Una vita, due amori, nell’ultimo romanzo di Maddie Dawson

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Chiunque abbia avuto un amore che non ha dimenticato verserà una buona dose di lacrime, leggendo la fine lieta ma non da favola dell'ultimo romanzo di Maddie Dawson

Ho conosciuto Grant McKay in California quando avevo vent’anni, prima di capire che la mia capacità di innamorarmi era in realtà un punto debole, non una dote.

E’ stata questa frase, letta per caso (ero al supermercato nel reparto cancelleria/libri/riviste e mentre lo raccoglievo da terra mi è andato l’occhio proprio lì), a colpirmi. Una cosa del genere me l’ero detta anch’io, un giorno di tanto tempo fa. E scoprire che a pensarlo eravamo almeno in due, la scrittrice e io, mi ha messa di ottimo umore. In fondo questa è la magia dei libri: vengono a cercarti loro, nei modi più strani, quando sanno che hai bisogno di un amico, di un abbraccio.

 

Facciamo finta che non sia successo niente racconta la storia di Annabelle e di Grant. Ma racconta anche la storia di Annabelle e Jeremiah. Un amore responsabile e molto terreno il primo, un amore pieno di passione e sogni il secondo.

 

Sono giovani, Annabelle e Grant, quando decidono di sposarsi. Al sogno romantico si sostituisce il dovere, la carriera universitaria da inseguire, la solitudine dell’attesa. L’amore ha bisogno di voli, di cadute in picchiata; non riconosce la serenità, non all’inizio. Jeremiah si è preso un anno sabatico, ha uno sguardo pieno di desiderio, ha tempo per i lunghi pomeriggi tra le lenzuola, per le carezze lente, per le promesse. Per le parole. E Annabelle sceglie. Lascerà Grant.

 

Chi è la donna che ritroviamo all’inizio del romanzo (avete letto bene), sola e disperata, in preda ad una crisi di pianto dopo la partenza dei due figli ormai grandi? Cosa è accaduto alla sua vita, dopo quel pomeriggio di addio ad una vita coniugale appena cominciata ma già finita?

 

Maddie Dawson ha scritto un romanzo intelligente, ironico e commovente che parla al cuore di ogni donna che conserva il ricordo di un amore perso ma che non si è fermata, non si è inaridita. La vita, i tanti dettagli che la compongono, i figli, le amicizie, il lavoro, tessere di un mosaico fragile e perfetto, non si interrompono. Non si interrompe il dialogo intimo con chi abbiamo amato e che spesso idealizziamo per poter avere una possibilità – soprattutto mentale –  di fuga dalla fatica quotidiana e dalle responsabilità.

 

Chiunque abbia avuto un amore che non ha dimenticato verserà una buona dose di lacrime, leggendo la fine lieta ma non da favola di questo libro.

 

Io ho pianto. E ho anche sorriso. Questo libro, più che ad un romanzo, somiglia alla vita.

 

Leggendo…: “Era amore. Un grande amore. E io mi ci sono aggrappata per tutti questi anni, anche se sapevo che non ti avrei più rivisto. Io ti pensavo, ti sognavo e nei momenti difficili mi ricordavo che tu mi avevi amato, mi avevi amato davvero, e in questo modo ho superato tanti problemi. E ora tenti di farmi credere che tutto si riducesse a qualche sostanza chimica che avevamo nel sangue. Quello che mi stai dicendo è che rimanere insieme sarebbe stato un errore tremendo”.

Jeremiah mi sorride. Ha gli occhi velati di lacrime. “No, non sarebbe stato un errore. Tra di noi avrebbe funzionato, ma avremmo ferito molte persone. Non c’era alcuna speranza per l’amore in un mondo impazzito per il rimpianto. Ma anche tu mi sei mancata. Mi manchi ancora”.

 

Maddie Dawson, Facciamo finta che non sia successo niente, Giunti

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