di Tiziana Pasetti
Trama – Dalla fine di quello che l’autrice definisce “esperimento storico”, la Jugoslavia, sono passati oltre trent’anni e da quel momento il mondo (non) ha assistito al seguito della storia e se (non) lo ha fatto…lo ha fatto in modo poco attento. Quello che resta di quella stagione di opposizione ai grandi blocchi contrapposti sono una manciata di abbastanza piccoli Stati, i Balcani occidentali, chi più e chi meno (ma in fondo forse la vera questione è un’altra) in transizione democratica, in movimento di avvicinamento e accorpamento (Slovenia e Croazia ci sono riuscite da tempo) alla e nell’Unione Europea. I dieci comandamenti montenegrini (l’autrice ben conosce quel piccolo, splendido gioiello naturale e storico) fanno da apertura ai dieci capitoli che in bilico tra realtà e fantasia, utilizzando la linea distopica come rete potente di trasmissione narrativa, raccontano quei luoghi oggi. Figure centrali in un coro di voci – tutte ben distinguibili le une dalle altre, comprese quelle di turisti arrivati qui per sfuggire alle restrizioni della covidpandemia – Bogdan, il sindaco della città e, proprio dove questa finisce, in mezzo a costruzioni nuove e approssimative, una via, via Babilonia e il suo caos. Metafore chiare per raccontare l’illegalità e la criminalità che stanno impastando la rinascita e la crescita di questa parte di mondo a un passo da noi.
Un assaggio – La serata era piacevole. Una leggera brezza marina smorzava i suoni e le grida della gente. Io me ne stavo seduta davanti al palcoscenico improvvisato, rialzato in fretta due giorni prima. Fino all’ultimo non si capiva se i contributi per la “Città teatro” fossero stati concessi, oppure i soldi avessero preso il volo per finanziare uno degli ultimi yacht del sindaco, ma il “nostro” Bogdan, alla fine, aveva deciso di concedere qualche spicciolo anche alla gente comune, al suo gregge! Pane e giochi. Bastava che la gente stesse zitta e che non avesse fame; tutto il resto non importava. Non era arduo ottenere il potere, anzi, ma bisognava essere capaci di mantenerlo facendo i conti nelle proprie tasche. Bogdan lo sapeva, e anche molto bene, così ogni tanto concedeva qualche sfizio anche agli oppositori, alla cultura…era sufficiente che nessuno si lamentasse troppo. Il suo motto era: “Niente fame nera, a ognuno il suo, c’è chi si accontenta di poco e chi di tanto, ma bisogna sempre trovare il modo di accontentare tutti!”. Restare al potere. Bogdan agiva come un equilibrista. La sua saggezza contadina gli permetteva di mantenere l’equilibrio fra dare e avere. Come da richiesta di mercato: un contrappeso fra domanda e offerta. Circondato da persone accondiscendenti e dai soldi, ogni tanto permetteva anche agli altri di concedersi qualche sfizio e se si trattava di una rappresentazione teatrale…perché no? D’altronde si trattava di pochi spiccioli. La cultura non richiede grandi sforzi finanziari! Come un grande organizzatore di eventi, anche Bogdan, prima della première teatrale, salì sul palcoscenico per augurare la buona riuscita e sottolineare il contributo comunale concesso agli attori e al regista che ringraziavano, mezzi affamati, con inchini e baciamano al grande e potente primo cittadino.
Leggerlo perché – Da qualche tempo di Balcani si comincia a parlare di più, in queste nostre latitudini. Anche a livello letterario qualcosa comincia a fare capolino. Ma chi conosce, e vive, quelle terre, sa che quei luoghi hanno una lingua propria, un approccio vitale e interpretativo definito e originale, tipico. Diana da Sarajevo, dove è nata nel 1970, è andata via come profuga in tempo di guerra. Scrive in italiano (vive dal 2000 a Trieste), lingua per lei franca, strumento di libertà espressiva. Tutti i suoi lavori (qui ne trovate alcuni, basta fare una ricerca con il suo nome e potrete leggere altre recensioni) sono improntati al racconto della realtà. Come sono andate, allora, le cose? Come sono andate davvero? E soprattutto, e questo è il fulcro di questo suo nuovo brillantissimo esercizio, come stanno andando oggi? Dopo una guerra distruttiva e carnefice – l’argomento è di grande attualità anche in riferimento ad altre parti del mondo che vivono lo stesso dramma – come si torna a vivere? In modo compassionevole e altamente morale, oppure è sempre la stessa squallida storia dell’uomo, animale furbo e senza qualità?
Diana Bošnjak Monai, Che caos in via Babilonia, Infinito