Mia

Cuore
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Una madre apprende che la figlia è incinta a 18 anni, anche lei l'ha avuta che era giovanissima. Tra emozioni e ricordi ecco la storia più votata per il n.19

«Sono incinta» disse mia figlia. Aveva solo 18 anni e nel suo sguardo colsi luce e ansia insieme. Anch’io, però, ero giovanissima quando nacque lei e crescerla fu un’avventura meravigliosa. Felice, abbracciai lei e la creatura nella sua pancia

storia vera di Antonella P. raccolta da Francesca Stucchi

Mia era strana da giorni, svogliata, taciturna, scontrosa con me. Un mattino a colazione le ricordai che 17 anni prima se ne stava distesa nella mia pancia in orizzontale, spingendomi il fianco con i talloni. Com’era volato il tempo… i capelli lunghi più scuri, gli occhi da cerbiatta, il 40 di scarpe e quell’aria sbarazzina e fugace. Eppure era sempre Mia, per la forma della labbra e la fossetta che le si forma sulla guancia quando sorride, la pelle chiara delicata, la frangetta, la mia adorata Mia. Erano lontani i pomeriggi in cui liberavamo la creatività per ritagliare, colorare, incollare, realizzando ogni genere di oggetti con la carta e la stoffa. Lontane le domeniche dei biscotti al cioccolato più buoni dell’universo, delle coreografie a specchio e delle gite in battello sul lago. Lei aveva la sua vita e io mi stavo pian piano inventando nuove attività scaccia-solitudine. Le visite ai musei, la lettura di un libro, un cappuccino con le amiche, le camminate nel bosco, a ritmo lento, e ogni tanto nel week end mi avventuravo in qualche borgo sconosciuto, godendone l’unicità e la bellezza. Quel pizzico di libertà che negli ultimi 20 anni avevo dimenticato di poter avere. Crescere Mia è stata un’avventura sfidante per due genitori che lavorano tutto il giorno e non hanno aiuti. Zero tempo per sé e tante responsabilità. Mio marito un paio d’anni prima aveva smesso di condividere il cammino con noi, provando a costruirsi un’altra vita lontano dalle fatiche familiari. Io non avevo avuto l’energia sufficiente per reagire, né il tempo per realizzare, ero andata avanti come un mulo tra le incombenze quotidiane.«Sono incinta» mi disse Mia uscendo dal bagno con il test in mano. Così all’improvviso. In realtà era già al secondo mese. Incrociai il suo sguardo scintillante e impaurito allo stesso tempo. «Mia…» sorrisi. Poi feci un bel respiro. Potrà sembrare strano, ma mi sentivo così felice. I soliti discorsi sul fatto che si sarebbe rovinata la giovinezza, su di me non facevano presa. La mia migliore amica, che aveva avuto un bimbo all’età di Mia, aveva avuto una vita serena e appagante e ora, con un figlio grande fuori casa, aveva il suo tempo libero e poteva viaggiare col marito. E che dire delle amiche che avevano atteso troppo prima di decidersi a cercare a un figlio e poi era stato troppo tardi? Io stessa non ero riuscita a dare a Mia un fratellino, perché i 40 anni erano arrivati in un attimo e avevo deciso di mettere un punto al mio desiderio di maternità.Le abbracciai entrambe, Mia e la nuova vita nella sua pancia, e fu così intenso quel momento! Lei restò così tra le mie braccia, con la testa appoggiata sulla mia spalla, sentivo il suo cuore battere assieme al mio. Certi istanti sanno durare in eterno. «Chissà cosa dirà Federico» disse mia figlia pensosa.

«Non sarà semplice, ma non siete soli, io vi supporterò in questa nuova avventura e il vostro piccolo vi darà la forza di affrontare tutte le sfide che vi attendono» cercai di rassicurarla, sperando di non sbagliarmi. Il suo fidanzato era un ragazzo di 22 anni, col ciuffo sugli occhi pieni sogni, la chitarra con gli adesivi dei posti in cui era stato e una laurea in Scienze della formazione ancora da prendere. Stavano insieme da due anni e questo bimbo era già la promessa di un per sempre.

Mia indossò i suoi i jeans preferiti, la maglietta con la stella azzurra gigante e una felpona beige, tirò su il cappuccio scendendo le scale. La salutai con la mano dalla finestra, mentre al mio sguardo diventava sempre più piccola. Federico l’aspettava in macchina in cortile. Gli avrebbe rivelato il segreto, avrebbero parlato a lungo, pianto, riso, immaginato, tremato, si sarebbero stretti forte forte. Poi avrebbero discusso e deciso cosa fare.

Io l’avrei saputo solo leggendoglielo negli occhi al rientro. Mi bastava guardare mia figlia per captare le sue emozioni, non servivano molte parole tra noi, il nostro è sempre stato un legame speciale, che niente e nessuno potrà mai scalfire. Erano le due di notte quando Mia tornò, io ero lì in vestaglia ad aspettarla. Colsi un timido sorriso mentre si cambiava e sorseggiava la camomilla.

Un passo importante l’aveva fatto. Ora bisognava attendere che il tempo spazzasse i dubbi e solidificasse il loro rapporto. Avrebbero dovuto tirar fuori una parte di loro ancora sconosciuta, cercare altri equilibri. Anzitutto ci voleva l’amore, il resto sarebbe venuto da sé. Quella notte non riuscii più ad addormentarmi, cercai di farmi un’idea di come avrei potuto aiutarli, ma l’ultimo estratto conto mi chiarì che non avevo un granché da parte. Dovevo iniziare a risparmiare.

 

Il mattino seguente mi alzai presto, preparai i pancake con lo sciroppo d’acero, il latte nelle nostre tazze preferite e due toast. Strano sapore ha il caffè quando sai che presto diventerai nonna… Continuavo a fare tutto come prima, ma niente sarebbe più stato come prima. Sapere che in casa ora eravamo in tre mi metteva una certa agitazione. Il cielo sereno accentuava il tono azzurro nell’iride di Mia, che era sempre stata bella, ma adesso lo era ancora di più. Avvisai suo padre con una telefonata, non sembrò turbato, ma nemmeno entusiasta. A volte mi sembrava così lontano da noi, come se tutto quello che avevamo vissuto insieme si fosse polverizzato dopo la separazione.

La gravidanza proseguì tranquilla, senza complicazioni, a giugno Mia sostenne la Maturità con un po’ d’ansia e un gran pancione, riuscendo a ottenere un’ottima votazione. Le sue amiche si sono strette a lei circondandola di coccole e aspettando con trepidazione l’arrivo della piccola, che è nata in un girotondo di giovani zie. Ho intuito fin da subito che fosse una bambina, eppure avevo sbagliato con Mia, comprando tutine e ricamando bavaglini azzurri.

Con Lisa invece indovinai. Il 12 luglio, tre minuti prima della mezzanotte, nacque una meraviglia di nipotina, che mi stregò subito con i suoi magnetici occhioni blu, i lineamenti fini, la bocca disegnata e la pelle chiara come la nostra. L’ho amata all’istante. Mia stava bene, ho ringraziato il cielo, io avevo rischiato di morire quando era nata lei. L’ostetrica ci scattò una foto, noi tre insieme, ognuna con qualcosa dell’altra, guancia e guancia. L’ho incorniciata e appesa in cucina per rivivere ogni giorno l’emozione di quella notte d’estate!

Federico incredulo, commosso, prese in braccio Lisa appena nata e per la prima volta lei conobbe il suo papà. Mia li osservava incantata, le strinsi la mano. I ragazzi stanno a casa nostra per ora, cerco di lasciargli il loro spazio e spesso sto fuori con Lisa, la porto a spasso, la guardo che dorme beata in carrozzina ed è come un dejà vu. L’estate di 18 anni fa passeggiavo lungo lo stesso viale alberato con Mia, ora sembra incredibile. La brezza sul lago increspa questo dolce nostalgico momento, la vita non smette di farci regali, anche quando non li aspettiamo più. ●

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