Mille lire dalla finestra

Cuore
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Magari è una giornataccia, quando dimentichi le tue fortune (d’essere viva, per esempio) e ti sembra che non sarai contenta mai più, ma se mi scappa l’occhio alla foto di mio padre, un sorriso me lo strappa sempre. Perché fu lui che ci insegnò a ridere. Che talismano! Senza umorismo, senza trasfigurazione, la vita è truce.

Mio padre era bello, somigliava a Rodolfo Valentino, e ci si pettinava pure. Era romanzesco, come nella canzone di Paolo Conte “Ah, che bel tipo sei/ che romanzante meraviglia!”.  Trovava il lato comico anche quando ti sbucciavi un ginocchio. Ti insegnava a ridere di te, prima di tutto. Era stato ufficiale, e andava orgoglioso del fatto che al momento del congedo avessero scritto nelle note personali Nessuna attitudine al comando.  Gli piacevano gli scherzi. Era un maschio madre, di quelli che ti accolgono davvero. Bravo insegnante di matematica, faceva imparare anche ai sassi (meno che a me), ed era un asso del pallone.

Ma soprattutto era un grande giocatore di poker. Col cappello da Bogart e la sigaretta in bocca, giocava a poker nel barcone-bisca sul Tevere. Era in un paesino umbro, ma gli pareva d’essere a Singapore, era un sognatore. Viveva di romanzi, ci leggeva London e Steinbeck invece delle fiabe. Attraverso i libri ci insegnava a essere liberi, diceva: «Ricordatevi, di un atto di  coraggio  non ci si pente mai».

Era generoso con tutti e mia madre protestava, era gelosa della sua bontà e lui le rispondeva «È una cortesia che faccio a me stesso».

Senza volerlo lo ricordiamo ogni giorno, per una battuta o un gesto spiritoso. Lui aveva il senso dell’economia, noi no, e provò a convincerci a risparmiare la luce. Visto che nessuno gli dava retta ricorre alla parabola. Un giorno, a pranzo, si alza e butta 1000 lire dalla finestra, e poi altre mille, ogni tanto si alza e butta (sotto c’era il giardino, non finivano in strada). E noi, «ma che fai?». «Niente, niente»  e ne butta un’intera manciata e dice «Voi tenete sempre le luci accese e buttate tanti soldi dalla finestra,  lo potrò fare anch’io per una volta?».

Da vecchio venivano a sfidarlo a poker, come nei western i giovani pistoleros si misuravano coi vecchi gloriosi.  Una volta gioca tutta la notte con uno bravo e vince sempre, e l’altro, alla fine «Alvaro, ma come ha fatto?». Lui fa lo sguardo da Bogart, butta fuori un anello di fumo, e risponde «Lei è troppo bello per giocare a poker».

Confidenze