Matrigna è un nome brutto

Cuore
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Nelle fiabe è sempre perfida e malvagia. Nella realtà, invece, può essere un tesorino come la mia. Sì, perché io ho avuto una matrigna top

«Matrigna è un nome brutto. Non voglio farvi da mamma, ma essere al vostro fianco». Le parole che Laura Pausini ha dedicato ai ragazzi nati dal primo matrimonio del marito Paolo Carta confermano un’inconfutabile verità: la definizione “matrigna” è davvero brutta.

Eppure il mondo moderno, ormai pullulante di famiglie allargate, è pieno zeppo di queste figure. Per fortuna, però, molte di loro di orrendo non hanno proprio nulla. Tant’è che preferirebbero essere appellate in modi diversi, come recita il titolo di un articolo su Confidenze in edicola adesso: Non chiamarmi matrigna.

Nella mia vita ne ho avuta una. Lo sono stata anch’io. Ed entrambe le esperienze non hanno visto personaggi crudeli né spietati come quelli delle fiabe, anzi.

Partiamo dall’adorabile tesorino entrato nella vita del babbut quando io avrò avuto una decina di anni. E rimasto con “noi” per un’eternità.

Bella come il sole, simpatica, capace di guardarmi crescere senza mai azzardare il ruolo di mamma, ma comportandosi con estrema disponibilità nei miei confronti, questa matrigna super top per me è sempre stata un mito.

Non solo. Con il suo stile a metà tra l’amica e la parente meno severa della famiglia, si è trasformata nella migliore compagna di un lungo viaggio. Che, senza saperlo, mi ha addirittura insegnato come ci si comporta con le figlie di un’altra.

Questo non toglie che quando ho indossato io, per la prima volta, i panni della fidanzata di papà, all’inizio ero terrorizzata. Ed ecco come sono andate le cose.

Dopo qualche mese che ci eravamo conosciuti, il compagno di allora ha proposto di raggiungermi in montagna con le sue bambine per una vacanza tutti insieme.

Così, c’è stato un giorno in cui la truppa era in macchina mentre io, aspettandola già sulla neve, al telefono confessavo a un’amica: «Sono appanicata all’idea di essere in soggezione davanti a un’undicenne e a un’ottenne».

In realtà, le ragazzine si sono presentate scialle e sorridenti. E nel giro di poche ore le cose sono andate lisce come l’olio, nonostante le due fossero state scaraventate in pasto alla matrigna. Per tutto il periodo del Natale!

Certo, a favorire tanta armonia ha contribuito la presenza dei miei figli. Che si è rivelata fondamentale per avvolgerci in quell’atmosfera gioiosa e amichevole che solo i giovanissimi riescono a generare con estrema naturalezza.

Infatti, le bimbotte ancora piccine erano affascinate dai “fratellastri” teenager. I quali a loro volta, appena entrati nell’età ingrata in cui le coetanee non se li filavano di striscio, si sentivano finalmente fighissimi agli occhi delle baby “sorellastre” pseudo adoranti.

In tutto questo ambiente glassato, poi, c’era la ciliegina sulla torta: noi adulti increduli davanti all’idillio fulmineo.

Quella vacanza, insomma, è stata l’inizio di un rapporto splendido tra me e le favolose ragazzine, che non è finito neppure quando loro padre e io ci siamo lasciati. Morale, ancora oggi continuo a vederle crescere, mentre loro vedono me invecchiare.

Meno felice, invece, è il mio secondo ruolo di matrigna. Nel quale sono considerata alla stregua della perfida e malvagia regina Grimilde.

Ovviamente il dettaglio non mi fa per niente piacere. Dalla mia, però, ho che le ragazze sono grandi. Hanno una vita propria. E non è necessario frequentarsi. Quindi, non ci penso.

Ma le rare volte che mi capita di farlo, ringrazio fino allo stremo. Perché essere stata al fianco delle buffe e tenerissime E & C quando vedersi era un giocoforza è stata una fortuna pazzesca. Motivo? Nell’immaginario collettivo la matrigna è un’arpia per definizione. Però, ho sentito parlare anche casi di figliastre non proprio perle.

Confidenze