Amiens, nella regione dell’Alta Francia, sfugge alle definizioni facili. Gotica, visionaria, verde e letteraria, coniuga la verticalità sublime della sua cattedrale con l’immaginazione sconfinata di Jules Verne, la ricchezza delle sue collezioni d’arte con la poesia silenziosa dei suoi orti acquatici.
Davanti alla cattedrale da record
Da Parigi raggiungo in un’ora e mezzo di treno quello che, già dal XII secolo, è un importante centro di tintura dei tessuti, poi diventato un ricco polo industriale tessile in cui si produceva il celebre velluto d’Amiens. Fu proprio grazie alla prosperità economica della città medievale, anche legata alla tintura dei tessuti, che dal 1220, in soli 68 anni è stata edificata la più grande cattedrale della Francia per volume e una delle più spettacolari d’Europa. Ed eccola davanti a me: la cattedrale, Patrimonio Unesco, può contenere due volte la basilica di Notre Dame di Parigi. L’interno mi colpisce subito per l’ampiezza degli spazi e per la luce sapientemente modulata per creare un’atmosfera spirituale intensa e coinvolgente. Mi soffermo a osservare la maestosa navata centrale, il labirinto disegnato sul pavimento, simbolo del cammino spirituale, e il coro in legno scolpito con più di 4.000 figure.nella casa studio dello scrittoreQuando esco dalla chiesa raggiungo in bici la casa in cui Jules Verne ha trascorso un lungo periodo della sua vita. La guida mi racconta che, recandosi nel 1856 in città per il matrimonio di un amico, lo scrittore ha conosciuto Honorine de Vianne, poi diventata sua moglie. Verne ha vissuto ad Amiens per 18 anni, scrivendo qui la maggior parte dei suoi Viaggi straordinari. Mentre frammenti di ricordi legati a Ventimila leghe sotto i mari e Il giro del mondo in 80 giorni mi ronzano nella testa, percorro le varie stanze della Maison à la tour, la casa museo dell’autore, curiosando tra manoscritti, fotografie, libri e oggetti personali. Mi colpiscono il suo studio, al secondo piano, che sembra la cabina di una nave, e un grande mappamondo posato sulla scrivania. Vorrei restare ancora un po’, ma è tempo di muovermi verso un’opera fortemente voluta da Verne nella seconda metà dell’800, ai tempi in cui ricopriva la carica di consigliere comunale di Amiens. Ambizioso simbolo di modernità per quell’epoca, ecco davanti ai miei occhi il Cirque Jules Verne, un edificio poligonale in mattoni e pietra, dotato di riscaldamento a vapore e in grado di ospitare fino a 3.500 persone. Un luogo capace di rendere in breve tempo la città un centro culturale innovativo. Mentre passeggio all’interno, tra le poltrone in velluto rosso mohair, la guida mi racconta che ancora oggi l’edificio è utilizzato per varie kermesse durante l’anno.L’eclettico Museé de la Picardie
Mi dispiace lasciare il fantastico mondo di Verne, ma mi aspetta la visita al Musée de la Picardie, il primo museo costruito in Francia fin dall’origine con lo scopo esclusivo di conservare opere d’arte. Inaugurato tra il 1855 e il 1867 con il sostegno di Napoleone III°, è uno scrigno di preziose opere. Dal grande salone centrale cammino tra le gallerie riprogettate da architetti contemporanei, che esaltano i toni intensi di blu, rosso e grigio con pareti luminose, pavimenti in legno e ampie finestre da cui penetra una luce naturale che valorizza le opere d’arte. Mi incuriosisce la figura di Albert Maignan (1845 1908), celebre pittore e decoratore della Belle Époque che ha lasciato in eredità al museo moltissime opere. Un ultimo sguardo al suo capolavoro, Les Voix du Tocsin, ed è già tempo di lasciare questo luogo magico.
Alla scoperta degli Hortillonages
Un venticello fresco mi accarezza la pelle mentre mi dirigo verso gli Hortillonnages di Amiens, preziosi giardini galleggianti che affondano le radici nel Medioevo, quando si è iniziato a bonificare le terre paludose della Somme per coltivare ortaggi destinati al mercato cittadino. A bordo di una piccola barca elettrica progettata per non danneggiare le rive, navighiamo attraverso una rete di canali (i rieux), alla scoperta di questo suggestivo paesaggio acquatico. Sono fortunata perché sono i giorni del Festival de Jardins (fino al 12 ottobre), che trasforma queste isole in un museo a cielo aperto dove si fondono arte, natura e architettura. Mentre la guida racconta che quest’anno ci sono ben 49 creazioni esposte su questi isolotti in un percorso poetico unico, mi godo tutte le tappe, restando impressionata davanti a Ab Aquis di Camille Benbournane, un’installazione che esplora il rapporto tra l’acqua e l’identità paesaggistica degli hortillonnages, e Hortillophones di Raphaëlle Duquesnoy, amplificatori in ceramica che captano il paesaggio sonoro locale. Tronando, m’imbatto nel Cimetière de La Madeleine, immerso tra cipressi e querce. Mentre passeggio nel silenzio, trovo dove riposa Jules Verne, con al centro una figura in marmo con le sembianze dello scrittore che emerge dal sepolcro con il braccio teso verso il cielo. Guardo in alto mentre nel cielo le nuvole dipingono mondi immaginari.
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Testo di Elena Barassi pubblicato su Confidenze 40/2025
Foto: © L. Rousselin Amiens Métropole