Ammiro il mare, Napoli e Ischia all‘orizzonte. Sorrento, dal suo basamento di tufo, si apre sul blu. Sotto di me le spiagge sono nere di lava. Quest’area vulcanica è nata dall’esplosione che 30.000 anni fa ha dato origine ai Campi Flegrei e all’innalzamento della penisola sorrentina. Dal mare, prendono lo iodio e dal vulcano la mineralità, i prodotti locali, dai limoni alla mozzarella, unica grazie all’erba che gli animali mangiano.
Piscine naturali e ville romane
Dalla terrazza della Villa Comunale della città si godono romantici tramonti infuocati, mentre le giornate offrono tanti spunti di esplorazione. Una spettacolare passeggiata dal Capo di Sorrento, sull’ampio promontorio di Punta Campanella, in poco tempo porta alla scogliera dove sorgono i resti della villa romana di Pollio Felice. Quando l’imperatore Tiberio si stabilì a Capri, tra il 26 e il 37 d.C., divenne fra i patrizi romani molto “cool” avere una residenza sulla costa di Napoli, per dedicarsi all’otium e alla produzione di vino e olio. Mentre dunque l’imperatore da Capri comunicava con Roma grazie a un sistema di specchi lungo la costa, i commerci si svolgevano sul mare, approdando ai moli delle magnifiche ville. Il sito archeologico della villa ha spettacolari mura in tufo giallo che sembrano sbucare dalla roccia, fra basamenti, bastioni di contenimento e cisterne di approvvigionamento idrico. Arrivati alla villa, la strada si fa sentiero e rivela un’insenatura dove il mare penetra sotto un arco di roccia e lambisce la costa. Questa piscina naturale dà il nome al sito: Bagni della Regina Giovanna. Sembra infatti che Giovanna II d’Angiò-Durazzo, regina di Napoli fra il XVI e il XV secolo, fosse stregata da questo prodigio e si recasse qui a fare il bagno con i suoi amanti e a spingerli in acqua qualora non fossero stati più graditi. Aldilà di questo inquietante dettaglio, è un occhio di smeraldo fra rocce e macchia mediterranea.
Fra presepi antichi e leggende
Sorrento però è godibilissima in ogni stagione e mi ricordo la meraviglia che provai anni fa, quando vi trascorsi alcuni giorni in dicembre con gli aranceti carichi di frutti, come palle natalzie. Un ornamento nato dalla maestria degli artigiani sono invece i meravigliosi presepi che le chiese espongono. Come quello fastoso della Basilica di Sant’Antonino, patrono di Sorrento, vero gioiello dell’arte presepiale, tanto da essere esposto tutto l’anno. Miseria e ricchezza, pastori, osti e nobili riccamente vestiti; tavole imbandite di frutta e pesce, procaci venditrici di torroni e odalische al seguito dei Magi: tutto racchiuso in un mondo incantato. Il Santo patrono gode poi della profonda devozione della gente, resa viva dalle storie a lui legate. Da quella leggendaria sul salvataggio di un bimbo da un mostro marino al fatto reale della guarigione, operata miracolosamente da Antonino, della figlia del re longobardo Manfredi, che riconoscente desistette dal distruggere Sorrento.
Ricordi del passato marinaro
Un piccolo scorcio dell’umanità rappresentata dai presepi sembra sopravvivere a Marina Grande, il borgo di pescatori sulla spiaggia a cui si accede da un antico portale in tufo. Stretta intorno alla chiesa di Sant’Anna, ancora oggi visitata dalle donne incinte per ricevere il “fazzoletto” di protezione del parto, Marina Grande è la patria del gozzo sorrentino, una barca a remi e vela triangolare fatta da mastri d’ascia secondo metodi antichi tramandati dalle famiglie. Nonostante la notorietà raggiunta dal luogo negli anni ’50, usato come set del film di Dino Risi Pane, amore e… con Sofia Loren e Vittorio De Sica, le barche in secca sulla spiaggia, le alte case colorate, il profumo di mare delle reti appese, mantengono intatta la magìa delle cose semplici.
nella città alta, arte e artigianato
Ben diverse sono le tante attività della città alta sul promontorio, attraversata dai “valloni” scavati nel tufo dai torrenti Casarlano e Sant’Antonino. L’antico Molino del XV secolo in uno di questi profondi canyon è stato recentemente liberato dalla vegetazione e dopo un restauro accurato diventerà museo dell’intarsio, tecnica che qui divenne arte nel Rinascimento e ancora oggi ha interpreti di grande virtuosismo. Come Enzo Barile, quarta generazione di artigiani che dal 1920 realizzano oggetti d’arredamento intagliando il legno d’acero a mano. Guardo scatole, carillon, cornici in un tourbillon di colori, che richiamano disegni tradizionali o moderni grafismi, molti dei quali creati per grandi griffes della moda. Sempre artisti da molte generazioni, ma del gusto, i membri della famiglia Cioffi della gelateria Bougainvillea. Da loro si fa una pausa rinfrescante, scoprendo la profondità di sapore degli agrumi locali, portati in quest’area dagli arabi. Di fronte, un elegante edificio candido degli anni ’30 fu costruito dalla famiglia Fiorentino, che fece fortuna con finissimi pizzi e merletti apprezzati anche oltreoceano (per questo chiamata affettuosamente dai locali Villa Fazzoletti). Oggi appartiene al Comune ed è gestita dalla Fondazione Sorrento che ha creato nel parco un polmone verde e un info point turistico. Il consiglio è di visitarla, perché è spesso sede di importanti esposizioni come, nel tempo, quelle dedicate a Matisse, Warhol, Picasso, Chagall. ●
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Testo di Elena Bianco pubblicato su Confidenze 37/2025
Foto: Istock
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