L’aborto: una ferita che non si rimargina

Cuore
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La storia vera Come una Bambola pubblicata a pag. 34 di Confidenze racconta di una giovane donna che in passato scelse di abortire. Una testimonianza ancora carica di dolore

A più di trent’anni di distanza dall’introduzione della Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza il numero degli aborti è finalmente diminuito: nel 2014 sono stati per la prima volta meno di 100mila (97.535) con una riduzione del 60% rispetto al 1982, anno in cui si era registrato il valore più alto di interruzione volontarie di gravidanze.

I dati arrivano dalla Relazione sull’attuazione delle legge 194 del 1978, trasmessa al Parlamento la settimana scorsa dal Ministero della Salute.

A ricorrere alla 194 oggi sono soprattutto le donne straniere: il 34% nel 2013, mentre la percentuale delle minorenni risulta una delle più basse (0,4%) rispetto agli altri Paesi occidentali.

Leggendo questi dati un po’ ci si conforta, perché l’aborto negli anni è comunque rimasto un tabù, qualcosa di cui non si parla volentieri, né quando succede in modo involontario, né quando è frutto di una scelta sempre sofferta.

Su Confidenze di questa settimana trovate la bellissima storia vera Come una bambola, raccolta da Salvatore Anfuso. Sì, questa volta abbiamo scelto di far parlare un uomo su un tema che più femminile di così non potrebbe essere.

Eppure nel raccogliere la testimonianza di Sonia – un’infanzia difficile e un amore infelice alle spalle – l’autore è riuscito a trasmettere tutte le emozioni contrastanti che questa giovane donna ha provato nell’affrontare una dura prova. E la personificazione del bambino mai nato con la bambola che Sonia non riesce più a guardare,  rende l’idea di quanto la sofferenza perduri in lei anche dopo tanti anni.

Perché credo che su una cosa tutti siano d’accordo: l’aborto è un trauma che non si dimentica mai, si supera il dolore, si colma il senso di vuoto e di perdita, ma non si dimentica.

Confidenze