondo degli altri e ce ne prendiamo cura tenendo conto della nostra storia familiare, educativa, culturale.

Quando la fase dell’innamoramento si attenua e si affronta la continuità quotidiana del rapporto, dobbiamo coltivare l’amore quasi fosse un giardino. E dargli, come nella triade, suggerita da Bollea, una “legge del padre” che regoli la relazione tra i partner, il loro comportamento, che deve radicarsi non soltanto nel piacere, ma nel dialogo, nel rispetto, nella conoscenza di sé e dell’altro. Nella fatica del condividere e del decidere insieme al partner dove l’amore ci può condurre.

Così da evitare fraintendimenti e tradimenti. Poiché quando si tradisce qualcuno, il vero tradimento si fa a se stessi. Anzi, quel tradimento è il segnale della caduta di un’intimità e di una fiducia che dovrebbero, indurre a chiarire con il partner qualsiasi difficoltà possa intralciare il costante fiorire del giardino del reciproco amore.

Coltivarlo ogni giorno è un impegno che aggiunge spessore e benessere alla qualità della vita. L’amore è la base di un’economia dell’anima che va praticata e accresciuta con dedizione ma anche con quelle competenze a nostra disposizione che, se acquisite, sono in grado di salvaguardare le coppie e le famiglie, dalle frustrazioni, dall’odio che le assedia e le minaccia. “L’amore può tutto!”. E chi lo pratica , sa che è vero.

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articolo pubblicato su Confidenze n. 6 2023

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