Vi è mai capitato di vedere coppie improbabili e domandarvi come diavolo possano essersi formate? A me spesso. Ed è il motivo per cui mi ha colpito il titolo di un articolo su Confidenze in edicola adesso, che recita: Se stiamo insieme ci sarà un perché.
In realtà, nel pezzo sono segnalati titoli di libri che indagano, appunto, i rapporti complessi che legano le persone. Ma a me ha scatenato qualche riflessione.
Per esempio, mi ha fatto pensare all’incredibile meccanismo della chimica che, a un certo punto della vita, ti fa scegliere il compagno con il quale condividere un cammino importante. Da giovani, mettendo magari al mondo anche dei figli. Più avanti con gli anni, costruendo progetti comunque densi di contenuti, destinati a riempire il futuro di nuove tappe, rassicurante consuetudine, appagante sicurezza sentimentale.
Già questo mi incuriosisce (come mai l’attenzione è caduta proprio su quel tipo, con tutto il campionario che c’era in giro?). In più, mi intriga l’idea di una preda felice di essere catturata e altrettanto desiderosa di dare il via all’impegnativo percorso a due, nonostante anche lei avesse a disposizione un vasto bacino da cui attingere.
Alla fine, però, mi rendo conto che se l’incastro magico avviene, è per un unico e semplicissimo motivo, che si chiama innamoramento.
Ed eccoci al nocciolo della questione: da che mondo è mondo, sappiamo tutti che al cuor non si comanda. E che quando è in festa, l’organo della passione si comporta in modo imprevedibile.
A volte, può abbandonarsi al luogo comune del “chi si assomiglia si piglia”. E, almeno sulla carta, dare vita a coppie al limite della perfezione, invidiabili come quelle dei film.
In altri casi, invece, il cuore matto preferisce la teoria secondo la quale gli opposti si attraggono. Ma quando si comporta così, genera nel prossimo l’assurda domanda: «Cosa c’azzeccano quelli lì?».
C’azzecano, c’azzeccano, fidatevi. Due persone diametralmente opposte, vi assicuro, possono assolutamente essere felici insieme. Anzi, sono addirittura convinta che gli innamorati con indole diversa (ordinato/disordinato, iperattivo/pantofolaio, allegro/depresso, chiacchierone/taciturno) siano quelli che se la passano meglio.
Faccio un esempio: votata alla chiacchiera al limite della logorrea, se io avessi vicino un compagno della stessa pasta dovrei affrontare il serio problema dell’inquinamento acustico. Infatti, in casa faremmo a gara per aggiudicarci il diritto di parola, correndo il grosso rischio di proporci vicendevolmente con la stessa aggressività degli ospiti dei talk-show televisivi: ossessi indiavolati che urlano per sopraffare la voce degli altri.
Non trovate anche voi che siano molto meglio le serate monocorde, con uno dei due che parla a raffica (io) e l’altro (lui) ben contento di cavarsela con qualche vaga risposta neppure particolarmente articolata, ma perfetta per diffondere pace nell’ambiente domestico?
Certo, magari chi ci vede dall’esterno può davvero chiedersi perché stiamo insieme. E il quesito sottolinea quanto le apparenze ingannino. Di certo, infatti, c’è che il cuore non è affatto matto, ma capace di andare nel profondo. Nel profondo del cuore.
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