Forza, ragazze

Cuore
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Ecco l'editoriale dell'ultimo numero: lo abbiamo dedicato al tema della violenza contro le donne

«Come sta la Roby?». «Bene, dài. Però sta sempre con quel tipo…». «Quello già fidanzato, che la chiama solo quando la sua ragazza non vuole vederlo, magari all’una di notte? Ma perché ci sta?». «Be’, sai com’è la Roby». La Roby ha 24 anni, una mamma iperansiosa che la soffoca senza proteggerla e un padre che, da quando è nata, le dice solo “sei stupida”. Passa da un ragazzo che sta per sposarsi e la tratta come uno scendiletto a un altro ancora peggio. Riempie i vuoti con shopping compulsivo e racconta a se stessa di essere libera.

Tiziana ha un paio d’anni meno, è cresciuta in provincia, sentendosi un po’ strana. Perché la sua famiglia non era come le altre, con il papà che a un certo punto è sparito, la mamma che stava in casa a piangere e lei era una bambina che non sapeva a chi aggrapparsi. Quando è diventata una bellezza, ha scoperto di avere qualcosa che la rende visibile, ora usa il suo corpo lavorando in discoteca, ma il suo ragazzo le ha detto che se un uomo le chiede qualcosa in più… in fondo perché no, i soldi fanno comodo, non le pare? Lei ha accettato perché lo ama.

Fulvia è figlia di una madre single, che ha fatto mille sacrifici per crescerla, nell’insicurezza economica e affettiva. Ha avuto un’adolescenza difficile, è stata anoressica, è arrivata a pesare pochissimo, poi ha trovato un ragazzo che le vuole bene davvero. O almeno così le dice, peccato che sia straniero e sia già stato arrestato una volta per spaccio… Lei sta pensando di sposarlo (!), così almeno è sicura che potrà restarle vicino.

Sono amori questi, secondo voi? Non avreste voglia di urlare: “No ferma, cosa stai facendo? Molla subito quel tipo, tu meriti molto, molto di più!”. Il fatto è che ognuna di queste ragazze (storie vere, ho cambiato solo i nomi) crede di amare e di essere riamata e difende con forza la sua storia dalla critiche di chiunque. Ma è fin troppo facile vedere che questi rapporti, dove accetti di tutto per l’illusione di contare qualcosa per qualcuno, sono culle di infelicità, incubatori di violenza. E se molte donne, dopo avere sopportato per anni relazioni malate, trovano la forza di reagire e ricominciare, sole o con l’aiuto dei centri antiviolenza, sono purtroppo ancora tantissime quelle che tacciono e subiscono. Per non restare sole, per poca stima di sé, per vergogna all’inizio (leggete la storia a pag. 28), per paura poi. La Giornata contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, è un’occasione per fare il punto. Un’occasione triste, che sarebbe un sogno lasciarsi alle spalle. Ma per adesso resta indispensabile, a ricordare che ogni violenza sulle donne è un crimine, non un atto d’amore.

Confidenze