Due nonne per due nipoti

Cuore
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Rileggi sul blog Due nonne per due nipoti, pubblicata sul n. 15 di Confidenze, è la storia più apprezzata dalle lettrici su Facebook

 

Quando ho visto Matteo e Giulia, tutti sporchi di terra, giocare al parco con Maria, la mia consuocera, non ho resistito e ho dato in escandescenze. Senza accorgermi che intanto i bimbi erano spariti… Alla fine ho scoperto in lei una preziosa alleata

Storia vera di Antonia D. raccolta da Marisa Saccon

 

Dovrei andare in posta per pagare la bolletta della corrente ma non ne ho voglia. Sono le quattro del pomeriggio e non mi va di lasciare la mia postazione davanti alla finestra. Devo controllare tutti i movimenti di quella svampita di Maria, la suocera di mia figlia. In questo momento sta al parco che si trova proprio di fronte a casa, con Matteo e Giulia, i miei due nipoti.

Da quando mi ha sostituito nel ruolo di nonna, sono furiosa con lei e offesa con mia figlia Claudia, che pensa sempre e solo al lavoro. Fino al mese scorso, i suoi figli stavano tutto il giorno a casa mia. Me li lasciava il mattino presto e veniva a riprenderseli la sera poco prima di cena.

Sia chiaro, amo i miei nipoti, ma seguirli per un’intera giornata, da mattina a sera, è davvero impegnativo e io non riuscivo più a sostenere quei ritmi.

Sono una donna in pensione che ha lavorato una vita intera, non ho più le energie di una giovincella, comincio ad avere qualche acciacco qua e là, ma quel che Claudia non ha ancora capito è che finalmente sto ritrovando i miei spazi per coltivare le mie passioni, come il lavoro a maglia, per esempio. E poi adoro cucire, disegnare modelli, dilettarmi con la bigiotteria, confezionare piccoli gioielli che sono le mie creazioni.

Tutto questo non potevo più farlo. Mi ero ridotto a una nonna a tempo pieno, stressata, stanca, insofferente e scontenta.

Alla fine io e Claudia abbiamo litigato e, tra le righe, le ho fatto capire che non è una buona madre a parcheggiare i figli dalla nonna dalla mattina alla sera, e che non esistono solo il lavoro e la carriera.

Per dispetto, Claudia si è rivolta alla suocera che, tutta felice, si è resa disponibile a tenere i nipoti. In realtà, mia figlia ha solo cambiato parcheggio.

Oggi sono nervosa. Esco da casa e mi apposto dietro un albero, vicino alla panchina dove Maria sta armeggiando con un sacchetto di pane dal quale estrae due tramezzini pieni di schifezze e gonfi di maionese. Sarebbe quella la merenda salutare che rifila ogni giorno ai miei nipoti?

Maria li chiama e loro arrivano con le mani sporche di terra. Consegna loro una salviettina improbabile con la quale pulirsi sommariamente, mentre vicino a loro c’è una fontanella dove i miei nipoti potrebbero lavarsi le mani.

La rabbia mi monta dentro e, senza pensarci due volte, marcio decisa e minacciosa verso la panchina di Maria che apostrofo con fare brusco e arrogante. Le dico, senza tanti giri di parole, che non si può proporre a due bambini una merenda tanto schifosa e che dovrebbe ripassarsi il decalogo delle norme igieniche, perché non è ammissibile che due bambini si puliscano la terra dalle mani, con una salvietta umida quando vicino a loro c’è una fontanella di acqua dove potersi lavare.

I bambini, sorpresi di vedermi apparire così all’improvviso, restano a fissarci stupiti, mentre io e Maria iniziamo a strillare e a insultarci a vicenda. Evidentemente non stiamo dando un bello spettacolo perché qualcuno si sta dileguando in fretta e altri ci stanno fissando come se fossimo due pazze.

Non so quanto sia durata la nostra vergognosa performance, ma quando finalmente ci calmiamo, ci rendiamo conto che siamo sole e che dei nostri nipoti non c’è più traccia.

Li chiamiamo a gran voce e li cerchiamo ovunque. I loro giochi sono abbandonati per terra ma di Matteo e Giulia neanche l’ombra.

Preoccupate e allarmate, percorriamo in lungo e in largo tutto il parco ma, quando realizziamo che abbiamo perso i nostri nipoti, il panico ci invade.

Maria comincia a iperventilare mentre io sento che sto per svenire.

Cominciamo a darci la colpa a vicenda, finché non ci rendiamo conto che siamo ridicole e che il nostro comportamento è da censurare.

 

Cerchiamo di calmarci e, finalmente, ci guardiamo negli occhi. Maria sembra riflettere i miei: vedo una donna stanca, stressata, irritata e scontenta. Non credo che negli ultimi 15 giorni si sia divertita a fare la nonna a tempo pieno.

Si lascia andare su una panchina, mentre lacrime di frustrazione e di preoccupazione le rigano il viso.

«Antonia, abbiamo perso i ragazzi. Cosa facciamo adesso? Chi lo dice a Claudia?».

Mi lascio andare sulla panchina, accanto a lei. «Se non li troviamo, dobbiamo denunciare la loro scomparsa alla Polizia» le rispondo, con un nodo che mi chiude la gola. Ho paura, tanta paura e mi sento una nonna irresponsabile, indegna, inadeguata. «Li abbiamo spaventati e li abbiamo fatti scappare noi».

Passiamo l’ora successiva a cercarli di nuovo nel parco e fuori dal parco, finché non prendiamo la decisione di tornare a casa da Maria per prendere i documenti dei nostri nipoti e andare alla Polizia per denunciarne la scomparsa.

Durante la strada di ritorno, un silenzio pesante cala tra noi due. Sentiamo i nostri respiri affannosi, i nostri pensieri cupi, i nostri sensi di colpa, la paura e la preoccupazione.

«Mi dispiace Maria, di averti aggredita» le dico, contrita.

Lei fa un gesto con la mano, quasi a spezzare la ragnatela dei pensieri dentro i quali è rimasta impigliata: «Avevi ragione. Non sono una brava nonna. Non so cucinare e fare le torte fatte in casa come sai fare tu. Sono un disastro su tutta la linea. Ti ho sempre ammirato, Antonia» mi confessa all’improvviso. «Sai essere una perfetta padrona di casa, sai lavorare con i ferri e fare splendide maglie! Invidio il tuo look meraviglioso, mai banale, i vestiti che ti confezioni, il modo in cui abbini gli accessori che crei tu. Sei una donna di classe, Antonia».

Resto a fissarla, sbalordita. Non mi aspettavo una dichiarazione di stima di questo genere. «Io invece ero gelosa di te» le confesso. «Del fatto che tu sei la nonna un po’ naïf, la nonna preferita, quella che ti permette di sporcarti, di mangiare schifezze, quella che gioca con te, che sa raccontarti le favole, che sa incantarti con i suoi racconti» mentre parlo, sento che tutta la rabbia e il rancore che covavo dentro, si stanno sciogliendo dentro gli occhi stupiti e lucidi di Maria. «Ho sempre ammirato questo lato del tuo carattere. Il tuo impegno nel sociale, la tua attività di volontariato, il modo in cui ti spendi per gli altri, gli eventi di beneficenza che sai organizzare in modo impeccabile, i mercatini che metti in piedi per raccogliere i fondi per la Città della Speranza, la tua attività dentro l’associazione di cui fai parte. Sei una donna meravigliosa, Maria».

Maria piange e scuote il capo: «Sono 15 giorni che non riesco più a seguire nulla e mi sento in colpa. L’associazione ha bisogno di me, ma io non sono ancora riuscita a organizzare l’evento di beneficenza previsto per fine mese e il tempo passa e io non so come fare, perché Matteo e Giulia mi stanno impegnando tutta la giornata, ma io non riesco a dire a Claudia che non ce la faccio più!».

 

Mentre guadagniamo il pianerottolo, ci raggiunge, in sottofondo, il rumore della televisione che proviene dall’appartamento di Maria.

Troviamo Matteo e Giulia spalmati sul divano che stanno guardando un cartone animato. Ci accolgono con uno sguardo di rimprovero e, senza scomporsi, Matteo ci informa:«Siamo entrati con le chiavi di scorta che mamma ci ha dato, e adesso vorremmo fare merenda con latte e biscotti».

Non sappiamo se essere felici di aver ritrovato i nostri nipoti sani e salvi, oppure se vergognarci per lo spettacolo poco edificante che abbiamo dato loro.

Quel che è certo è che quel pomeriggio è stato uno dei più belli che abbiamo mai trascorso tutti insieme: a leggere favole, a giocare, a fare la lotta con i cuscini, a cucinare la torta più buona del mondo mentre io e Maria ci siamo raccontate nell’intimità della sua cucina.

Quella sera abbiamo parlato a Claudia e finalmente ci siamo accordate sulla divisione dei ruoli: avremmo fatto entrambe le nonne part time, turnandoci di mattina e di pomeriggio. Sembrava assurdo che non ci avessimo pensato prima…

Da quel momento, la mia vita è cambiata. Ho la possibilità di stare con i miei nipoti e di prendermene cura senza stressarmi troppo e ho trovato un’amica come Maria, una donna piena di risorse della quale ignoravo il valore e la grande umanità.

Dal suo canto, Maria si è molto legata a me. Mi ha coinvolto nei suoi mercati di beneficenza e io mi diletto a confezionare berretti, sciarpe e guanti di lana che vengono venduti per raccogliere fondi.

Maria è stata bravissima: nel giro di due settimane ha organizzato l’evento di raccolta fondi in maniera impeccabile. Durante la serata saranno previsti il karaoke, degustazione di vino e cibo e una lotteria. Maria si è occupata di tutto, perfino dei permessi, delle tasse, e del lavoro dei suoi collaboratori volontari.

La mia stima incondizionata nei suoi confronti è aumentata in modo esponenziale negli ultimi giorni. Così come la sua, nei miei.

Finalmente è arrivato il momento di inaugurare la serata di beneficenza. Maria è emozionatissima mentre sale sul palco.

Indossa un vestito color glicine che le evidenzia il fisico asciutto e la profondità degli occhi, e una splendida collana e un bracciale, perfettamente abbinati al vestito e al trucco.

Sono molto fiera del mio lavoro.

Mentre si avvicina il microfono, sale una vocina dal fondo della sala: «Quella è la mia nonna Maria!» è Matteo, gonfio di orgoglio. «Il vestito glielo ha fatto la nonna Antonia».

Il mormorio della risata che accoglie le sue parole, si diffonde nella sala.

Come una carezza lieve e gentile, dissolve ogni imbarazzo e fa partire un affettuoso applauso che riscalda l’atmosfera.

Io e Maria ci guardiamo, complici. Quell’applauso, lo sappiamo, è tutto per noi due.

Per due persone in gamba, due donne piene di risorse, due ottime imprenditrici, due brave amiche.

Ma più di tutto, mi piace pensare che gli applausi entusiasti di Matteo, di Giulia e di mia figlia Claudia, siano soprattutto per due nonne fantastiche!

 

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