Un regalo dimenticato

Cuore
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Sono triste. Sto bruciando il Natale nell'illusione di un amore che non c'è più. Torno a casa e, quando mi ritrovo nella mia stanza, lo vedo subito: è il regalo di Mario, e non l’ho aperto

Storia vera di Ada D. raccolta da Giulia Tano

Sono arrivate le vacanze di Natale e la cosa non è poi così divertente, almeno per me che abito in uno sperduto paese di montagna dove non succede mai niente. Certo, quando il liceo è aperto, giù in città, mi devo alzare presto, ma ne vale la pena. Non che sia una secchiona. Il fatto è che a scuola mi ritrovo con ragazzi della mia età, con i miei amici. Insomma, là c’è vita. Qui c’è solo quella noiosa di mia sorella Caterina che se ne sta appiccicata alla finestra in attesa che il suo ragazzo venga a prenderla. Io invece sono sola, piena di nostalgia e di rancore, perché Leo mi ha lasciato dopo l’estate per mettersi con Susanna.
Che vigliacco. Ha aspettato che me ne andassi in vacanza con i miei per uscire con lei. Non sono ancora riuscita a farmene una ragione, e non capisco come abbia potuto mollarmi per quella tipa insignificante.
«Forse nevicherà. Il termometro segna zero gradi…» dice Caterina, guardando dalla finestra i passanti infreddoliti.
«Sai quanto mi interessa della neve» sibilo tra i denti.
«Oh, senti Ada, piantala. Non avrai intenzione di tenere il muso anche a Natale!» mi rimbecca lei.
«Certo che terrò il muso anche a Natale. Queste feste sono una gran rottura e basta» ribatto. Sono triste e ho voglia di piangere mentre vedo tutti quanti allegri per queste feste. Se penso al Natale scorso mi rivedo abbracciata a Leo, a cantare insieme agli altri della compagnia. Ora, invece, lui sarà con quella stupida di Susanna, mentre io non riesco a togliermelo dalla mente. Non mi resta che aspettare che passino le odiose feste e, nel frattempo, studiare per prepararmi alle interrogazioni del dopo vacanze, anche se il mio cuore suggerisce di ritentare con Leo, di non arrendermi. Ma non so come, e questa incertezza mi innervosisce. L’unica persona in grado di comprendermi è Mario, il mio vicino di casa. Siamo amici dai tempi delle medie, con lui si sta sempre volentieri a discutere di mille cose. Ha 16 anni come me, ma mi è sempre sembrato più maturo di altri nostri coetanei.
«Hai già pensato ai regali di Natale?» mi chiede oggi pomeriggio, mentre sorseggiamo la cioccolata nel bar della piazza.
«Uffa. Anche tu ti ci metti? Non voglio pensarci alle feste» rispondo imbronciata.
«E invece devi. Se vuoi saperlo, io ho intenzione di stupirti con una sorpresa , dice Mario allegro.
«E che cos’è?» domando, curiosa.
«Niente da fare. Che sorpresa sarebbe, altrimenti?» risponde. «A me piace fare regali, se vuoi ti aiuto a fare la lista».
«Io invece non ci ho pensato. Credo che comprerò un profumo a mia madre, un golf per mia sorella…» elenco annoiata.
«Che fantasia. E a me?» chiede Mario.
«Non so. Comunque, sarà una sorpresa anche la mia» rispondo.
«Va bene. Però smettila di tenere il muso così. Ci stai male tu e fai star male chi ti è accanto. Stai sprecando tempo rimuginando su una storia finita e potresti pentirtene».
«Non so che farci, non riesco a farmi una ragione della fine della storia con Leo. Ormai è un’ossessione» ammetto. A Mario posso dire tutto.
«Già, Ada. A me, più che un rimpianto, pare una sfida. Non ti sei rassegnata al fatto che lui ti abbia lasciata, lo so. Però questo non giustifica il tuo atteggiamento con il resto del mondo. Credi che tutti ce l’abbiano con te. Ma ti sbagli e se provassi ad aprire gli occhi magari ti accorgeresti che sei circondata da persone che ti vogliono bene».

Per distrarmi non mi resta che impegnarmi a riconquistare il mio ex, Leo. Un po’ mi preoccupa il fatto che per riuscirci dovrò sfidare il giudizio dei nostri amici, che ormai danno per assodata la sua storia con Susanna. Ma non può essere innamorato di lei come lo era di me. Non appena rientro a casa telefono a Martina, che è l’estroversa del gruppo e tiene i contatti con tutti. Mi comunica che per Natale è prevista una serata in discoteca.
«Però stasera ci riuniamo da Flavia, che dà una festa nella sua tavernetta. Ci saranno anche Leo e Susanna. So che tu non vieni quando ci sono loro, ma sai, quei due stanno dimostrando di fare sul serio, non era un fuoco di paglia. Ormai è passato un bel po’ di tempo, no? Non dirmi che pensi ancora a Leo, eh? Dài Ada, c’è di meglio di un ragazzo che non ha capito quanto vali…».
Incredibile, anche Martina sta cercando di consolarmi.
«Non preoccuparti per me» rispondo con le lacrime che mi stanno accecando. «Anzi sai che cosa faccio? Stasera verrò anch’io» le annuncio, perché all’improvviso mi si è accesa una lampadina.
M i preparo per la serata, cerco di trasformarmi in una fata, e chiedo a mio cugino Ivano, che ha la macchina, di accompagnarmi. Sì, devo essere al massimo della forma. Trucco scintillante, abito blu aderentissimo con le maniche di pizzo, tacchi vertiginosi. Quando faccio il mio ingresso da Flavia ci sono tutti. E, come volevo, i ragazzi restano incantati a guardarmi, Leo compreso, e la cosa mi fa immensamente piacere. Be’, di solito porto jeans e ballerine e i capelli li tengo legati in una coda di cavallo. Per la prima volta, anche Susanna mi guarda con una certa invidia. O è preoccupazione? Ho perfino la faccia tosta di chiedere al mio ex di ballare. «Tanto a te non spiace, vero, Susanna? » dico con un sorriso che vuole essere diabolico.
«No, figurati» risponde lei, fingendo indifferenza. Ma mi fulmina con un’occhiata.
«Era tanto che non ti si vedeva in giro» mi sussurra Leo. «E sei diventata ancora più carina» aggiunge, facendomi sentire al settimo cielo.
«Anche tu sei in forma. La vicinanza di Susanna ti dona» rispondo, senza nascondere un pizzico di ironia, che però lui non coglie.
«Si capisce» risponde, ma mi guarda in modo strano, tanto che il cuore incomincia a battermi forte. Mi guarda esattamente come faceva quando eravamo insieme. Mi sento ancora innamorata di lui. Mi pare di essere tornata all’anno scorso, come se non fosse accaduto nulla, come se Susanna non esistesse.
D i colpo la musica cambia, proprio quando stiamo per baciarci, e torniamo ai nostri posti. Ormai Leo cerca di ignorarmi e si dedica alla sua ragazza, che però non sembra più tanto contenta. Si deve essere ingelosita. A ogni modo passo il resto della serata a mangiarmi le unghie in un angolo, perché il mio tentativo di “riprendermi” Leo nonostante Susanna non è sfuggito, e sento attorno a me il gelo. Verso la fine della serata Martina si avvicina con aria di rimprovero: «L’ho capito, sai, perché stasera sei tornata in compagnia. Vuoi portare via Leo a Susanna. Sai pensare solo a te stessa, al tuo orgoglio. Ada, non fare la stupida, non è da te».
«Sono sicura di piacergli» protesto testarda. «Ho tutti i diritti di riprendermi ciò che mi è stato tolto» urlo, sul punto di scoppiare a piangere, perché so che Martina sta dicendo la verità.
«Ti sbagli, Leo non è una cosa e non appartiene a nessuno. È innamorato di Susanna e anche lei lo ama. Perché non li lasci in pace? Sei un mostro a fare così, proprio a Natale, per giunta» insiste Martina.
«E basta, con il Natale. Ma vai all’inferno anche tu! Che amica sei se non  stai dalla mia parte?».
«Sto con te, Ada. Ma non voglio che tu faccia una cosa così sciocca».

Esco dalla casa di Flavia con un cerchio alla testa. E, soprattutto, cerco di non pensare alle parole di Martina. Il giorno dopo è l’antivigilia di Natale e vado a comprare i regali. Per Mario scelgo delle matite colorate, così belle nella loro scatola di metallo, perché a lui piace disegnare. Fa ritratti stupendi, che sanno cogliere l’espressione migliore dei suoi soggetti.
A Natale consegno i miei pacchetti e sotto l’albero trovo un pullover di cachemire azzurro e l’iPod che sognavo. Dovrei sentirmi contenta ma non è così. Verso mezzogiorno ecco Mario.
«Questo è per te» dice porgendomi un pacchetto rosso. «Con tanti auguri» sussurra chinandosi a baciarmi sulla guancia. Profuma di biscotti allo zenzero e provo un po’ di tenerezza per questo golosone.
«Oh, grazie» rispondo, e inizio ad aprire il pacchetto, ma lui mi ferma: «No, ti prego. Lo devi guardare dopo, quando non ci sono. Poi mi dirai se ti è piaciuto».
«Ok» rispondo. Gli consegno il mio regalo, che anche lui aprirà da solo.
Poi, la routine natalizia mi riassorbe e mi dimentico del pacchetto di Mario.  Mi tocca il pranzo dagli zii. Gli auguri. L’atmosfera festosa a tutti i costi. E mi aspetta un pomeriggio al cinema, con gli amici. Ho ancora qualche speranza con Leo? Chissà.
«Sei diventata più carina, Ada. Hai un nuovo amore?» chiede Leo quando per caso ci troviamo a tu per tu. La sua domanda mi fa salire il sangue alla testa. Lo sa benissimo che non ho più avuto nessuno, dopo che lui mi ha lasciato.
«E tu, come va con Susanna?» chiedo, evitando di rispondergli.
«Ci vogliamo bene, ma il primo amore non si scorda mai» dice lui guardandomi negli occhi. Arrossisco. Sta accadendo quello che avevo desiderato.

Eppure non mi sento felice come avevo immaginato. Perché la tristezza che sento dentro non si scioglie? Anche Leo deve avere pensieri confusi, forse anche lui si accorge che qualcosa non funziona, perché di colpo distoglie lo sguardo. Il film sta per iniziare e rientriamo. Leo siede accanto a Susanna. Io, senza farmi notare, esco dal cinema.
Mi ritrovo a camminare da sola per le strade. Ovunque si vedono festoni augurali. Sono triste perché so di avere bruciato il mio Natale nell’illusione di un amore che non c’è più. Aveva ragione Martina. La mia ostinazione era frutto dell’orgoglio ferito. Torno a casa triste. Nessuno mi capisce, e tutto sommato non mi capisco neppure io. Quando mi ritrovo nella mia stanza lo vedo subito: è il regalo di Mario, e non l’ho aperto. Tolgo la carta e appare un peluche, un riccio dagli aculei morbidi, con un musetto simpatico. Poi mia madre bussa alla porta.
«Ada… C’è Mario» sorride.
Di colpo capisco. Sì, ho sbagliato a sentirmi triste, ho sbagliato a mettermi a fare la scema con Leo. Ho sbagliato tutto. Il mio cuore sta battendo forte. E lo sta facendo per Mario. Ma perché mi sono ostinata a credere fosse solo un amico per me? Lo abbraccio di slancio e comincio a piangere, senza un apparente perché.
«Povero peluche» sorride Mario. «Non ti è piaciuto».
«No, è fantastico» rispondo sincera.
«E non hai visto il biglietto?» chiede.
Lo recupero. Lo apro e leggo: “Ti prego, rinfodera gli aculei. Oggi è Natale e voglio che sia un bel giorno per te. Ho qualcosa di importante da dirti”.

Lo guardo. Ho già capito, ma voglio che sia lui a dirmelo. «Ecco, volevo che sapessi la verità, Ada,non sono mai stato davvero un amico. Sono innamorato di te. È una vita che cerco di dirtelo, ma non mi hai mai incoraggiato. Adesso, però, ho deciso di fartelo sapere. Ma lo so che non ti interesso. Il mio stupido riccio è un regalo d’addio».
Lo fisso a bocca aperta, e capisco che anch’io non ho mai immaginato, nemmeno per un attimo, di poter fare a meno di lui un giorno. «Non lasciarmi sola, Mario» dico. «Ho passato un brutto Natale, ma se ci sei tu con me sarà il più bello della mia vita».
«Ada, ti amo».
Già, spesso la felicità è a portata di mano e ci basta aprire gli occhi per scoprirlo. Finalmente Natale è arrivato anche per me.

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Pubblicato su Confidenze 1/2015

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