Quell’esame che ricorderemo per sempre

Cuore
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Su Confidenze parliamo dell'esame di Maturità che 500.000 ragazzi stanno affrontando in questi giorni. Voi vi ricordate il vostro? Ce lo raccontate?

In questi giorni 500.000 ragazzi stanno affrontando l’esame di Maturità, un rito di passaggio che tutti abbiamo vissuto con ansia, chi più chi meno, ne parliamo su Confidenze riportando le testimonianza e i ricordi di tante persone a distanza di tempo. L’argomento quest’anno mi trova particolarmente coinvolta perché tra questi 500.000 c’è anche mio figlio.
In questi giorni ho seguito da vicino (ma non troppo) la sua preparazione, il ripasso per il tema d’italiano, l’incognita della prova di matematica, le raccomandazioni da mamma: «quante penne porti? No due sono poche… », «la carta d’identità ce l’hai?» e via dicendo.
I riti sono sempre gli stessi: il toto-temi, tra i compagni, con qualche sorpresa per gli argomenti sorteggiati (quando ho azzardato un “ricordati che quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte del Manzoni, sono stata subito zittita: Manzoni non è programma di Quinta! E questo mi ha fatto capire quanto tempo era passato tra la sua e la mia di maturità).
Poi quando l’altra mattina l’ho visto uscire con il suo zainetto sulle spalle per andare a fare la prova scritta confesso che mi sono commossa, come probabilmente ogni genitore, un po’ perché ho pensato a quanto era volato via il tempo da quando era nato e poi perché questo esame per quanto negli anni sia cambiato e sia sempre meno funzionale ai fini dell’iscrizione all’Università (ormai i ragazzi escono dal Liceo già con l’ammissione in tasca alla facoltà prescelta) resta comunque il primo vero esame della vita.
Un passaggio di testimone alla vita adulta e anche un commiato da un quinquennio irripetibile che ti ha visto crescere insieme ai tuoi compagni, cambiare gusti, interessi, amicizie, vivendo gomito a gomito per cinque o sei ore tutti i giorni insieme. Scoprendo insieme i valori e disvalori della vita: l’amore, l’amicizia l’altruismo, l’indifferenza.

Mai nella vita capiterà ancora di condividere un percorso così lungo insieme in un’età così formativa come l’adolescenza. E questo è anche il segreto che tiene unite le persone che hanno fatto frequentato la stessa classe, a distanza di  tanti anni.
I ragazzi che escono oggi dal liceo hanno vissuto poi la terribile esperienza della pandemia che li ha privati della libertà di uscire, li ha tenuti fisicamente lontani per lungo tempo, uniti solo dal filo della didattica a distanza, tante faccine sui monitor che si sono ritrovate in classe ancora coperte dalla mascherina, prima di potersi scoprire cambiate, magari con i primi accenni di barba o un filo di trucco agli occhi per le ragazze.
Da ieri sono iniziati i colloqui orali in tante scuole, è un momento topico, intanto perché a interrogarti sono professori che non hai mai visto prima, che conoscono il tuo curriculum scolastico di riflesso, in base al registro elettronico e alla presentazione che di te hanno fatto gli altri prof. E poi perché l’emozione può sempre giocare brutti scherzi.

Volete sapere come fu il mio di esame di maturità? Presa dall’ansia di una versione di greco chilometrica, presi un brutto voto, ma risalii la china con il tema e la prova orale. Allora peraltro si portavano solo due materie all’orale, un’inezia se penso all’esame di maturità sostenuto dai miei genitori quando le materie che si portavano coprivano gli ultimi tre anni.
Domani mio figlio si troverà davanti un’immagine, una fotografia da commentare, come punto di partenza per un discorso interdisciplinare che copre tutte le materie. Insomma i tempi cambiano, ma la notte prima degli esami resta un ricordo unico per tutti, non solo per la splendida canzone di Venditti, ma per la sensazione che qualcosa di irripetibile sia volato via: la tua adolescenza.

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