Storia di Elvira B. raccolta da Rosa Romano
Lessi il biglietto quando era in volo, come mi aveva chiesto. ”Oma it” provai un tuffo al cuore; emozionata e rossa in viso mi dissi “gli scrivo stasera”. Ma non lo feci. Non sapevo come cominciare, come dirgli ciò che provavo. Rimandai diverse volte e alla fine rinunciai.
Sto ancora rievocando quei momenti, quando come un ciclone entra in stanza Ginevra, mia figlia, «Che c’è mamma? Piangi?» mi chiede.
«No, sarà un po’ di polvere, sto facendo ordine» rispondo, appoggiando il biglietto sulla cassettiera.
«Brava, fai bene, è roba che non metti più. E poi sono cose che non hanno cuore né sentimenti».
«Non è così, hanno anche loro una storia» rispondo, convinta che lei non può capire.
Ginevra, 18 anni compiuti, mi sorride, poi si siede sulla poltrona vicino alla cassettiera e cincischia, come quando vuole dirmi qualcosa e non sa da dove cominciare. «Forse hai ragione, ma io in questo momento…». Tace e si torce le mani. Mi avvicino e la guardo. È bella, dolce e sensibile, e tuttavia mi rendo conto che lei non si sente sicura. Sta vivendo con ansia la sua età, che pure è bellissima e sono certa un giorno rimpiangerà.
«Che c’è?» le chiedo, non aggiungo altro. Conoscendola, so che se cercassi di sapere di più si sentirebbe accerchiata e si chiuderebbe in un mutismo assoluto. E infatti sul momento tace, china il capo, poi lo solleva, si contorce le mani un’altra volta e infine parla: «È per Michele».
Michele è un suo compagno di infanzia, di scuole medie e di liceo. Sono amici da sempre, ma credo che lei provi qualcosa di più.
«Cosa ha fatto Michele?» le chiedo.
«Niente, è che deve partire. Ha vinto una borsa di studio in Canada».
«E lui?» chiedo, pentendomi subito dopo. Non vorrei interrompere le sue confidenze.
«Alla fine è contento» ammette.
Taccio. È come pensavo. Ginevra è innamorata di Michele, ma il ragazzo è in una situazione frenetica. Lì per lì mi verrebbe da dire ”Lascia perdere, bella come sei se solo lo vuoi, ne trovi mille meglio di lui”, però capisco che parlerei da mamma e che in fondo a Ginevra interessa Michele. Così cambio tono. Mi siedo sul bracciolo della poltrona e le accarezzo i capelli, dimenticandomi per un istante di essere sua madre. Sento che al mio fianco c’è una giovane donna che sta soffrendo le prime pene d’amore. Un po’ come era successo a me con Adriel. Io l’amavo, lui mi amava, ma ce lo confessammo troppo tardi e così perdemmo l’occasione di di vivere un sentimento che ci avrebbe arricchito. Anche solo per poco. «Perché non glielo dici?» le chiedo.
Lei mi guarda sorpresa. «Cosa gli dovrei dire?».
«Che sei innamorata di lui. Anzi guarda, non dirglielo, dagli questo» e le porgo il biglietto.
«Cos’è?» mi chiede Ginevra ancora più sorpresa, poi prende il biglietto, lo legge. «Che vuol dire?».
«Leggilo da destra verso sinistra» le dico.
Lei riguarda il biglietto e accenna un sorriso. «Ma tu mamma scrivi queste cose? A chi?».
Ora sono io che sorrido: «Prima di essere mamma, sono stata ragazza, e questo biglietto l’ho ricevuto».
Ginevra incuriosita mi chiede: «Hai avuto una storia così romantica?».
«Romantica e stupida, perché mi sono giocata l’occasione di amare». Poi con poche parole le racconto tutto.
Ora è lei che mi viene vicino e mi accarezza i capelli. «Che bella storia mamma» sussurra. «Peccato però, se voi vi foste amati…».
«Sì, sarebbe stato bellissimo, magari sarei andata in America, avrei vissuto in una fattoria nel Midwest, avrei avuto due marmocchi biondo cenere e sarei stata maestra nel fare i brownie, però…»
«Però?».
«Non avrei conosciuto tuo padre, non me ne sarei innamorata, non l’avrei sposato, non sarei stata felice con lui e tu non saresti nata. Ti va l’idea?».
Lei si alza in piedi e mi abbraccia. «No, mamma, va bene così». Ma non sembra convinta, c’è ancora qualcosa. Riprende il biglietto, lo rilegge e: «Però lo hai conservato?» osserva. «Perché?».
La guardo con tenerezza. Dovrei dirle che neppure io so perché, che l’ho ritrovato per caso, invece dico: «Per darlo a te. Perché tu possa giocartelo con Michele». ●
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