Stand by me

Cuore
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“Evviva gli uomini coraggiosi che non si fanno fermare dalle difficoltà e lottano per il loro amore”, scrive Daniela, una nostra lettrice, sulla pagina Facebook. Stand by me, pubblicata sul n. 35 di Confidenze, è la storia vera più apprezzata della settimana. Ve la riproponiamo sul blog

 

Quando ci sentiamo incapaci di esprimere un sentimento, usiamo le parole di una canzone o di una poesia per dire “Resta con me”. Io ero ancora ragazzino quando l’ho fatto con la mia insegnante d’inglese, la mia cotta segreta.

Storia vera di Massimo C. raccolta da Mariella Loi

 

Ci sono amori nella vita che non si ha voglia di condividere con nessuno, come se il solo parlarne potesse sciuparne il ricordo.

È stato così con Laura, un amore segreto, un tesoro prezioso mai rivelato né al mio amico più caro né alle donne che ho amato dopo di lei.

Eravamo giovani allora, soprattutto io: avevo 17 anni la prima volta che la vidi, distesa sotto l’ombrellone alla disperata ricerca di un cono d’ombra.

Non avevo mai provato attrazione per una donna più grande, così mi ritrovai un po’ smarrito davanti al turbamento che provavo ogni mattina nel vederla comparire in spiaggia.

Era settembre e la stagione al Lido Pompea volgeva ormai al termine; pochi giorni dopo sarei ritornato sui banchi di scuola a Bologna dove mi apprestavo a frequentare il quarto anno del liceo Scientifico.

Lasciai Rimini in un malinconico pomeriggio di pioggia: la mia prima vacanza da solo si concludeva con una piccola stretta al cuore e, durante il viaggio di rientro in treno, non sapevo se essere triste o sorridere di me stesso. Tornato a scuola, ritrovai Claudia che fino a pochi mesi prima era stata la mia ragazza. Ci ero rimasto male quando, all’inizio dell’estate, mi aveva lasciato per un altro e anche per questo avevo deciso di passare la stagione estiva nello stabilimento balneare gestito dai miei nonni. La lontananza mi aveva fatto bene e un piccolo flirt estivo con una ragazza di Pescara aveva fatto il resto, aiutandomi a superare la delusione. Per questo, il secondo giorno di scuola risposi di no senza esitazione alla proposta di Claudia di tornare insieme.

Alla fine dell’intervallo, orgoglioso di me stesso per la fermezza dimostrata con la mia ex, camminavo per il corridoio affrettando il passo, quando la notai. Ricordo bene che la sentii prima ancora di vederla: quando il mio sguardo si posò su di lei dopo una frazione di secondo, ero già consapevole della sua presenza. Un tempo breve come un battito di ciglia, interrotto dalla campanella che mi richiamava all’ordine.

 

Ancora incredulo, col cuore in tumulto, raggiunsi la mia aula al secondo piano dove presi posto senza prestare attenzione a quanto mi accadeva intorno.

Qualche minuto più tardi, Laura fece il suo ingresso accompagnata dal preside che ce la presentò come la nuova insegnante di inglese per l’anno in corso.

Il suo arrivo produsse il miracolo di farmi appassionare all’inglese, materia per la quale non avevo mai nutrito un grande interesse.

Il mio buon rendimento non passò inosservato alla classe e un giorno che eravamo in pausa, il mio compagno di banco se ne uscì con la frase: «Ti sei innamorato della prof visto che sei diventato così secchione?». Io la presi sul  ridere ma lui mi rispose: «Nega pure se vuoi. Comunque anche lei ha un debole per te e non sono l’unico a essersene accorto».

Eravamo a metà marzo, mancavano meno di tre mesi alla fine della scuola: l’anno successivo sarebbe ritornata dalla maternità la nostra insegnante e io avrei perso Laura per sempre.

Presi coraggio e, senza considerare la differenza d’età e la distinzione dei ruoli, decisi di dichiarare a Laura il mio amore per lei. Per farlo, mi affidai a una poesia di Emily Dickinson che mi era capitata tra le mani qualche giorno prima. La lessi e la rilessi una, dieci, cento volte, fino a farne mio ogni singolo verso, come se fossi stato io a scriverla per lei.

Quella sera ricopiai la poesia su un foglio, prestando la massima cura perché sulla carta non si imprimesse neppure una piccola sbavatura di inchiostro. Quando ebbi finito, firmai e chiusi la mia missiva in una busta.

Il giorno dopo, approfittando dell’intervallo, lasciai la mia lettera a Laura nel casellario docenti in sala professori. Il martedì successivo, avevo lezione con lei alla quarta ora: passai le ore precedenti a tremare per l’emozione e, quando entrò in classe, il mio cuore cominciò a battere all’impazzata.

 

Nulla nel suo comportamento tradì una qualche emozione: fece lezione come sempre, ma non mi degnò di uno sguardo. Ci rimasi male, sperai a lungo in un suo gesto che non arrivò.

Alla fine dell’anno, venni promosso con buoni voti in tutte le materie. I miei genitori mi regalarono il biglietto per l’Interrail e alla fine di luglio partii con il mio gruppo di amici.

Al rientro a scuola, a settembre, Laura non c’era più: sentii dire dalla professoressa di italiano che aveva avuto la nomina per l’insegnamento annuale in un liceo di Cesena.

Passarono gli anni, mi laureai in Economia e dopo un master in materie finanziarie, andai a lavorare per una banca di Edimburgo.

Ma dopo qualche anno, nell’estate del 2003 decisi di tornare a vivere a Bologna.

Preso com’ero dal trasloco, non avevo pensato a organizzarmi le vacanze: così, quando la società per la quale lavoravo chiuse i suoi uffici, decisi di andare per qualche giorno a Rimini.

Erano passati quattordici anni dalla mia prima vacanza da solo, i miei nonni nel frattempo erano morti e il Lido Pompea non esisteva più.

Una mattina, mentre passeggiavo lungo la spiaggia, stavo proprio pensando ai cambiamenti prodotti dal tempo quando la vidi in lontananza mentre correva sulla spiaggia.

Fu come la prima volta, quando ero ancora studente: sentii la sua presenza prima ancora di vederla. In un istante giurai a me stesso che non l’avrei lasciata andare un’altra volta.

Eravamo molto emozionati la nostra prima sera, quando, dopo una lunga passeggiata in spiaggia, misi a tacere la sua iniziale ritrosia coi miei baci. Furono giorni intensi, fatti di emozioni forti e parole importanti: “noi“, “domani“, “per sempre”.

Invece il nostro amore non durò che il tempo di quell’estate. Fu lei a lasciarmi: non servirono a nulla le mie rassicurazioni rispetto ai suoi timori di trascorrere la vita con un uomo più giovane di quindici anni.

 

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