Il perdono

Cuore
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Non si può decidere di perdonare. Il perdono è una grazia, che grazia soprattutto colui che perdona. Liberarsi dal peso del rancore è una grande salute

Il perdono è una retorica della modernità. Gli antichi sapevano il peso delle azioni, e la tragedia greca è fondata su questo. Adesso invece capita di vedere, nell’oscenità dell’informazione, un cronista che insegue con il microfono qualcuno a cui  hanno ammazzato una persona cara, e gli chiede: «Ma lei ha perdonato l’assassino?». Come si fa a essere così sciocchi e brutali.

Ma senza parlare di casi gravi ed estremi, il perdono viene trattato con leggerezza, come un obbligo della volontà. Non si può “decidere” di perdonare. Il perdono è una grazia, che grazia soprattutto colui che perdona. Liberarsi dal peso del rancore è una grande salute. “C’è un certo giorno/ come un peso buttato via/ quando in noi il rancore è domato”, scrive Marina Cvetaeva. C’è chi gode nel piacere infernale del rancore, ma chi aspira a tenere fresca l’anima, quando riesce a perdonare lo sente come una guarigione. Esser costretti a odiare è una condanna, fa male alla salute, è come mangiare immondizia, e solo quella. Si può perdonare anche in amore, ma come per ogni altra colpa, per perdonare qualcuno bisogna che ci sia stata la redenzione, che chi è venuto meno sia mutato, che ti voglia bene con maggiore pienezza, dopo che ti ha fatto del male: che si possa di nuovo, sinceramente, ridere insieme.

Cosa non perdono? La slealtà. Però nell’amicizia se vengo tradita mi tradisco da sola, perché attribuisco abusivamente delle qualità eroiche a persone che non le hanno e non mi hanno nemmeno fatti credere di averle. E poi mi indigno se capisco che l’altro non è come arbitrariamente lo avevo disegnato. Ma lui che colpa ne ha, poveretto? È una forma di arroganza pretendere che il prossimo sia come lo vorremmo.

Anch’io non sono stata perdonata (nell’amicizia), ovvero non ho saputo meritare il perdono. Da una mia amica, cui dissi di lasciare il suo uomo perché non lo amava, perché ero nella retorica della passione romantica come unica degna dell’amore, non sapevo ancora che i modi d’amare sono molti, e che ciò che io chiamavo finzione era tenerezza.

Ma la cosa più tormentosa è non perdonare a se stessi. Se è colpa degli altri, pazienza, hai subìto un danno, sei innocente. Ma quando sei tu che sbagli, e capisci quanto sei stato volgare, insensibile, ingiusto- ti scopri come non vorresti essere, fuori dall’immagine benevola che ti sei fatto di te, insomma ti fai schifo – quello, veramente, distrugge.

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